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Recensione: Il libro delle verità nascoste, di Amy Gail Hansen
Creato il 15 settembre 2014 da Mik_94Titolo: Il libro delle verità nascoste Autrice: Amy Gail Hansen Editore: Garzanti Numero di pagine: 277 Prezzo: € 16,40 Sinossi: Ruby vuole solo dimenticare. Vuole solo cancellare l'ultimo anno al Tarble College e nascondere nel profondo quel segreto che non ha confessato a nessuno. Eppure, quando crede che il peggio sia alle spalle si ritrova tra le mani il libro da cui tutto è cominciato. Il libro che custodisce le ombre del suo passato. È all'interno di una valigia: il bagaglio di Beth, una compagna di college che da pochi giorni è scomparsa. Ruby non poteva immaginare che "Una stanza tutta per sé" di Virginia Woolf riuscisse ancora a toccare le note più recondite della sua anima. A riportarla faccia a faccia con le sue paure. Ma lei è l'unica a conoscere il suo fascino oscuro. Tra quelle pagine ha visto crescere un'ossessione per le scrittrici suicide, donne fragili che si sono abbandonate al gesto più estremo. Un'ossessione che giorno dopo giorno l'ha avvicinata sempre più a Mark, il suo professore di letteratura. Eppure Ruby non può lasciare che quest'incubo si impadronisca di nuovo di lei, proprio ora che Beth è sparita. Deve cercarla. La ragazza sa che c'è solo un luogo che racchiude tutte le risposte. L'ultimo posto in cui vorrebbe tornare: Tarble, la sua università. Lì dove ha imparato che ciò che conta è essere i migliori, a qualunque prezzo. Lì dove misteriosi tentativi di suicidio le parlano di un destino a cui è difficile sfuggire. Lì dove, nel silenzio degli antichi e bui corridoi, ogni traccia riconduce a quel libro su cui c'è ancora molto da svelare. Perché dietro un animo fragile può celarsi un grande coraggio... La recensione
“Dicono che il tempo curi tutte le ferite, ma io la penso diversamente. Sembra soltanto che renda le cicatrici più profonde.”
Ruby Rousseau è una giovane donna, nel cui profilo, alla voce “segni particolari”, potresti leggere un'accozzaglia di strane passioni e un purpurì di unicità introvabili. Partiamo dall'allitterazione perfetta che è il suo nome: tradotto alla lettera, Rubino Rosso; specchio del suo aspetto esteriore, anticipazione precisa dei suoi fitti capelli ramati e del colorito di guance che, in un tempo non lontano, hanno conosciuto il pallore totale. La sua carriera scolastica: una raccolta di personali trionfi, fino all'abbandono degli studi, a qualche giorno dalla laurea. La fuga dall'esclusivo Tarble College, una tesi lasciata a metà: o quella, o la sua salute mentale. Cartella clinica: pulita, se non fosse per il soggiorno in un ospedale psichiatrico, a seguito di un mancato suicidio, indotto da sonniferi pesanti e ispirato dalla delusione di un amore che le ha dato tanto, ma le ha tolto tutto. Hobby preferito: la morte. In assenza della propria, quella degli altri. Ruby scrive necrologi per mestiere, Ruby vive con la madre e convive con l'assenza del padre, Ruby è una narratrice curiosa, inquieta e sfuggente. Il libro delle verità nascoste è la sua storia. Il suo mistero da risolvere. Ho idee confuse in merito. Non sapevo cosa aspettarmi, all'inizio, e non ho saputo a lungo cosa aspettarmi. Come per continuità. Mi affascinano immensamente i libri che parlano di libri – L'ombra del vento, La tredicesima storia – e, pur consapevole di quanto spesso siano veri specchi per le allodole, mi sono catapultato tra le pagine del romanzo d'esordio della promettente Amy Gail Hansen. E l'ho divorato, tutto in una volta. Conoscevo poco, conoscevo il giusto, ma ero sicuro non avrei incontrato i più vertiginosi dei ritmi: l'aria sofisticata della copertina italiana mi suggeriva capitoli lunghi, andamenti lenti, un intreccio patinato. Parquet, tendaggi pesanti, un'ambientazione anni '50. La personalità stilistica - e non solo – della Hansen è una piacevolissima scoperta. Lei sa catturare, come una di quelle professoresse universitarie che ti mettono a tuo agio, fanno strappi alla regola e ti danno del “tu”, mentre ti intrigano con parole d'altri tempi. Le rielaborano, le masticano e le digeriscono, le fanno irrimediabilmente proprie. Tanto che scordi a chi appartenessero, prima di allora, e il plagio non ti sembra un pessimo falso d'autore. Ti sembra vera arte. Al suo primo lavoro in ambito letterario, l'autrice dà un'impronta completamente personale: mette la sua passione per la poesia e i suoi demoni non detti. Quelli che nascono quando l'apprendimento supera talune soglie e quando la lettura e la scrittura ti fanno vivere in bilico, tra realtà e immaginazione.
Il libro delle verità nascoste ha per protagonista una studentessa modello: lettrice iperattiva, narratrice bugiarda. La sua vita, grazie al suo amore (o a causa del suo amore) per le biblioteche silenziose e le magie dell'inchiostro, è il prodotto di una mente fragile, ma geniale. Legge Virginia Woolf e Sylvia Plath, le studia, le recita, le interiorizza, e da loro prende in prestito gli istinti suicidi e i dolori sordi. Inizia a collezionare sassi sul suo davanzale, ricordando come avessero riempito le tasche del vestito di Virginia, nel suo ultimo bagno al fiume. Guarda un forno e pensa a Sylvia, che chiusa ermeticamente nella sua cucina ne respirò i gas, fino a perdersi. Finchè non inizia perfino a vederle. Apparizioni per strada, tra le nebbie di New Orleans e lungo gli orli delle scogliere. Spettri che devono condurla in una casupola nel bosco - il tetto innevato e uno studio insonorizzato e caldo: Una stanza tutta per sé. L'indizio è in un volume pieno di annotazioni, firmato da un'autrice di cui ha giurato alla sua psicologa non leggerà mai più un rigo e appartenuto a una compagna di corso sparita nel nulla. Una valigia recapitata per sbaglio, e Ruby ritornerà al passato, al college in cui il turbamento aveva messo radici. Lei aveva promesso di non tornare, ma alcune promesse sono fatte per essere infrante. E alcuni conti per essere saldati. E alcuni amori per condurti a overdose di barbiturici. Quello verso Mark, ad esempio: il professore più corteggiato del campus. Giovanile, bello, spezzacuori. Perché tutte le studentesse che, di nascosto, ha corteggiato sono sotto psicofarmaci?
Ambientato nel presente, in un mondo tutto al femminile in inevitabile via di estinzione, il romanzo ha consapevolezza, fascino. Il gioco è dei personaggi femminili. Donne che si ribellano strenuamente all'apertura del secolare Tarble College agli uomini. Donne che spiegano il femminismo e lo applicano alla lettera, in meticolose vendette di cui sono solo e soltanto loro sarebbero capaci. Più interessante del dimenticabile titolo italiano, quello originale: Butterfly Sister. L'evocazione dei legami di sorellanza, l'accento che è fatto pesare sulla componente in rosa, la crisalide che si spacca e la farfalla che, dopo l'attesa, spicca il volo. L'inizio ti prende per la gola e, dopo una seconda parte leggera e senza mordente che sbilancia un po' il lodevole intento iniziale, l'equilibrio si raggiunge in un finale studiatissimo, con scelte elaborate e colpi di scena – più di qualche volta – non scontantati, anche se inverisimili. Il libro delle verità nascoste è un thriller psicologico atipico, con una cornice storico-letteraria intarsiata con una fatica che il lettore, straordinariamente, non percepisce, e tematiche stimolanti. Originale il suo modo di porsi, con ironia e qualcos'altro, meno i suoi remoti moventi. Ma bastano l'atteggiamento, gli scenari stravaganti, la scrittura che, semplice, ma elegante, sembra volare. Un lucido viaggio nella follia - in mezzo a sentimenti velenosi, plagi da smascherare, boschi di "vergini suicide" - che vive, a tratti, della sua sola atmosfera. New Orleans, i quartieri decadenti, i caffè dai nomi francesi che sono salti nel tempo. L'università, le foglie autunnali che scricchiolano sotto le scarpe, i personaggi dei libri di testo che saltano fuori e ti tolgono il sonno. Per chi adora i gialli di un tempo, con poco sangue e tremarella, la tensione che ogni tanto va e ogni tanto viene, gli arrovellamenti interni, gli scenografici coups de théatre, i travestimenti e le doppie identità. Per chi odora la carta. Il mio voto: ★★★½ Il mio consiglio musicale: Philip Glass – Morning Passages (da “The Hours”)
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