Arriva spesso il momento nella vita di un attore, affermato e di una consistente bravura, di cimentarsi dietro la macchina da presa. Nella storia della settima arte molti sono i lampanti esempi di questa traslazione, alcuni risolti benissimo, Clint Eastwood su tutti, ed altri francamente dimenticabili. Stavolta, l’ardua impresa tocca ad un attore coraggioso ed importante, purtroppo in passato demonizzato per essere un figlio d’arte, che con energia e talento si butta a capofitto in un’avventura apparentemente piccola ma che in realtà diviene un apologo struggente sul nostro presente. Tratto dalla pièce Roman e il suo cucciolo portata in scena dal regista anche a teatro, Razza bastarda e piu’ di un promettente esordio per il neo regista Alessandro Gassman, il suo lungometraggio e’ un bel film. La storia parla del rapporto tra Roman, un meccanico rumeno spacciatore di droga, e suo figlio Nicu, adolescente problematico e alla ricerca di riscatto. Gassman è consapevole del divario tra cinema e teatro e, saggiamente, elide tutte le dovute trappole del caso nell’ambito della trasposizione, assicurando all’opera un respiro prettamente cinematografico e connotandolo di un ritmo crescente che raramente si nota nelle opere nostrane. Pasolini e tutto il suo cotè narrativo e autoriale sono innegabilmente presenti nel tratteggiare il desolante ritratto di una generazione, di un luogo, di una etnia e di un profondissimo rapporto come quello tra padre e figlio, ma c’è anche altro. Non si può negare la chiara derivazione espressionista della deformazione del tutto, tipica di Murnau o di Lang, che Gassman adotta come modello stilistico e geometrico nella costruzione dell’immagine. Girato in uno splendido e sporco bianco e nero, il film si avvale inoltre di una puntuale con a sonora e di uno stuolo di attori davvero bravissimi. Se la sorpresa, per chi scrive, è quella di una dolente mater interpretata con una partecipazione impressionante da una Nadia Rinaldi (attrice ingiustamente sottovalutata e sottoutilizzata), la conferma, invece giunge da un superbo Alessandro Gassman, capace di piegarsi totalmente al servizio del suo personaggio e regalare, assieme a quella de Il bagno turco, una delle sue interpretazioni più belle. Non a caso si potrebbe definire anche lui un ‘mattatore’, senza fare sterili paragoni ma giudicando la reale qualità della materia.
“A cura di Katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello“