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Recensione Il figlio dell’altra di L. Levy

Creato il 08 marzo 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

La frase chiave del film: “Le grandi prove sono fatte per i grandi uomini”

Il cinema francese, opera dopo opera, dimostra una vitalità, una freschezza ed una profondità di contenuti davvero invidiabile rispetto ad altre cinematografie concorrenti. Non sorprende quindi che, anche un opera prima come Il figlio dell’altra non sia un’eccezione ma la conferma degli stilemi di gusto e modalità di rappresentazione della attuale innovazione.
Joseph, durante la visita del servizio di leva, scopre che i suoi genitori non sono quelli reali: appena nato è stato scambiato per errore con Yacine. Quest’ultimo è un giovane palestinese che vive nei territori occupati della Cisgiordania. La notizia genera scompiglio tra le due famiglie che si interrogheranno sulle questioni, sociali, religiose e sentimentali che ancora oggi possono coesistere in un paese occupato e dilaniato dalle guerre.
Alla sua opera prima la regista Loiranne Levy opta un racconto fatto di temi estremamente scomodi come l’integrazione e lo scontro religioso e civile, la problematica della casta e della razza, senza considerare anche il profondo peso che lo sfondo storico e geografico ha con se. Il rischio di didascalico e pietismo pare fortemente sbucare ad ogni fotogramma ma, magie del cinema e grande sensibilità della regista, tutto è fortemente asciutto e rigoroso. Nessuna caduta nel sentimentalismo (i ritratti delle madri sembrano chirurgici tanto sono sfumati ed approfonditi) o nella dispersione sui rapporti mai avvenuti in potenza tra due ragazzi che non sono fratelli ma che si avvicinano l’uno all’atro come se lo stessero diventando (i due protagonisti sono giovanissima ma uno appare più bambino dell’altro) nonostante un vissuto molto diverso, anzi agli antipodi dal punto di vista culturali ed economico. Si avverte forse, in alcuni passaggi, una certa frettolosità nel voler dire tutto e bene, ma questo non priva la pellicola di una grazia e di una potenza davvero notevole. Merito della riuscita, oltre che alla bella sceneggiatura, va sopratutto ai due giovani protagonisti, non belli ma vibranti e capaci, nelle loro diversità, di apparire davvero come come parti indivisibili di qualcosa che non hanno deciso loro.
Nelle sale dal 14 marzo

A cura di katya Marletta con la collaborazione di Gabriele Marcello


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