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Recensione film E la chiamano estate di P. Franchi

Creato il 14 novembre 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Recensione film E la chiamano estate di P. Franchi

Non vogliamo essere ‘filistei’ come ha detto una giornalista dopo la conferenza stampa del film di Paolo Franchi, ma tentare di districarsi tra le fila del verosimile e del qualitativo, cercando di considerare quanto di buono ci possa essere in un film.

Nel caso specifico ahinoi c’è però poco da salvare e questa più che una occasione mancata sembra  un opera che non necessitava di vedere la luce. La storia di per sè non sembra sulla carta nemmeno tanto brutta, e anche abbastanza attuale, ovvero il gioco degli scambi di coppia e del sesso visto come sfogo alla desolazione umana. Peccato che la forma non sia per nulla all’altezza del tema e,oltre ad uno scimmiottamento de ‘noartri’ di Shame, il film non si distacca molto dal classico caso di scult senza ne capo ne coda.

La sceneggiatura non racconta ma idealizza continuamente tutto senza mai mettere a fuoco nulla e il ritmo viene dilatato con troppa supponenza , quasi si volesse filmare un opera d’arte, piuttosto che un film. Sulla natura autoriale si potrebbe intavolare un dibattito senza fine ma in definitiva, pur se destinato ad una nicchia, anche questo tipo di cinema si rivolge ad un pubblico pagante che va soddisfatto e non di certo solo scosso.

Encomiabile risulta il lavoro degli attori, tutti o quasi in versione nature, ma non basta di certo un nudo maschile per ricreare il senso di smarrimento e claustrofobia che molto meglio il regista MacQueen aveva fatto con Shame. Li, pur negli azzardi sperimentali, c’era una storia ed una forma che accarezzavano lo spettatore e lo conducevano in un universo personale ma condivisibile, qui invece c’è solo noia e supponenza.

“A cura di Katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello“


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