Recensione: IL CANTO DELLA RIVOLTA

Creato il 20 novembre 2012 da Sarabooklover
Ecco la mia recensione al libro "Il canto della rivolta" di Suzanne Collins.

Titolo: Il canto della rivolta
Serie: trilogia Hunger Games, vol. 3 Traduzione: Simona Brogli
Autrice: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 15 Maggio 2012
Pagine: 432
Prezzo: 17,00
Sinossi: Contro ogni previsione, Katniss Everdeen è sopravvissuta all’Arena degli Hunger Games. Due volte. Ora vive in una bella casa, nel Distretto 12, con sua madre e la sorella Prim. E sta per sposarsi. Sarà una cerimonia bellissima, e Katniss indosserà un abito meraviglioso.
Sembra un sogno. Invece è un incubo. Katniss è in pericolo. E con lei tutti coloro a cui vuole bene. Tutti coloro che le sono vicini. Tutti gli abitanti del Distretto. Perché la sua ultima vittoria ha offeso le alte sfere, a Capitol City. E il presidente Snow ha giurato vendetta. Comincia la guerra. Quella vera. Al cui confronto l’Arena sembrerà una passeggiata. Che gli Hunger Games abbiano fine.

La mia opinione: Non so se ridere o se piangere. Questa trilogia è stata, per me, la più deludente di tutti i tempi. Iniziata alla grande con il primo libro che ho adorato dandogli ben 5 stelle (la mia recensione QUI) è proseguita con un secondo libro molto sottotono e con idee riciclate che per me è valso solo 3,5 stelline (la mia recensione QUI) finendo infine con un terzo libro che... stendiamo un velo pietoso... peggio di così non poteva essere. Faccio veramente fatica riordinare le idee per scrivere questa recensione, le cose che non mi sono piaciute sono talmente tante che non so da dove iniziare. La mia rabbia è talmente accesa che sto per trasformarmi io nella "ragazza di fuoco", altroché Katniss.Dato che l'ho nominata partiamo da lei, Katniss, un personaggio che avrebbe dovuto essere carismatico, che avevo amato alla follia nel primo libro. Su di lei mi ero detta: "Finalmente una protagonista con le palle!". Illusa. Katniss, già dal secondo libro perde la verve che l'aveva resa tanto speciale e interessante. In questo terzo libro è praticamente un'ameba, non fa altro che trascinarsi da uno stato d'incoscienza ad un altro, si autocommisera, si piange addosso, medita il suicidio. Ma quale ghiandaia imitatrice, ma quale ragazza di fuoco, ma quale simbolo della rivolta. In questo terzo libro appare finalmente evidente che Katniss si è ritrovata in questa situazione privilegiata per puro caso, non ha la stoffa da leader, è troppo debole per essere una ribelle, è troppo debole per praticamente qualsiasi cosa. Il suo unico pensiero, la sua unica ossessione, è Peeta. Stop. L'autrice deve avere proprio un debole per questo personaggio (che a me personalmente non è mai andato a genio più di tanto) perché già a partire dal secondo libro fa ruotare sempre tutto intorno a lui. Peeta diventa così l'elemento di disturbo di una trilogia che potenzialmente avrebbe potuto dare molto. Un potenziale sprecato. Si potrebbe rinominare la serie con il suo nome: Peeta Games. L'influenza di questo personaggio all'interno della storia è così forte che anche quando fisicamente non è presente è come se lo fosse. Inutile dire che non ho per niente apprezzato come l'autrice ha deciso di gestire gli avvenimenti del romanzo, l'ha trasformato in un prodotto mediocre con stampo marcatamente adolescenziale, con il solito messaggio di fondo per indottrinare le masse, dove l'amore alla fine trionfa in un tripudio di procreazione, perché è così che dev'essere, e tutte le storie devono avere il solito scontato epilogo (perché è cosa buona e giusta).Gli spunti per rendere "Il canto della rivolta" un libro incisivo e unico ci sarebbero stati, una rivolta ad un regime distopico è un passaggio importante, epocale, andava descritto meglio, andava rivolta maggiormente l'attenzione alle conseguenze di questo scontro, Katniss avrebbe dovuto essere al centro del tutto, attivamente, lucidamente, non accantonata in un angolo a recitare per delle telecamere (di nuovo!) e troppo impegnata nel suo personalissimo scontro amore-odio per avere davvero voce in capitolo su cosa stava accadendo. L'autrice si sofferma troppo a descrivere scrupolosamente e giorno per giorno i mille passaggi dell'involuzione mentale dei personaggi chiave, mentre la parte del libro veramente importante viene liquidata frettolosamente, in poche righe ci fa un sommario riassunto di quello che è accaduto non soffermandocisi affatto. Certo, ci sono parecchie scene drammatiche, molto sangue, morte e devastazione, ma non basta per scuotermi e stupirmi, non bastano scene violente per far diventare uno YA di successo commerciale come tanti, ad uno YA di qualità superiore.E' un peccato, un vero spreco di materia prima. Se l'idea geniale degli Hunger Games fosse venuta a qualche altro autore (o autrice) più capace e talentuoso avremmo avuto per le mani una vera perla della narrativa moderna, un classico del domani. Invece la Collins non si è dimostrata all'altezza della situazione, accecata dal successo si è lasciata andare banalizzando il tutto. Avrebbe dovuto limitarsi ad un unico romanzo autoconclusivo.
E ora, per dare una migliore panoramica, passiamo a esaminare bene le varie parti che compongono il libro:
Cover: La cover italiana è ripresa dalla cover originale e mi piace molto. Non bella quanto la seconda (che è metallizzata) ma l'importante è che ne abbia mantenuto lo stile grafico.
Stile di scrittura: Lo stile di scrittura è come al solito molto scorrevole, in prima persona presente. Questa peculiarità mi è sempre piaciuta, adatta ai romanzi di genere distopico. In questo romanzo (come nel secondo) vi è una grave incapacità di dosare le tempistiche e le descrizioni. Su alcune parti (poco interessanti) l'autrice si dilunga, in altre (quelle più interessanti) liquida tutto in fretta. E ho notato anche un'incapacità abbastanza evidente nel narrare scene di azione senza farle risultare caotiche.
Idee alla base della storia: Non mi sono piaciute per niente le decisioni dell'autrice nella stesura di questo terzo libro. Ovviamente questo è un mio giudizio puramente personale, ma le ho trovate banali. L'autrice sfrutta solo la scia di successo (la storia d'amore tormentata da Katniss e Peeta) non proponendo nulla di nuovo, sembra di assistere ad un riciclo di contenuti. Qualche spunto interessante ovviamente c'è, ma è stato solo accennato.
Caratterizzazione dei personaggi: Katniss diventa il personaggio peggiore di tutti. Peeta è fastidioso, un mero elemento di disturbo. Gale, l'unico che a me ispirava sincera simpatia, come al solito non viene sviluppato (l'autrice deve odiarlo), Finnick era il personaggio migliore del secondo libro, ma anche lui non doveva stare nelle grazie dell'autrice. Questo piccolo riassunto per dire che non ho apprezzato le caratterizzazioni, in questo libro ci sono state solo molte involuzioni, anche i personaggi che amavo mi hanno delusa. Il migliore è Ranuncolo... non ho mai capito l'odio ceco di Katniss verso quel povero gatto!
Editing e traduzione a cura della casa editrice: Vi sono alcuni refusi e alcune imprecisioni in fase di traduzione.
voto:
Acquisto consigliato? Essendo questo il terzo ed ultimo libro di una trilogia chiunque abbia apprezzato almeno il primo libro deve leggerlo. Personalmente io mi sono sentita tradita, è la prima volta che una saga che amavo fa una così rapida dipartita verso il basso. Mi è già capitato di non amare i sequel come i primi libri, ma mai c'è stato un divario così grande da un libro all'altro.

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