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Recensione film The Bay

Creato il 12 giugno 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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Recensione film The Bay

La baia di Chesapeake, Maryland, USA, raccoglie tante piccole comunità rurali che vivono di pesca, turismo ed allevamento. Ma tutto questo potrebbe essere distrutto. Un terribile disastro ambientale che devasterebbe la fauna e la flora locale aspetta di essere innescato … e sicuramente l’uomo non verrebbe risparmiato.

The Bay racconta il 4 luglio nella baia, giorno di festa in cui culmina l’evoluzione di un parassita dell’acqua, cresciuto in modo mostruoso grazie agli steroidi contenuti nelle scorie riversate nella baia. Il terrore si sparge a macchia d’olio non appena i primi irrimediabili sintomi iniziano a colpire la popolazione della tranquilla cittadina. Gli abitanti di Chesapeake si riempiono di bolle, hanno dolori atroci e sembrano essere divorati dall’interno … Nessuno sa cosa fare e le autorità sembrano ignare ed impotenti. Gli abitanti rimasti dovranno cavarsela da soli.

Barry Levinson (Rain Man, Good Morning Vietnam, Bugsy) ha deciso di girare questo eco-horror low cost come una fiaba ammonitrice. Una storia che insieme intrattiene e disturba: “E’ un disastro mortale, terrificante e fin troppo realistico. Sottolineo la realisticità perché qualche tempo fa sono stato avvicinato per girare un documentario su Chesapeake, cosa che mi intrigava molto, ma Frontline aveva già girato un documentario eccellente sull’argomento eppure non è mai stata fatta un’azione per ripulire la baia dai rifiuti tossici.

L’idea è proprio questa: far capire alla gente che questo non è uno scherzo. Stiamo parlando di un film horror, ma non è fantascienza. The Bay si basa, infatti, su fatti reali. E’ reale il dato secondo cui il 40% della baia è biologicamente morta. E’ vero che centinaia di migliaia di pesci vengono ormai da anni trovati morti sulle spiagge e nessuno sa esattamente dire perché.  Negli anni 90 si era diffuso il panico quando il numero di pesci morti si era improvvisamente moltiplicato, arrivando a raggiungere il milione, mentre diverse persone avevano iniziato a manifestare dei rash cutanei dopo aver nuotato nella baia.

Anche il terribile Isopode Mangia Lingua è reale. È un parassita che entra nel corpo del pesce attraverso le branchie e mangia tutto quello che trova fino a rimpiazzarne la lingua con il proprio corpo. Recentemente ne è stato trovato uno di 60 cm sulle coste inglesi.

In qualche modo potremmo essere sommersi dai fatti” commenta il regista, “ perciò ho pensato che sarebbe stato meglio fonderli in un format narrativo e girare un film con il piglio del documentario.” Levinson, con l’appoggio del produttore Jason Blum (pioniere dei film a basso budget come Paranormal Activity), ha quindi messo in pratica proprio questo: fatti reali esasperati, orrore, attori praticamente sconosciuti e telecamere commerciali. “Abbiamo usato IPhone e fotocamere Pint and Shoot per riuscire a rendere in modo autentico il linguaggio visivo del filmato amatoriale. Alla fine abbiamo usato 21 piattaforme digitali. Abbiamo intrapreso ogni tipo di accorgimento per creare un film iperrealistico, montato come ‘materiale ritrovato’. ”

Il progetto di The Bay è molto chiaro, intrigante e ben pensato. C’è solo un problema: il risultato. Se si escludono i punti di partenza e il fine del progetto, infatti, il prodotto è davvero deludente. Gli attori (già sconosciuti) scompaiono sullo schermo, in quanto non interpretano reali personaggi, ma piuttosto comparse che aiutano a spiegare la storia del vero protagonista del film: la baia. Questo sminuisce un po’ il senso d’ansia che dovrebbe provocare la pellicola (non ci interessa davvero se qualcuno di loro finisce male). Così come l’utilizzo di fotocamere e cellulari per le riprese aumenta le difficoltà per lo spettatore di sospendere la realtà ed entrare nel mondo di finzione della storia. L’espediente che pareva dover essere il baluardo del realismo, le riprese e montaggio da “materiale ritrovato”, diventano ciò che più rivela la finzione e lasciano lo spettatore distaccato e critico rispetto a ciò che sta guardando. La sensazione è quella di essere davanti al proprio computer, a guardare un filmato su Youtube con l’espressione tipica di chi non crede ad un solo frame di ciò che sta vedendo. Non serve forse sottolineare che, se uno spettatore investe per andare al cinema si aspetterà di vedere qualcosa di meglio di un film con la stessa qualità che può trovare online…

Visto che The Bay è uscito proprio il 6 giugno, weekend della fine delle scuole, possiamo stilare anche per lui una mini pagella: se alla teoria si merita un 8 e mezzo, alla pratica dobbiamo dargli solo 3. Insomma è intelligente, ma non si applica.

di Mara Telandro


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