Kevin Derocher ha trentadue anni quando entra nell'ufficio di Tom Langois.
Sposato da poco, un bambino in arrivo, e il colletto della camicia di flanella rossa sollevato in modo da coprire il livido attorno alla gola, provocato dal suo tentativo di suicidio.
Dopo un consulto iniziale, il terapista è convinto che non lo vedrà mai più, ma Kevin si presenta casualmente tre anni più tardi per eseguire delle riparazioni proprio nella nuova casa di Tom.
Kevin e Tom diventano subito amici, e Tom inizia a sospettare che Kevin possa essere interessato a qualcosa di più di una semplice amicizia.
Tuttavia, Kevin sembra ossessionato da qualcosa accaduto durante la sua infanzia, qualcosa di terribile che ha dovuto chiudere fuori dalla mente. Quei ricordi soppressi gli impediscono di avvicinarsi a qualcuno senza andare nel panico o perdere il controllo, a volte violentemente.
Ma quando il suo passato comincia a riaffiorare, diventa evidente che lui possa essere la chiave di un mistero vecchio di venticinque anni: cosa è successo a Billy?
Non è un mistero: leggo tantissimo e mi appassiono a miriadi di storie, ma poche mi entrano davvero dentro. I resti di Billy è una di quelle; mi si è insinuata sotto pelle ed è penetrata sempre di più, andando ad annidarsi in profondità. La lettura di questo romanzo è stata per me un'esperienza intensa e sconvolgente ‒ al punto che l'ho terminata ieri sera e ho avuto gli incubi per tutta la notte ‒ non tanto perché tratta una tematica raccapricciante, come l'abuso sessuale sui bambini, quanto per il modo in qui affronta l'argomento, tale da calarti nei panni e nell'inconscio del protagonista.