Il Tuo Meraviglioso Silenzio di Katja Millay
| Mondadori, 2014 | pag. 462 | € 14,90 |
Le sue dita non possono più correre sul pianoforte, il suo mondo pieno di note è diventato muto. Nastya era una promessa della musica, prima. Prima che tutto precipitasse, prima che la vita perdesse ogni significato. Da 452 giorni Nastya ha smesso di parlare, e il suo unico desiderio è tenere nascosto il motivo del suo silenzio. La storia di Josh non è un segreto: ha perso tragicamente i suoi cari, e solo nel recinto impenetrabile che ha costruito intorno a sé si sente al riparo dalla compassione degli altri e libero di dedicarsi in solitudine all'unica cosa che lo tiene in vita: intagliare il legno. Quando sembra non esserci più luce né speranza, Nastya e Josh si trovano e le sensazioni sopite esplodono dal corpo e dal cuore. Due lontananze si incontrano, cercando l'una nell'altra la forza per superare il passato e rinascere davvero.
Voto:
"Vivo in un mondo senza magia né miracoli. Un posto dove non ci sono chiromanti o prestigiatori, angeli o ragazzi dotati di superpoteri pronti a salvarti. Un posto dove le persone muoiono, la musica si è spenta e le cose fanno schifo."
Eccolo, eccolo, eccolo! Eccolo il libro che cercavo, il romance capace di risollevarmi dall'apatia e dalla noia, il romance come dico io. Il Tuo Meraviglioso Silenzio custodisce la triade per eccellenza: una storia dolorosamente drammatica, personaggi straordinariamente veri, e un finale che ha del miracoloso per quanto sia perfetto. No davvero, sapete quanto io ami questo genere di libri, ma spesso mi scende il sangue dal naso per colpa di epiloghi talmente zuccherosi da risultare nauseanti. Invece Katja Millay ci regala uno dei "per sempre" più belli mai scritti e a cui dedico il mezzo voto in più.
Ma partiamo dal principio. Non posso dire di aver capito subito di avere tra le mani un romanzo veramente valido, perché spesso dietro alla rappresentazione del dolore che tanto piace agli autori e ai lettori c'è sempre la solita minestra: siamo sfigati, ma insieme ce la faremo. Evviva. Batti cinque. Two is megl che one...
Questa volta no. Questa volta Nastya e Josh non ce la fanno. Sanno di non poterci riuscire, si rendono conto di essere emotivamente instabili e anche se le cause del loro dolore sono diverse la consapevolezza è la stessa.
"Morire non è poi così male dopo la prima volta.
Lo so per esperienza..."
Nastya è devastata nel corpo e nell'anima. Lei, che aveva il mondo ai suoi piedi e che poteva ambire a essere addirittura straordinaria, adesso non è più nemmeno normale. Non è nessuno. È morta. Ha il corpo ricoperto di cicatrici e la mano sinistra che era solita scivolare sui tasti del pianoforte con grazia e leggerezza è un insieme di ossa aggiustate e placche di ferro.
Nastya è una sopravvissuta. Forse dovrebbe essere grata alla vita per averle dato una seconda possibilità e forse dovrebbe aggrapparsi all'amore della sua famiglia, ma non ce la fa. A sostenerla ci sono esclusivamente l'odio, la rabbia e il terribile ricordo dell'istante in cui la sua esistenza è arrivata al capolinea.
Nastya però non vuole condividere i suoi segreti e siccome nessuno può farsi carico delle sue sofferenze, piuttosto che mentire, preferisce rifugiarsi in un silenzio che non infrange con nessuno.
Finché, dopo due anni, rivolge la sua prima parola a Josh.
Josh è il ragazzo che dalla vita non ha perso tutto, ma tutti. A una a una le persone che amava sono cadute come birilli, e ormai è così abituato a stare solo che non sa quasi più cosa sia la solitudine.
Insieme passano ore e ore nel garage di lui a lavorare il legno, un luogo che diventa un rifugio, la loro via di fuga, il loro mare della tranquillità. Più il tempo passa più uno s'insinua nei silenzi dell'altro finché questi non si spezzano.
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