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Recensione: “Il canto della rivolta” di Suzanne Collins

Creato il 29 maggio 2012 da Bethany

Lettori adorati, non so se definire oggi una bella giornata o una brutta giornata… Non è andata male (anzi!), ma non sono riuscita a fare tutto quello che mi ero prefissata. Va beh, non penso che vi interessi come vanno le mie giornate (e avete ragione!), perciò passiamo subito al post di oggi. Mesi, anni, secoli, millenni fa, vi avevo promesso di farvi avere al più presto la recensione di Mockingjay, cosa che, mi vergogno un po’ a dirlo, devo ancora fare. Finalmente sono uscita dal mio letargo e sono pronta a scrivere una (spero) bella e completa recensione!

Recensione: “Il canto della rivolta” di Suzanne Collins

Titolo: Il canto della rivolta

Autore: Suzanne Collins

Editore: Mondadori

Pagine: 418

Uscita: 15 maggio 2012

Prezzo: € 17.00

Trama: Contro ogni previsione, Katniss Everdeen è sopravvissuta agli Hunger Games due volte. Ma ora ora che è uscita viva dalla sanguinosa Arena, non è ancora al sicuro. Il Capitol è arrabbiato. Il Capitol vuole vendetta. Chi pensano che debba pagare per i disordini? Katniss. E quel che è peggio, è che il Presidente Snow ha dichiarato che anche nessun altro è al sicuro. Né la famiglia di Katniss, né i suoi amici, né gli abitanti del Distretto 12.

Recensione: (Attenzione, SPOILER!) Ho iniziato questo romanzo piena di aspettative. Volevo un finale degno dei capitoli precedenti, ricco di azione, sangue quanto basta, romanticismo quanto basta e suspance. Beh, penso che il mio desiderio sia stato esaudito! E non ho dovuto neanche sacrificare una mosca a Zeus! (Si… Vi parlerò un’altra volta della mia pazzia…).

Il libro inizia con la nostra adorata Katniss che visita il suo vecchio distretto, ormai distrutto. La popolazione del Distretto 12 si è rifugiata nel Distretto 13, dove vive seguendo ferree regole. L’inizio è lento, come nei libri precedenti, ma penso che questo aiuti il lettore ha comprendere meglio cosa è rimasto del vecchio distretto di Katniss, perché è stato distrutto e tutte le domande annesse. Con lo scorrere delle pagine arriviamo ad un punto importante del romanzo: Katniss decide contro ogni aspettativa di essere il mockingjay (potremmo dire, seguendo il bel titolo che la Mondadori ha dato al libro, il “canto della rivolta”).

Beh (vi siete accorti che continua a scrivere “beh”? Beh, odio questa cosa… Devo trovare il modo per liberarmi di questa “malattia-del-beh!), di tutta questa faccenda un po’ complessa del mockingjay e del portare i cittadini ad insorgere mi ha lasciata perplessa una cosa… Okay, fare “video” per mostrare al popolo che Katniss sta combattendo e portarlo a fare lo stesso mi potrebbe anche andare bene, ma perché deve passare TUTTO il sacrosanto tempo in cui combatte con quelle sacrosante telecamere puntate contro??? Un pò va bene, ma alla quinta volta che mi sono ritrovata a leggere di riprese varie mi sono sentita un po’ presa in giro. È un romanzo che vuole condannare un mondo sbagliato o un reality??

Decisamente, il personaggio che più amo è Peeta, non per il fatto che è favolosamente fantastico, ma perché penso che sia il personaggio meglio strutturato. Mi è dispiaciuto molto per quello che gli hanno fatto, ma devo ammettere che in parte a Katniss è stato bene. Amore, o Peeta o Gale, deciditi! Gale si è rivelato peggiore di quello che mi aspettavo, è uscito un lato di lui che non mi sarei mai aspettata. Nonostante tutto, anche Katniss è un ottimo personaggio che ho molto apprezzato, anche se alcune sue scelte mi hanno lasciata incerta, talvolta sconcertata. Mi riferisco in particolare a quando, alla fine del romanzo, da il suo consenso per un’ulteriore Hunger Games. Non le è bastato tutto quello che ha passato? Boh. Un altro personaggio nuovo che mi è piaciuto molto è Boggs. Beh, e che dire della storia d’amore fra Finnick e Annie? Dolcissima!

Ci sono momenti in cui ho seriamente rischiato di mettermi a piangere (okay, forse ho pianto davvero). Momento in cui avrei voluto lanciare il libro, anzi, entrarci per uccidere con le mie mani una certa Coin (Dio onnipotente se la odio!) e il caro vecchio Snow. In alcune scene quasi sentivo il profumo delle sue rose. La Collins è stata davvero brava.

Passiamo alla parte più bella e triste di tutte. Il finale. Non so che dire, c’è un susseguirsi di scene strazianti e di un’incredibile intensità emotiva, che rendono il romanzo ancora migliore! Per esempio, quello che accade alla povera Prim, oppure il momento in cui Katniss ammazza qualcuno… e non posso/voglio dire chi… che mi aspettavo uccidesse prima o poi (beh, era un* stronz*, cavoli! Sembrava di essere nel Capitol! Perdonate i miei modi.), ma che quando è successo, anche per come è successo, sono rimasta sconcertata (piacevolmente, aggiungo). Tuttavia, la parte migliore in assoluto è proprio l’ultimissima, quando Katniss torna a casa. Ma non è sola. Con lei c’è una persona che l’ha sempre amata. E questo libro non poteva finire meglio. Un “e vissero tutti felici e contenti” sarebbe stato inappropriato. Katniss ha sofferto e un finale in cui lei saltella felicemente con i canguri e gli unicorni rosa sarebbe stato come gettare il suo passato di sacrificio e di morte nel cestino. Hunger Games è un romanzo di sofferenza, sacrificio, morte coraggio.

Hunger Games è un romanzo che nonostante qualche caduta mi ha insegnato molto. Forse potremmo prenderlo anche come esempio per confrontarlo con il mondo in cui viviamo. Guardiamoci intorno, qualche analogia, purtroppo, la troviamo. Ed è triste. Molto triste.

Consiglierei questo libro mille volte e altre mille. Leggetelo, se non l’avete ancora fatto, non ve ne pentirete.



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