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Recensione Film Smiley

Creato il 28 ottobre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

28 ottobre 2013 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Federica De Masi

Summary:

Navigare sul web non è mai stato così pericoloso,
perché la prossima vittima di Smiley potresti essere anche  tu…

Avete mai curiosato su Chatruolette per vedere chi appare “random” sul vostro schermo? Probabilmente solo per divertimento e per quell’irrefrenabile senso di voyerismo che abbiamo nel sangue o per quella voglia di misurarsi con l’ignoto, abbiamo schiacciato il bottoncino next pronti per essere stupiti o inorriditi. Smiley parte proprio da queste suggestioni e paure internettiane per dare vita ed anima ad un nuovo serial killer cinematografico, tanto moderno quanto terrificante (almeno sulla carta), che miete le sue vittime nei meandri del web 2.0.

Ashley è una ragazza molto fragile appena arrivata al College. Dopo aver salutato il padre, la ragazza viene subito travolta dalla vita universitaria e dalla sua amica Proxy che la porta ad una festa di utenti di 4Chan dove assiste al video di un vero omicidio. Ashley apprende dell’esistenza di una leggenda metropolitana per cui un serial killer chiamato Smiley può essere evocato attraverso internet scrivendo per tre volte in chat “I did it for the lulz”. Così facendo Smiley appare nella stanza della persona con cui si è in video e lo uccide. Sconvolta e incredula, Ashley crede di essere perseguitata da Smiley, per questo vuole evocare il serial killer per capire se è tutto reale o è lei che sta perdendo il senno.

Smiley scena

Una scena tratta dal film Smiley

Smiley è un film horror autofinanziato dallo stesso regista Michael J. Gallagher che esordisce dietro la macchina da presa con un soggetto originale molto interessante perché rievoca le atmosfere dello slasher anni ’90, rielaborando il sottogenere in chiave attuale. Difatti la struttura del film ripercorre alcuni capisaldi del genere come Scream, I know what you did last summer, Urban Legend sfruttando i clichè del cinema horror e puntando sulle credenze collegate alle leggende metropolitane (non a caso nell’incipit vediamo una babysitter che dopo aver appreso della leggenda metropolitana corre proprio davanti al computer per cominciare una sessione di chatroulette). Inoltre, il film raccoglie alcune atmosfere oniriche lanciate da cult horror come Nightmare e Candiman collocando Smiley in un limbo, una dimensione altra in cui è concentrato il male, come accadeva ai due personaggi sopracitati.

Non si capisce se Smiley sia o meno un essere umano. E’ forse una specie di demone o un’entità eterea che si manifesta solo se evocato dagli utenti? In realtà Smiley è molto di più ed è proprio questo più a dare vera rilevanza al film. Un surplus mistico però non controbilanciato a dovere, infatti Smiley scarseggia di sequenze ad alta suspance e scene sanguinolente, il vero succo di un film horror che si rispetti. A differenza degli slasher a cui sembra ispirarsi, infatti, Gallagher non sottolinea gli omicidi, che passano quasi inosservati, ma si dedica in maggiormente alla psicologia della protagonista e alle dinamiche che governano la rete. Altra nota dolente è l’interpretazione della protagonista del film, interpretata da Caitlin Gerard che non riesce a restituire lo spavento e la confusione di Ashley, risultando eccessivamente svampita e quasi irritante.

Tirando le somme Smiley è un horror che sperimenta nuovi modi di suscitare lo spavento, in questo caso approfondendo l’aspetto più sociale legato al 2.0, giocando in modo intelligente sul dubbio truefake dei milioni di internauti che ogni giorno naviga in rete, ma che non calcando la mano sull’elemento da brivido raccoglierà l’insoddisfazione di chi vuol saltare sulla poltrona del cinema. Peccato davvero per una pellicola che offre spunti interessanti e di cui forse vedremo anche un seguito.

Di Federica De Masi per Oggialcinema.net

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