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Recensione Film Starbuck – 533 figli e …non saperlo

Creato il 28 agosto 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

 

La stagione cinematografica si apre nel segno di questa commedia canadese spassosa ma dal profondo lato umano. Con i diritti già opzionati negli Stati Uniti per un remake in salsa hollywoodiana, Starbuck – 533 figli e…non saperlo convince, diverte e lancia anche interessanti spunti di riflessione. Una riflessione sulla società contemporanea, dove il valore della famiglia e dell’educazione spesso sembra perdersi nei meandri del consumismo, e sulle paure, le preoccupazioni, ma soprattutto la bellezza, della paternità.
Nel sottotitolo della versione italiana è riassunto perfettamente lo spunto narrativo che sta alla base del film. David Wozniak, dopo aver ricevuto dalla compagna la notizia della sua gravidanza, scopre in pochi giorni che la sua assidua e costante “attività” giovanile di donatore del seme ha sparso nel mondo più di cinquecento vite. Così, dapprima sorpreso e sbalordito, inizia un lungo viaggio alla ricerca di tutti i suoi figli biologici, per osservarli, conoscerli, per assaporare in qualche modo prima della nascita del suo prossimo figlio la gioia della paternità.
La sceneggiatura frizzante e veloce, e la felice messa in scena del regista Ken Scott puntano dritto e anche facilmente alla risata; ma spesso il tiro si sposta e il film percorre a tratti anche strade tendenti al dramma, più riflessive, indirizzate alle corde del sentimento. Il racconto procede in maniera frammentaria, passando da un incontro a un altro, eppure la pellicola non ne risente affatto. Anzi, i quadroi, i tasselli del viaggio del protagonista verso la conoscenza di tutti i suoi figli, diventano invece le tappe di un percorso di conoscenza di se stesso, dei suoi timori, delle sue ingenuità, dei suoi reali desideri di vita. Starbuck così dietro la sua facciata di leggera commedia d’evasione cela in fondo una storia di formazione verso una maturità tardiva.
A sorreggere l’intera narrazione, troviamo un notevole Patrick Huard, capace di districarsi in tutte le situazioni così come di offrire al suo personaggio quelle piccole ma importanti sfumature che donano verità alla sua interpretazione e svelano il risvolto umano e sentimentale di una persona nascosta per troppo tempo dietro un’esistenza frivola ed infantile.
Da vedere. Per ridere e per provare con i propri occhi che si può fare commedia sfuggendo la banalità.

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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