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[Recensione] Il mio nome è Parvana di Deborah Ellis

Creato il 24 marzo 2014 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Il mio nome è Parvana di Deborah EllisTitolo: Il mio nome è Parvana

Autrice: Deborah Ellis

Editore: Rizzoli

Prezzo: 10€

Pagine: 222

Codice ISBN 978-88-17-06386-9

Voto:

[Recensione] Il mio nome è Parvana di Deborah Ellis

Trama:

L’auto si fermò proprio davanti alla scuola. Una portiera si aprì e volò oltre il muro e atterrò ai piedi di Parvana. Era una pietra grande come un mattone a cui era legato un foglio con dello spago. Parvana la raccolse, sciolse lo spago e aprì il foglio. Chiudete la scuola, diceva, o la pagherete cara. Chiudete la scuola o vi uccederemo.

Recensione:

Io ho amato questo libro per ragazzi, semplice chiaro, l’autrice riesce a coinvolgere il lettore durante la lettura, riesce a incuriosirlo e a farlo riflettere su un popolo lontano e su come vivono i ragazzi.

Lo stile è semplice e lineare; nel caso non si abbia letto i primi due libri si riesce ugualmente a capire l’evoluzione del romanzo.

Per capire il libro bisogna per prima cosa avere ben chiaro chi è l’autrice; Deborah Ellis è canadese, fin da piccola ha viaggiato molto con i genitori ed ha scoperto la sua vocazione alla scrittura molto presto. Verso la fine degli anni 70, aderisce ad un movimento pacifista lavorando diversi anni come volontaria; e grazie ad un premio assegnatole per una sua commedia, riesce ad ampliare la sua attività di attivista per i diritti umani. Nel 1997 ha creato l’associazione Women for Women Afghanistan che raccoglie aiuti per costruire scuole per bambine e ragazze; alla fine dello stesso anno si è recata nel paese per constatare di persona la situazione delle donne sotto il regime dei Talebani, visitando anche i campi profughi alla periferia di Peshawar in Pakistan, dove ha conosciuto proprio la madre di Parvana e le circostanze della loro storia. Dopo tale incontro scrisse una trilogia. Nel primo dei tre volumi dedicati a Parvana, intitolato Sotto il burqa, incontriamo questa ragazzina undicenne, di famiglia relativamente benestante, la cui vita cambia radicalmente quando il padre, insegnante d’inglese, viene arrestato dai Talebani. Essendo la più giovane della famiglia si traveste da maschio e lavora per le strade di Kabul come venditore ambulante per portare da mangiare alla madre e alle sorelle, che non possono più uscire di casa senza un uomo che le accompagni. Nel secondo romanzo, la ragazzina si riunisce con il padre e insieme si avventurano alla ricerca della famiglia dispersa. Il padre di Parvana però muore e lei, per sopravvivere, torna a travestirsi da maschio e percorre un itinerario drammatico e avventuroso.

In questo terzo romanzo, Il mio nome è Parvana, ormai quindicenne, torna con la madre e le sorelle in un Afghanistan liberato dai Talebani e insieme costruiscono una scuola per bambine. Il loro sogno si realizza, ma deve fare i conti con gli attentati e i militari, ma soprattutto con una mentalità chiusa e ostile verso l’istruzione femminile. Molto presto i progetti di Parvana saranno in pericolo, verrà infatti catturata dai soldati americani che la credono una terrorista, verrà messa in prigione e nel silenzio della sua ostinazione non le resta che leggere.

Infatti nonostante in Afghanistan i Talebani non siano più al potere il paese rimane ancora sotto la loro influenza; l’istruzione è vista come un qualcosa che allontanerebbe il popolo dal loro dominio e quindi qualsiasi tentativo di evoluzione viene distrutto.


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