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Recensione Film To the Wonder

Creato il 08 luglio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

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To the Wonder è il sesto film di Terence Malick, il più riservato e controverso regista vivente. Paladino della sua privacy il regista rifiuta qualsiasi tipo di contatto con i media comprese le presentazioni dei suoi film, alle quali non è mai presente.
Il film può vantare un grande cast composto da Ben Affleck, reduce dal premio Oscar per la regia di Argo, Javier Bardem, Rachel McAdams e l’incantevole attrice ucraina Olga Kurylenko. Si inserisce nel filone stilistico che aveva caratterizzato precedentemente The Tree of Life, con il quale ha molto in comune, sebbene con toni meno apocalittici. Qualcuno ha addirittura insinuato che possa essere considerato un prequel di quest’ultimo.
To the Wonder, che letteralmente significa Verso la Meraviglia, è ambientato a metà tra Parigi e gli Stati Uniti e racconta la storia di Neil (Ben Affleck) e Marina (Olga Kurylenko), un aspirante scrittore e una giovane donna dell’Est, madre di una bambina di dieci anni. I due si incontrano in Francia e si innamorano perdutamente l’uno dell’altra al punto tale che Marina decide di partire con lui per gli States assieme alla piccola.
Nel villaggio dell’ Oklahoma, dove si trasferiscono, la coppia entra in crisi e Marina è costretta a tornare in Europa al momento della scadenza del visto. Le loro strade si dividono temporaneamente, Neil riallaccia i legami con la sua vecchia fiamma Jane (Rachel McAdams) e Marina rimane sola dopo che la figlia decide di andare a vivere con il padre naturale. Parallelamente, il film racconta attraverso le sue parole, l’agonia di un prete (Javier Bardem) entrato in crisi con la sua vocazione. Da rilevare il piccolo ruolo affidato alla nostra Romina Mondello, una presenza femminile che sollecita Marina a credere in se stessa e a lasciarsi guidare dal suo spirito libero.
Non fatevi ingannare dalla semplicità della trama perchè si tratta di un film molto complesso che conta la quasi totale assenza di dialoghi sostituiti delle voci fuori campo di Marina e del prete (in Francese e Spagnolo, rispettivamente) combinati ad interminabili piani sequenza e alla sostanziale mancanza di una narrazione tradizionale che può lasciare interdetto lo spettatore. Il film è stato accolto da molti fischi alla proiezione in sala stampa ed la critica si è ovviamento divisa tra giudizi aspri, disappunto ed elogi appassionati. Al Festival di Venezia 2012 il film è stato definito dai giurati “ricco e poetico nella narrazione…un film di assoluta originalità che celebra il mistero della bellezza, della verità e dell’amore. E’ una storia di uomini e donne che attraversano la vita con passione intensa.”
Coloro che non hanno particolarmente amato The Tree of Life potrebbero rivalutare questo film apprezzando la ricerca stilistica di un regista che assume la responsabilità di raccontare l’amore, la spiritualità come anche l’incomunicabilità e la crisi d’identità attraverso il fascino potente dell’immagine e della rappresentazione naturalistica. Alcune indiscrezioni suggeriscono che il film faccia riferimento ad episodi autobiografici anche perchè non era mai successo che il regista lasciasse trascorrere un cosi breve spazio temporale tra un film e l’altro (poco più di un anno) quando solitamente lasciava aspettare i suoi fan per decenni.
La laurea cum laude in Filosofia ad Harward gioca sicuramente un ruolo prominente in una filmografia scarna sul piano numerico ma non su quello contenutistico. L’esordio alla regia di Terence Malick, 70, risale al 1973 con La Rabbia Giovane, progetto autofinanziato con protagonisti Martin Sheen e Sissi Spacek, viene notato dalla Warner Bros che ne acquista i diritti e distribuisce il film in tutta l’America. Nel 1978 arriva il suo secondo film, I Giorni del Cielo, che segna l’esordio sul grande schermo di un giovanissimo Richard Gere e grazie al quale si aggiudica la Palma d’Oro come regista al Festival di Cannes e il David di Donatello per la migliore sceneggiatura straniera.
Rifiuta le logiche commerciali delle case di produzione americane rifiutando nel 1980 la regia di The Elephant Man, che verrà poi affidata a David Lynch e fa ritorno nella sua amata Parigi, dove aveva lavorato come Professore di Filosofia. Torna in America solo alla fine degli anni ’90 per convocare alcuni tra i maggiori divi Hollywoodiani per girare la trasposizione cinematografica de La Sottile Linea Rossa di James Jones, salutato dai più come il suo capolavoro assoluto che gli varrà l’Orso d’Oro a Berlino.
Nel 2006 esce The New World – Il Nuovo Mondo ma è nel 2011 che raccoglie un grande consenso internazionale con il film The Tree of Life, Palma d’Oro al Festival di Cannes, con protagonisti Brad Pitt e Sean Penn.
To the Wonder non è sicuramente un film indimenticabile ma è apprezzabile la regia di un autore che prova continuamente a reiventarsi con attori e toni diversi, lasciando comunque esterrefatto in maniera positiva o negativa il pubblico che sceglie di affrontare la sfida della visione di uno dei suoi complessi lavori.

di Rosa Maiuccaro


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