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Recensione "Il gatto di Montaigne" di Saul Frampton

Creato il 30 aprile 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Germana Maciocci Cari lettori, un paio di settimane fa la nostra Fulgida Amministratrice del Blog mi ha fatto spedire da Guanda Editore un libro molto particolare: Il gatto di Montaigne, dell'inglese Saul Frampton. Sul momento, ho pensato fosse un romanzo stile Il cane di Shakespeare (Elliot), di Leon Rooke. Poi, piacevolmente sorpresa, e confesso anche un po' preoccupata (non ho mai studiato Filosofia in tutta la mia vita) mi sono ritrovata a leggere una biografia di Montaigne. Interessante, di piacevole e scorrevole lettura (grazie senz'altro anche alla traduzione di Elisa Banfi), questo libro ha catturato la mia attenzione nelle fredde serate di questa piovosa primavera, mi ha fatto conoscere un personaggio storico che fino a poco tempo fa mi era noto solo per nome e per fama, e, oltre a fornire diversi spunti di riflessione, mi ha intrattenuto come solo alcuni libri "particolari" sanno fare. Vi invito pertanto alla lettura della mia semplice recensione, con la speranza che possa avvicinarvi a questo meritevole testo. Enjoy!

  

Titolo: Il gatto di Montaigne 
Autore: Saul Frampton 
Traduzione: Elisa Banfi 
Pagg.: 288 
Prezzo: € 24.00 
Casa Editrice: Guanda 
Collana: Biblioteca della Fenice
In libreria dal: 22 Marzo 2012
Trama: Nel 1570, a soli trentasette anni, Michel de Montaigne dà le dimissioni dalla carica di magistrato e si ritira nel castello di famiglia in Dordogna, a meditare sui lutti che l’hanno colpito di recente. È convinto che neppure a lui resti molto da vivere, né gli dispiace, perché come Lucrezio non crede che di per sé il prolungamento dell’esistenza rappresenti un piacere. Scopre però di sbagliarsi: l’ozio, invece di assicurargli la tranquillità sperata, finisce per stimolare la mente e la sensibilità unica del nobiluomo, che si dedica alle dissertazioni divenute universalmente note come i Saggi. Montaigne scopre il potere del quotidiano, il valore del particolare, l’importanza dell’hic et nunc; scopre in se stesso una vitalità che lo porta a superare il proprio pessimismo e a elaborare una nuova filosofia esistenziale. A cercare (e trovare?) un antidoto alla paura della morte. Con perspicacia e ironia, in un libro straordinariamente godibile, Saul Frampton ci racconta uno dei pensatori più originali e divertenti del Rinascimento, uno scrittore che ha influenzato i grandi della letteratura mondiale, ma che trascende la sua epoca per parlare ancora al lettore di oggi della vita nella sua essenza e di come assaporarla appieno.

"Un libro delizioso." The Independent 
"Nell'intensa riflessione di Montaigne, Frampton scorge il frutto dello sbalorditivo cambiamento intervenuto a metà della sua esistenza... un'esistenza di cui sottolinea l'essenziale umanità. Il lettore d'oggi apprezzerà questo perspicace ritratto."Booklist 

RECENSIONE 


«È verosimile che se l'anima conoscesse qualche cosa, conoscerebbe prima di tutto se stessa; e se conoscesse qualche cosa al di fuori di sé, conoscerebbe il suo corpo e il suo astuccio prima di ogni altra cosa. [...] Noi siamo più vicini a noi stessi di quanto ci sia vicina la bianchezza della neve o la pesantezza della pietra. Se l'uomo non si conosce, come può conoscere le sue funzioni e le sue forze?»

Nel 1571, Michel Eyquem, signore del castello di Montaigne - nel Périgord -, decide di abbandonare le carica pubbliche di consigliere e membro del Parlamento della corte di Francia e di ritirarsi nelle sue proprietà, alla ricerca di un rifugio dai disordini religiosi e dalle complicazioni politiche della sua epoca, ma soprattutto alla ricerca di una solitudine introspettiva che potesse aiutarlo a superare il dolore per le sue recenti perdite affettive: l'amico fraterno Étienne de La Boétie, scomparso all'improvviso a soli 33 anni; il padre Pierre, che lo aveva indirizzato verso l'educazione umanistica e lo studio del latino, seguendolo con autorità affettuosa; e le sue cinque figlie morte ancora in fasce- la sesta, Léonor, fu l'unica a sopravvivere fino all'età adulta. 
Montaigne avverte, quindi, la necessità di riflettere su cos'è la vita e cos'è la morte; sugli affetti che legano le persone tra loro, e di mettere per iscritto i suoi pensieri. Nonostante l'impronta classica dei suoi studi decide di non dare uno stampo retorico o didattico ai suoi famosi Saggi, che inizia a redigere proprio a partire da quello stesso anno. Come sottolinea l'autore di quest'interessante biografia, Saul Frampton, Montaigne sceglie il termine Essai con uno scopo ben preciso: l'autore fa notare che l'etimologia di tale parola è chiaramente legata al cibo e al vino, corrispondente del nostro italiano 'assaggiare'. 
E proprio questo decide di fare Montaigne: sopraffatto dallo strazio, dapprima si rivolge verso la filosofia stoica, nella vana speranza di riceverne sollievo e fortificarsi contro la sventura e la paura della morte. Ma ben presto, e soprattutto a seguito di un episodio chiave in particolare - una caduta da cavallo, da lui raccontata in pieno stile Saulo folgorato sulla via di Damasco-, si rende conto che tale pensiero non è in linea con le sue attitudini, con la sua voglia, profonda e tutt'altro che disperata, di vivere. 
Montaigne cambia prospettiva quindi, e sceglie di scrivere nei suoi Saggi prendendo ispirazione da quanto lo circonda: dalla natura, dagli oggetti, dalle sue esperienze di viaggio, ma soprattutto scrivendo dell'Uomo e delle relazioni umane. Decide di "assaggiare" in toto tutti gli aspetti della vita; di "assaporare" qualsiasi sentimento positivo o negativo che sia, scrivendo del cibo, della guerra, dell'espletamento delle funzioni corporee, di sesso, sogni, sonno, morte. Decide di non fuggire di fronte a quest'ultima, ma di combatterla con inchiostro e penna, insieme a tutti gli argomenti validi che possono costituire un'apologia del vivere umano. L'analisi di Frampton non perde mai di vista la percezione dell'autore originario, non si perde in speculazioni e in letture "oltre il testo" e presenta un testo godibile e accessibile a tutti, accompagnando il lettore in un cammino interessante e stimolante. 
La filosofia diviene quindi materia di studio "gustosa", come potrebbe dire lo stesso Montaigne, che aiuta a riflettere su se stessi per poi ri-riflettere le proprie impressioni sugli altri; in uno scambio empatico e continuo, che porta alla conoscenza del singolo inteso come parte imprescindibile di una comunità, ma non per questo sminuito da tale appartenenza. Un'opera critica questa di Frampton che discute i Saggi come compendio del desiderio di Montaigne di mettere per iscritto, catturare su carta la Vita stessa, con particolare enfasi per i tratti che spingono alla vicinanza e alle similitudini tra gli uomini, quindi, e alla curiosità che stimola l'intelletto portando sollievo e speranza, leggerezza e comunione non solo spirituale, ma anche profondamente fisica.
Consiglio questo libro a coloro che amano le materie e gli autori filosofici, i quali apprezzeranno di sicuro lo stile dell'autore, ma anche a chi trova l'argomento, per così dire, ostico: invito questi ultimi a fare come Montaigne, a cambiare punto di vista e a sfidare il proprio senso critico. 


L'AUTORE:
Saul Frampton ha studiato presso la University of East Anglia (BA Hons First Class in inglese e filosofia) Wadham College, Oxford (D.Phil. In inglese), ed è stato Research Fellow presso la Clare Hall, Cambridge. I suoi interessi di ricerca sono nel campo della storia intellettuale del Rinascimento, in particolare Shakespeare e la storia dello scetticismo. Vive a Hove, sulla costa del Sussex.


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