Titolo: Il club dei suicidiAutore: Albert BorrisPagine: 294Prezzo: 4,5€Editore: GiuntiI dieci modi peggiori e più stupidi per suicidarsi descritti nel libro:
10. Fare finta di avere una pistola e di sparare alla polizia
9. Soffocarsi con un sacchetto di plastica
8. Arruolarsi
7. Saltare giù dal tetto di una casa
6. Leccare una presa elettrica
5. Tagliarsi i polsi con un coltello di plastica
4. Fumare e aspettare che ti venga il cancro
3. Starsene in piedi su una collina sotto la pioggia con una gruccia di metallo in mano e aspettare un fulmine
2. Overdose di lassativi! (dovrebbe essere al primo posto)
1. Ascoltare i Nirvana in macchina finché il cervello non ti va in pappa.
Stilisticamente parlando ho trovato leggermente irritante l’utilizzo, nelle riproposizioni delle conversazioni in chat dei 4 aspiranti suicidi, del linguaggio giovanile caratterizzato da un utilizzo spropositato e ingiustificato di K, X e contrazione al limite del criptogramma!! Così facendo il racconto mostra tutto dei giovani di oggi, compresa la loro voglia di pugnalare la grammatica e anche la loro superficialità. Inoltre anche nella storia il linguaggio talvolta è volgare, e non mi riferisco solo all’utilizzo di “parolacce”, bensì a termini che personalmente mi fanno rabbrividire anche quando li sento in giro dalla bocca di ragazzi e ragazze (!) più o meno grandi.
A questo punto non posso che trarre le mie conclusioni (che forse sono già deducibili). In generale la storia mi è piaciuta, perché nonostante tutto essa rispecchia la realtà, ovvero come molte volte i giovani sono trascurati dai genitori, troppo presi dal lavoro o dai propri problemi, per preoccuparsi di chi amano. I discorsi che hanno tra di loro poi non sempre sono dettati dalla superficialità, anzi, sono profondi e evidenziano i numerosi conflitti interiori che ogni adolescente ha dovuto affrontare, e ai quali si risponde in modo diverso (lottando oppure lasciandosi andare!). I personaggi che più ho amato sono stati Owen e Audrey. Owen soprattutto, sfortunato, con un’infanzia traumatica, tra i 4 quello più a “rischio suicidio” (come direbbero gli psicologi!), ma in realtà quello più attaccato alla vita. Un romanzo che ad eccezione di un paio di lacune, rimane una bella storia, che mi sento si consigliare se si cerca una lettura leggera, simpatica, ma anche riflessiva. Si legge davvero in poco tempo grazie allo stile scorrevole. E penso che non c’è un pubblico preciso a cui indirizzarlo, poiché sarebbe adatto ai giovani (e non) dai 13 anni in su. Assegno 3 ½ stelline a causa delle lacune sopradescritte! Se non ci fossero state avrei assegnato ben volentieri un 4, anche e ½.
E voi lo avete letto? Cosa ne pensate?Isy





