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Recensione: Felici i felici - Yasmina Reza
Creato il 18 aprile 2014 da Leo Sanguedinchiostro @sdinchiostroTrama: "Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell'amore. Felici i felici": le due ultime "beatitudini" di Borges, che Yasmina Reza inscrive sulla soglia di questo romanzo, ci indicano la via per penetrare nel fitto intreccio delle vite che lo popolano. Perché la felicità - nell'amore o nell'assenza di amore, all'interno di una coppia o al di fuori di ogni legame - è un talento: e di tutti i personaggi che a turno consegnano al lettore confessioni a volte patetiche, a volte grottesche, a volte atrocemente comiche, si direbbe che quasi nessuno lo possegga. In un sottile gioco di echi, di risonanze, di contrappunti - tra amori inaciditi e rancori mai sopiti, illusioni spezzate e fughe nel delirio -, le voci che si avvicendano, quasi incalzandosi, tessono un ordito i cui fili (tenui in alcuni casi, in altri pesanti come catene) collegano molteplici destini, tutti segnati dall'impervia difficoltà dell'incontro con l'altro. Con una scrittura di chirurgica precisione, capace di muoversi tra i registri più vari, in un susseguirsi di scene in cui sempre lampeggia il genio della donna di teatro, Yasmina Reza è abilissima nel far affiorare, appena sotto la superficie smaltata delle apparenze, solitudine e violenza, disperazione e risentimento; e riesce a condurre la ronde dei suoi personaggi - mogli inquiete e mariti perplessi, amanti insoddisfatte e libertini mediocri, giovani in fuga dalla vita e vecchi abitati dalla morte.
Recensione:
'Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell'amore.Felici i felici"J. L. Borges
Una delle abilità che maggiormente apprezzo in uno scrittore, è la capacità di raccontare il quotidiano: un bravo scrittore riesce a svelarti le piccole verità universali che si nascondono dietro ad una scenata di una coppia in fila al supermercato, le piccole verità che trapelano dai sorrisi tirati di una coppia che sembra perfetta, i mille significati di una crisi di nervi di un signore di una certa età durante una partita a carte, le intensioni e i pensieri che si celano dietro lo sguardo furtivo di ragazzo seduto accanto a te in una sala d'aspetto. Questi scrittori sono in grado di raccontare la vita usando toni, espressioni e parole, che ti fanno prendere coscienza delle miriadi di storie che ci circondano ogni giorno, quando camminiamo tra la folla. Yasmina Reza, forte della sua esperienza di sceneggiatrice teatrale costruisce una commedia emblematicamente corale, in cui i personaggi si avvicendano sul palco, quasi uno per volta; alla fine di ogni racconto (o monologo, che dir si voglia) si allontanano dietro le quinte, e spariscono. Sai che ci sono, anche se non li vedi più: da qualche parte, nascosti nell'ombra dei pesanti tendaggi, vivono le loro vite di personaggi immaginari, spesso ironicamente (e perché no, tragicamente) simili a quelle delle persone reali. Siamo quindi contemporaneamente spettatori e comparse di una serie di racconti di vita, sapientemente intrecciati tra loro. Un coro di personaggi che si collegano in qualche modo, l'uno all'altro: mogli, mariti, amanti, conoscenti, amici di famiglia, figli, gente incrociata per caso in uno studio medico o nei corridoi di una clinica. Persone che ti somigliano e che sono contemporaneamente diversissime da te, in grado di mettere sotto i riflettori la propria vita, di fare luce nei punti più oscuri e incomprensibili del loro stesso carattere.
... ho detto, essere felici è un talento. Non puoi essere felice in amore se non hai un talento per la felicità.
La Reza incasella nella storia una serie di situazioni quotidiane, di piccoli momenti di crisi, di rivelazione, di riflessione, momenti in cui i personaggi si interrogano non solo su quanto sia spesso difficile raggiungere la felicità, ma anche di quanto questa felicità sia quasi essa stessa una entità volubile, prona ad abbandonarci non appena abbassiamo la guardia. È una felicità tangibile quella che Yasmina Reza ci racconta: non è un concetto trascendentale, e il suo non è un libro fatto di sterili discussioni accademiche su come si possa raggiungere quella che per ognuno di noi è una cosa diversa: il concetto di felicità, che sembra costantemente così astratto, ha in questo romanzo tanti volti, tante sfaccettature, tante variabili da cui dipendere. E non è solo la felicità di questi personaggi ad essere al centro della narrazione: molto più spesso infatti, sono le frustrazioni, la miseria, i risentimenti, i dolori, le amare prese di coscienza ad essere in parte confessate in prima persona, e in parte confidate con poca discrezione dagli altri protagonisti del romanzo. Mariti frustrati e mogli insofferenti che arrivano al limite di rottura e retrocedono subitaneamente con un sorriso; coppie che nascondono l’infelicità dietro l’apparenza di una vita così perfetta da sembrare comunque artificiale; c’è anche il racconto di chi anela a questa felicità dopo un abbandono, dopo un rifiuto, dopo che si è capito quanto una relazione possa essere più deleteria, che appagante. Ci sono però anche tradimenti. Tante bugie. Risentimenti, per giunta nemmeno tanto mal celati. Ma la Rezanon giudica; la Rezaracconta, analizza e ci mette di fronte alla realtà dei fatti. E noi, forse perché un po’ ci riconosciamo in qualche tratto dei suoi personaggi, forse perché conviti dalla lineare lucidità del racconto, non ci azzardiamo a farlo neanche noi. Voto:
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