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Recensione "Il Profumo delle Foglie di Limone" di Clara Sanchez

Creato il 08 febbraio 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
UNA STORIA D'AMORE E DI CORAGGIO, DI MEMORIA E DI COLPA, CHE RIMARRA' IMPRESSA NELL'ANIMO PER SEMPRE.
Il bestseller del passaparola che ha sorpreso la Spagna e ha dominato per mesi le classifiche di vendita.
Titolo: Il profumo delle foglie di limone Autore: Clara Sánchez Editore: Garzanti Pagine: 306 Prezzo: € 18,60
Guarda la nostra videointervista fatta all'autrice: QUI
Trama:
Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora molto caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le strade non c’è nessuno, e l’aria è pervasa da un intenso profumo di limoni che arriva fino al mare. È qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. È confusa e si sente sola, ed è alla disperata ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgo nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso.  Ma in realtà si tratta dell’inferno.
Perché Fredrik e Karin sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora, dietro il loro sguardo pacifico, covano il sogno di ricominciare. Lo sa bene Julian, scampato al campo di concentramento di Mathausen, che da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Sa bene che le loro mani sottili e rugose si sono macchiate del sangue degli innocenti. Ma ora, forse, può smascherarli e Sandra è l’unica in grado di aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi. A leggere dietro i loro silenzi, i sorrisi, le parole dette non dette, i regali. Adesso Sandra l’ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere. Perché è impossibile restituire la vita alle vittime. Ma almeno fare in modo tutto ciò che è successo non cada nell’oblio. E che il male non rimanga impunito.
RECENSIONE
Le storie non finiscono finché non abbiamo chiuso tutti i conti, finché non ci abbiamo messo un punto con la testa o con il cuore.”
Un conto in sospeso, un passato buio e opprimente e una lettera, ecco cosa porta Julián nell’afosa estate della Costa Blanca. In quello stesso tratto costiero si è rifugiata Sandra, con cuore e mente confusi dal futuro e una pancia di 5 mesi, che continua a crescere. Due persone diverse per età, carattere e visione del mondo, che intrecceranno le loro vite.

Julián, repubblicano spagnolo che ha “vissuto” l’ultimo anno di guerra nel grigiore di Mauthausen, dopo la liberazione, si è dedicato con il suo amico Salva, alla ricerca dei latitanti nazisti. Ora, proprio una sua lettera lo fa volare da Buenos Aires, con la speranza di mettere a segno un ultimo colpo: nella foto dell’articolo di giornale allegato, c’è una coppia dai tratti tanto ariani quanto i nomi, che non si sono presi la briga di cambiare. Ma quello che trova in Spagna sono la consapevolezza di essere rimasto da solo, perché Salva è morto, e una debole pista da seguire.Sandra è una bella ragazza sulla trentina, in crisi con la famiglia e con il fidanzato che non è sicura di amare. Si è ritirata nella casa al mare della sorella, per pensare e capire cosa fare del futuro, o forse la sua è solo una fuga. Un giorno, si sente male in spiaggia. A soccorrerla sono le forti mani di un alto e distinto signore dagli occhi chiari e il volto mite. Lui e sua moglie Karin, diventano in breve tempo il punto di riferimento di Sandra, i nonni cha ha sempre desiderato. Le offrono compagnia, affetto, un lavoro e ospitalità.Quando i destini di Sandra e Julián si incrociano, tutto cambia.Possibile che sia solo apparenza, che gli amabili Svedesi con cui beve tè e lavora a maglia siano i due nazisti di cui parla Julián? Una facciata ben costruita, per nascondere ai vincitori il vero volto di chi selezionava il popolo dell’eccellenza?Ecco allora, che Sandra deve scegliere: credere a quel vecchio con il fazzoletto al collo, alle sue parole, alle sue foto, ai suoi ricordi o fidarsi del suo giudizio, dei gesti, e delle abitudini di quei nonni che ha sempre desiderato. Una storia molto intensa, scritta con il punto di vista che rimbalza dall’uno all’altra, con uno stile scorrevole e spesso intimistico, che ci da libero accesso al mondo interiore dei protagonisti. Julián, segnato dall’odio e dall’orrore del campo di sterminio, che ancora vive ammantato del suo passato. Le sue parole stanno in equilibrio tra luce e ombra, per poi diventare cupe nelle descrizioni dei ricordi e delle abitudini che questi gli hanno impresso. L’appetito mai vorace, la nudità altrui insopportabile, lo scattare al minimo rumore.Sandra, che la guerra la sente proveniente da un’altra epoca, dai libri di storia e dai documentari, vive concentrata sul suo presente, sul bambino in arrivo e sul futuro che sembra rincorrerla. Sceglie di chi fidarsi, e da quel momento, si impegna nella lotta al male. Rischia tutta la propria vita e quella del piccolo che ha in grembo per raccogliere prove, aiutando non solo Julián, ma se stessa a crescere. Anche i personaggi secondari sono ben descritti, ma rimangono tutti impenetrabili. Pensieri, sentimenti e sensazioni non superano mai la facciata ben costruita, e al lettore (come a Sandra) resta solo il sapore dell’ambiguità, la certezza che ci sia molto di nascosto e non detto. Il libro è un percorso di maturazione, in cui Julián si libera un po’ del suo peso condividendolo, mentre Sandra diventa più cosciente delle proprie forze e meno ingenua. Un’amicizia che supererà la differenza generazionale, il carattere, le circostanze per dare ad entrambi la possibilità di migliorare, di fare qualcosa di buono.Una storia fatta per non dimenticare:

“In genere, nella vita normale, il bene e il male si confondono spesso, ma a Mauthausen il male era il male. (...) Non sono mai incappato nel bene assoluto, ma posso dire di aver visto da dentro il male con la M maiuscola e la sua forza demolitrice ”.
Una storia fatta per vedere anche che ne è stato di chi la guerra l’ha persa e ha dovuto rinnegare tutto quello in cui credeva ciecamente:
“Sono assolutamente convinto che la società si sia sbagliata. Sono convinto che ora (se avessimo vinto la guerra) tutto sarebbe più perfetto. (...) La colpa, i rimorsi e il pentimento frenano il progresso dell’umanità. Provi molti rimorsi quando squartano una vacca...? Se si scorge con chiarezza l’obbiettivo e il cammino per raggiungerlo e quell’ obbiettivo è globalmente buono... allora non ci sono più dubbi ”.

Un libro bellissimo, che mi ha appassionato dalle prime battute. Il ritmo è veloce, nonostante il cambio di punto di vista, a volte anche ogni pagina. Questo ripetuto cambio di prospettiva però non disturba, anzi, attira e non lascia spazio a distrazioni, facendo immergere il lettore nella vasta gamma emozionale dei due protagonisti. Unico appunto negativo, a mio avviso, va fatto al finale. Scorre via senza lasciare il segno. Si poteva approfondire di più, soprattutto sul lato emotivo, visto che era uno dei punti forti di tutta la parte precedente. L'AUTRICE:Clara Sánchez nasce a Guadalajara, nel 1955. Dopo la laurea in filologia spagnola presso l'Università Complutense di Madrid, vi si stabilisce, insegnando all’ Università nazionale per l'educazione a distanza. Nella sua carriera ha scritto prefazioni a diversi libri di autori stranieri, ha collaborato con periodici nazionali, ed ha collaborato alla serie televisiva ¡Qué grande es el cine! Con il suo romanzo d'esordio, “Piedras preciosas”(1989), si è fatta conoscere ed apprezzare dalla critica. Nel 2010, ha ricevuto lo storico e prestigioso Premio Nadal per "Il profumo delle foglie di limone”.

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