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Recensione "Il Vangelo dell'Assassina" di Amanda Lind

Creato il 12 febbraio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Recensione "Il Vangelo dell'Assassina" di Amanda Lind

Pubblicato da romina
Titolo: Il vangelo dell'assassina Autrice: Amanda Lind
Genere: thriller
Editore: Longanesi Pagine: 418 Prezzo: 18 € Data di uscita: 26 gennaio 2012
Trama: Francy è una moglie, una madre e una manager. E tenere assieme i tre ruoli non è per niente facile. Soprattutto quando sei incinta di otto mesi, hai un figlio in piena crisi adolescenziale che è molto più affezionato alla babysitter che a te (e la cosa più dura da accettare è che anche tuo marito sembra preferirti la babysitter...). E poi c'è da mandare avanti l'azienda di famiglia, che attraversa un momento di crisi. Qualcuno ha tradito, e bisogna scovarlo a tutti i costi, soprattutto dopo che, durante il pranzo di Natale, Francy riceve la testa mozzata di un suo fidato collaboratore. Sì, perché Francy è a capo del più grande impero criminale di Stoccolma... Moglie, madre, in attesa del secondo figlio a breve e a capo di un'azienda in crisi. Francy è di sicuro una donna molto impegnata e il fatto che riesca a mantenere in sintonia in qualche modo tutti i pezzi della sua vita ha del miracoloso. Quando poi il periodo di crisi attraversa anche l'azienda che dirige le cose si fanno complicate, soprattutto per il fatto che la sua "azienda" non è altro che il più grande impero criminale di Stoccolma! Amanda Lind ci presenta una mafia del tutto diversa da quella a cui siamo abituati a pensare, dove i clichè maschili a cui siamo avvezzi verranno spazzati via da questa mamma di 35 anni, che vive in un mondo brutale, cinico e violento ma inevitabilmente molto divertente. RECENSIONE Avete presente Scarface, boss in canottiera e collana d’oro al collo? Dimenticate tutto, arrivano le conturbanti doppiogiochiste del crimine di Amanda Lind. Che le “Nordiche” detengano lusinghieri primati in fatto di emancipazione femminile è cosa risaputa. Ed è proprio la svedese Amanda Lind, pseudonimo che sta per Johanna Nilsson, giovane autrice che in patria è già un caso letterario, a stravolgere non pochi cliché maschili sulla mafia e sulla scena criminosa, che qui si gioca in una Stoccolma insolitamente povera di neve ma dall’aria carica di adrenalina.
“Francy aveva una doppia natura: era fragile come un guscio d’uovo e dura come il cemento armato. Poteva angosciarsi per ore per un graffio sulla macchina e poi investire qualcuno con assoluta nonchalance, se pensava che lo meritasse.”
Le oltre quattrocento pagine del romanzo scorrono in un lampo, rapide quanto i cambiamenti d’umore della volubile protagonista. Una come tante, verrebbe da dire. Donna in carriera, costantemente divisa tra pappe e pannolini con una vita coniugale insoddisfacente e a dir poco rilassata. Se non fosse per il fatto che il lavoro di Francy, ereditato dal padre, proprio comune non è. Professionista impeccabile sì, ma del crimine, Francy è specializzata in criminalità di lusso, pronta ad offrire ai suoi viziati clienti qualsiasi genere di sballo non esattamente a portata di mano: entreneuse giovani e bellissime, droga, armi.  

È proprio questa ambiguità del personaggio a renderlo originale e caratteristico. Certo, occorre prenderci un po’ la mano e lasciar scorrere le prime pagine: le incongruenze saltano subito all’occhio. Francy non ha scrupoli quando si tratta di tenere stretta l’azienda di famiglia, ma non sopporta la vista del sangue. E stride l’idea di uno spietato killer, seppur in gonnella, alle prese con l’ennesimo testimone da far parlare e che, tra uno schiaffo e una lucidata al tirapugni, pensa se sia più urgente una liposuzione sui fianchi piuttosto che una costosa ritoccatina ai glutei. Ma, superato il disagio iniziale e preso il tutto con la dovuta ironia, Amanda Lind conduce il lettore attraverso un mondo per nulla scontato, ricco di personaggi bizzarri, e lo fa in modo tutt’altro che ruffiano. 
La visione caleidoscopica dell’autrice si riflette nella molteplicità di voci e prospettive che permettono al lettore, grazie a una poliedrica narrazione in terza persona, di calarsi nelle vite degli svariati personaggi che movimentano la scena. Tutti coinvolti nel gioco a cui dovranno cercare di sopravvivere Francy e la sua banda, minacciata da inquietanti indizi che, come vuole tradizione, si manifestano in teste mozzate impacchettate e recapitate sul pianerottolo di casa. Un gioco tragicomico in cui, volutamente, si fa fatica a comprendere chi sia l’inseguito e chi l’inseguitore. Godibile soprattutto la parte centrale nella quale le due anime di Francy si legano in un ritmo vorticoso e incalzante, costantemente sul filo del rasoio, e il suo lato più umano e comune sembra quasi prendere il sopravvento, avvicinandola a noi. Perché, sembra dirci Amanda Lind, alla fine siamo tutti alle prese con gli stessi guai e le stesse critiche domande esistenziali. Sempre a chiederci dove stia il male e occuparci a fare i conti con gli spettri e i fantasmi della nostra coscienza. Ma non è che alla fine tutta la fatica di questo doppio vivere, questo continuo sdoppiarsi e triplicarsi in una pirandelliana girandola ci induce a perdere il contatto con noi stessi e con la realtà? Le risposte sono tutte in un finale non scontato, un finale che ha a che vedere con il personale e inquietante vangelo nascosto nel passato dell’assassina. L'AUTRICE:  Amanda Lind, pseudonimo di Johanna Nilsson, nonostante la giovane età è una scrittrice nota nel suo Paese, la Svezia, dove ha vinto numerosi e prestigiosi premi. Il vangelo dell’assassina ha segnato un punto di svolta nella sua già apprezzata produzione, una vera e propria bomba letteraria accolta con entusiasmo di pubblico e di critica. 

Alcune curiosità da scovare: 1. La gustosa frecciatina contro il mito Stephen King; 2. Il riferimento al bellissimo libro per ragazzi Ronja, la figlia del ladro, di Astrid Lindgren. 

3. Un po’ di sano campanilismo che forse ritorna nel nuovissimo pseudonimo scelto dall’autrice?

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