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Zombi Armageddon. Un’esilarante commedia horror che rivisita tutti i triti stereotipi sugli zombi. La recensioneNon ci sono libri destinati a piacere a tutti. Finché i romanzi saranno rivolti a un determinato pubblico o avranno lo scopo di parlare a lettori con modi di sentire diversi dal nostro, accumuleranno critiche e applausi. Successi e dissensi. Divideranno.I grandi classici susciteranno quasi sempre più sbadigli che emozioni nei più giovani; gli young adult di ultima generazione, invece, saranno spesso liquidati superficialmente dai più seriosi. Non esiste il bello per antonomasia o un capolavoro che sia universalmente riconosciuto. Nessun romanzo fa eccezione. O quasi. Ci sono, infatti, libri talmente carini che non lasciano dubbi o spazio per critiche di nessun tipo. Sono troppi i sorrisi divertiti che regalano per strapparci dalle labbra note di disapprovazione. Mettono d'accordo tutti, con una leggerezza che non li porta all'eccellenza, ma che li lascia comodamente sospesi sull'apice di un'appagante sufficienza.Gli zombi non piangono appartiene esattamente a questa categoria. Date un'occhiata alle recensioni dei miei colleghi e ai commenti che spopolano sul web: capirete di certo cosa voglio dire. Parlandone non si può rimanere seri. Non si può fare un bilancio matematico di pregi e difetti, né mettere alla berlina i piccoli nei che ne costellano il volto pallido ed emaciato, ma incredibilmente simpatico. E' un irresistibile moto di simpatia, infatti, quello che ispira sin dalla prima occhiata. Un font pieno di orpelli gotici, il rimando a un atteso ballo di fine anno in cui vivere da re e regine per una notte, il sorriso vispo e vitale di una ragazza senza più vita. Tra le tante creature modaiole e fashion che popolano l'urban fantasy e i sogni adolescenziali delle diciassettenne di oggi, Maddy ha la sfortuna di risvegliarsi nei panni delle meno sexy tra tutte. Gli zombi! Bavosi, flaccidi, decadenti e affamati di cervello, sono il passatempo ideale per una serata sul divano di amici che cercano risate e spavento, ma non sono seriamente il massimo dell'aspirazione per una ragazza che, alla soglia di una cotta colossale, si sveglia con la pelle grigiastra, i capelli che puzzano di bruciato, un buco senza fondo sulla testa e un futuro da “infelice e contenta” non – morta davanti. Che rabbia i piagnistei e i pietosi soliloqui di Edward Cullen!E' figo, famoso, sbirluccicante, ha una pelle di porcellana che farebbe invidia all'eterea Kate Moss e un amico licantropo – figo anche lui – che in cambio di qualche notte nel corpo di un peluche ululante passa le giornate in short, a prendere il sole e a mostrare la sua tartaruga disegnata dalle più alte menti di Photoshop. Per un'adolescente come lei – timida, anonima ed impacciata – già vivere è difficile. Morire è anche peggio. L'unica soluzione per nascondere il suo colorito pallido e le sue occhiaie indelebili è un look da dark escogitato dalla sua nuova cerchia di (poco) raccomandabili amici, Chloe e Dane. Zombi n.1 e Zombi n.2. I buoni. Le sue guide personali all'interno del lato oscuro – puzzolente, putrido e decadente! - dell'immortalità.Tra papà con la testa tra le nuvole che ingurgitano pezzi del nostro amato cervello crudo a colazione scambiandolo per esotico sushi, migliori amiche impiccione, maledizioni legate all'ora di economia domestica, eserciti di zombie palestrati e super cattivi, anche spazio per una storia d'amore dolce amara, fatta di picnic al cimitero, scorribande notturne e litigi perfettamente credibili. Una storia d'amore che, come nella migliore delle tradizioni YA, ha, indovinate un po', tre lati. Se da viva non era propriamente la quintessenza della popolarità, la morte ha reso Maddy protagonista del sogno di ogni sua coetanea: essere contesa da due galantuomini che si contendono la sua mano gelida e il suo cuore ormai spento. Il suo mentore Dane e lo sportivo Stamp, ancora caldo e vitale. Con estrema chiarezza, la protagonista parla della difficoltà di trovarsi responsabili della felicità di due “persone” e con la sicurezza e il brio di una prima donna rende il libro un nevrotico diario di un'adolescenza fuori. Fuori dalle convinzioni, fuori dalle grazie di Madre Natura, fuori dai luoghi comuni, fuori di testa. Il risultato complessivo è indubbiamente un racconto senza precedenti.La brillantezza dell'autore, paragonabile per alcuni versi al geniale J.R Rain di Moon Dance, non eleva gli zombi a nuova icona adolescenziale, ma li rende figure da fumetto, bozzetti che nei prossimi romanzi acquisiranno di certo tratti più definiti. Esilaranti e brancolanti lungo i sentieri della realtà, come se gli eroi di Mark Millar (Kick Ass), anziché occhiali spessi e vite semplici, nascondessero sotto le maschere cicatrici insanabili e una tintarella color latte. Dotatati di immensa autoironia, deridono gli splatter che li hanno resi goffi e pericolanti luoghi comuni e si allontanano senza difficoltà dall'ombra ingombrante dello splendido R di Warm Bodies (qui) e dagli stimati colleghi dell'acclamatoRot & Ruin. Autonomamente, si rendono parte di una bene accetta novità e del primo volume di una nuova saga che - tra il Punk e l'Indie rock, il romanzo di formazione e la satira – si inserisce perfettamente all'interno della collana che ci ha fatto conoscere le ossessioni del meraviglioso Chuck, i viaggi di Josh ed Emma, le trasformazioni di Beastly e Luna. Che sia letto come dispettosa parodia di Twilight o come la mancata zombi story di Diablo Cody il risultato non cambia. Parola anche del risvolto interno della copertina, questi nuovi zombi non piangono. Ma fanno ridere parecchio!Il mio voto: ★★★Il mio consiglio musicale: Of Monsters and Men – Little Talks
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