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[Recensione] Il colore del latte – Nell Leyshon

Creato il 16 febbraio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

Nell Leyshon

Capitan Salgari

È nata a Glastonbury, in Inghilterra e vive nel Dorset. È autrice pluripremiata di numerose sceneggiature, radiofoniche e teatrali. Grazie al suo straordinario talento, Nell Leyshon è la prima scrittrice donna a cui il celeberrimo Globe Theatre di Londra, il teatro di Shakespeare fondato nel 1599, abbia commissionato un testo. Il colore del latte, suo primo romanzo, ha stupito la stampa e il pubblico internazionali grazie allo stile e ai personaggi che convincono e conquistano immediatamente.

L’autrice su Twitter: Nell Leyshon

Il Corsaro Nero
Titolo: Il colore del latte
Autore: Nell Leyshon
Serie: //
Edito da: Corbaccio (Collana: Narratori Corbaccio)
Prezzo: 14,90 €
Genere: Storico (moderno), drammatico
Pagine: 171 p.
Voto:
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[Recensione] Il colore del latte – Nell Leyshon
[Recensione] Il colore del latte – Nell Leyshon
[Recensione] Il colore del latte – Nell Leyshon

Trama: È la primavera del 1831 quando Mary incomincia a scrivere la sua storia. Scrive lentamente, ci vorranno quattro stagioni perché racconti tutto. Ma non importa: scrivere è diventato un bisogno primario per lei, come mangiare e dormire. Viene da una famiglia di contadini, ha quindici anni, una gamba più corta dell’altra e i capelli chiari come il latte. Conosce solo la fatica del lavoro nei campi, proprio come sua madre, suo padre e le sue sorelle. Conosce solo il linguaggio della violenza, che il padre le infligge se non lavora abbastanza. Ma ha un cervello lucido e una lingua tagliente. Un giorno il padre la allontana di casa perché il vicario vuole una ragazza che accudisca la moglie malata. Mary non vuole abbandonare l’unica vita che conosce, ma non ha scelta. E nella nuova casa imparerà a scrivere, e scrivere rende liberi anche se la libertà ha un prezzo.

Recensione
di Livin Derevel

È sempre buona norma dare un’occhiata – prima o dopo la lettura – alla biografia spicciola dell’autore in quarta di copertina, quando è presente.
Si viene così a sapere che questo è il primo romanzo di Nell Leyshon, pluripremiata sceneggiatrice di opere radiofoniche e teatrali, a cui Il colore del latte è stato commissionato.
Ci troviamo di fronte a un libro dalla prosa incalzante, diretto e assolutamente privo di punti morti, i botta e risposta si susseguono uno dopo l’altro con chiarezza, non appaiono mai forzati o artificiosi, no, sono stati costruiti con maestria, segno inequivocabile del talento della Leyshon che ha saputo trasformare l’eloquenza di un testo teatrale in un romanzo attivo, rapido ma non troppo, da bere d’un fiato come ho fatto io.
La protagonista è figlia di contadini, un peperino che non sa leggere né scrivere e con i capelli del colore del latte, una gamba più corta dell’altra, la lingua tagliente e una praticità tipica del mondo rurale, che segue ritmi naturali piuttosto che quelli della società. Una famiglia numerosa, tre sorelle ognuna col suo carattere, una madre sempre indaffarata, un padre avido e un nonno a cui Mary è affezionata. È in questo ambiente, scandito dall’aratura, dalla raccolta dei sassi e dalla mungitura, che Mary cresce senza conoscere nessun altro orizzonte, finché suo padre un giorno non torna dicendole che d’ora in poi abiterà a casa del vicario per aiutare nelle faccende di casa e per fare compagnia alla moglie malata.
Mary si ritrova così a scoprire un universo diverso da quello a cui era sempre stata abituata, un mondo meno ruvido in cui le apparenze hanno il loro peso, e in cui i sentimenti possono cambiare una vita, in meglio o in peggio.
È qui che Mary imparerà a leggere, ed è qui che Mary capirà che tutte le cose hanno un prezzo, e che a volte questo si rivela essere troppo alto.
Il colore del latte mi è piaciuto per il suo essere diretto, niente fronzoli o esagerate introspezioni, è un libro crudo e schioccante – sì, schioccante – che colpisce come un colpo di frusta lasciando che il suono si propaghi nell’aria anche dopo essere tornata all’immobilità. Una storia dai ricami dolci e il finale amaro, raccontato da una mente semplice soltanto in superficie, che quasi ferisce per quanto è schietta e pragmatica, quasi incapace di adattarsi all’ipocrisia che la circonda.
Una prova ben riuscita, ammirevole, da leggere.


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