“Erase and Rewind” titolo di una famosa canzone dei The Cardigans di qualche anno fa che deve essere tornata alla memoria a qualcuno dall’altra parte del globo per decidere, dopo tre episodi a firma Sam Raimi, di ripartire con le avventure di Spider-man da capo. 50 anni di fumetti e decadi di serie TV da cui attingere sequel della saga e invece, niente da fare, torniamo agli albori anzi, facciamo addirittura un ulteriore passo indietro e ci ritroviamo faccia a faccia con un Peter Parker bambino che disorientato vede i genitori portarlo via da una casa in cui pare sia appena passato un tornado prima di sparire per sempre.
Crescendo coi protettivi zii (che a questo giro hanno i volti di Martin Sheen e Sally Field), il nostro Peter starà tranquillo sino all’adolescenza quando tutta la sua vita cambierà per sempre. Sarà l’amore per la scienza e la voglia di scoprire il proprio passato a portalo nella tana del lupo: all’interno del colosso della ricerca fanta-futuristica di cui era dipendente il padre ed in cui vi è a tutt’oggi l’ex-socio. Ed è questo il primo di molti punti in cui la versione nuovo millennio della storia prende il sopravvento su quella più classica.
Volto nuovo per lui, ma pure fidanzatina con rinnovati tratti e chioma, maggiore emotività per tutti e soprattutto nuove tecnologie a disposizione del supereroe che ha sempre spopolato per la sua somiglianza con noialtri comuni mortali. È sfigato ma con sensi acuti, è bruttino ma gli fa il filo la più gnocca della scuola, all’inizio le prende dai buoni e dai cattivi ma alla fine verrà protetto da tutta la comunità, Spider-man rende davvero possibile il sogno di tutti: gli umani difetti non pregiudicano un domani ricco di soddisfazioni, di desideri realizzati e di riconoscimenti! Insomma, il successo è dietro l’angolo anche per coloro che sono partiti più svantaggiati rispetto ad altri, basta crederci…
Gli americani, lo sappiamo, vanno a nozze con questi messaggi e dobbiamo ammettere che indipendentemente dal genere riescono a farli passare sempre e comunque con efficacia. Qui hanno svecchiato, azzardando un pochino, non solo il costume ed i giocattoli a disposizione ma lo stesso Peter, che è cambiato sia fisicamente (non è più in grado di far uscire dai polsi resistenti ragnatele, bensì deve procurarsi una fornitura sine die di funi super resistenti e davvero fantasiose) sia emotivamente. Lui è più risoluto e spavaldo, l’atmosfera è più cupa ed in generale la pellicola risulta molto più introspettiva, tecnologica, combattiva ma anche umana e condita da debolezze tipiche del nuovo millennio.
Spider-man è sempre l’uomo ragno della nostra adolescenza, nonostante lo sforzo di catturare le nuove generazioni, è li di fronte a noi fragile e sensibile come lo ricordavamo mentre cammina col suo cappuccio sulla testa per le strade di una New York più luccicante e gremita di cattivi ancora più brutti e pericolosi ma che paiono con un’anima (per lo meno per ora). Tutto è più scuro e patinato, il ritmo incalza e gli scontri sono senza esclusione di brevetto anche se forse non vogliamo ammettere che tra qualche anno sarà di nuovo tutto inesorabilmente âgé.