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Recensione film – Salvo

Creato il 25 giugno 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Recensione film Salvo

Recensione film – Salvo. Dopo aver conquistato ben due premi all’interno della sezione Settimana della Critica del Festival di Cannes appena concluso, Salvo, opera prima di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, arriva nelle sale italiane il prossimo 27 giugno in circa 40 copie.

“E’ stata molto importante per noi l’accoglienza della stampa francese e italiana a Cannes, soprattutto perché significa che il film riesce a trasmettere quello che noi avevamo in testa da molti anni” ha dichiarato Antonio Piazza durante la conferenza stampa del film a Roma.

L’attore palestinese Saleh Bakri interpreta Salvo, un killer spietato assoldato dalla mafia che, in una torrida mattina a Palermo, deve pareggiare i conti con un rivale. Irrompe nella sua casa e lo uccide, ma lascia in vita Rita (Sara Serraiocco), la sorella cieca della vittima, portandola via con sè. La ragazza viene trattenuta in una vecchia rimessa industriale contro la sua volontà, ma questa permanenza forzata le permette di comprendere meglio la natura di quell’assassino solitario e taciturno che nasconde la sua umanità in un posto remoto e polveroso e una strana relazione nasce tra i due, tra il sospetto e la tenerezza, tra la violenza e l’amore. Sullo sfondo di una città corrotta e invasa dalla criminalità, che come il caldo torrido, soffoca gli abitanti e non gli permette di sentirsi al sicuro nemmeno a casa propria, si accende una speranza di cambiamento, di una nuova vita, con la nascita di questo sentimento fragile e improvviso tra Salvo e Rita.

I due registi riescono a raccontare una storia coinvolgente e originale, che pone a confronto due mondi diversi, dichiarando però che un punto di incontro è possibile e aspetta solo di essere trovato. Salvo, una figura forte e imponente ma debole a livello morale, viene colpito da Rita, una ragazza debole fisicamente ma forte di temperamento e carattere. La cecità morale e la cecità fisica si incontrano e fanno nascere la speranza di un cambiamento. Fin dall’inizio il film sembra riportare in vita il genere noir più classico proprio del cinema francese, con il protagonista ripreso sempre di spalle e costantemente accompagnato dalla sua ombra, così imponente e inquietante.

Per gran parte del film l’unico Salvo che conosciamo è una figura riflessa fugacemente negli specchi delle abitazioni, negli specchietti delle auto, con le sue spalle importanti e il respiro nervoso e profondo. Lo spettatore vive la tensione passo dopo passo, anche grazie ad inquadrature lunghe e lente che suggeriscono che nel silenzio c’è qualcosa da cogliere, ricordando un certo cinema orientale sullo stile di Takeshi Kitano. Si percepisce il passato di Grassadonia e Piazza come sceneggiatori, poiché il film è scritto in maniera profonda e dettagliata, offrendo i dettagli visivi che ritroviamo sullo schermo e il cast di alto livello aiuta a rendere tutto omogeneo e di forte impatto. Tuttavia la vera ricchezza di Salvo è la poesia di un delicato romanticismo che resiste, circondato dalla colorata e cruda violenza della realtà.

di Letizia Rogolino


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