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Recensione: "Innocenti bugie" di Elizabeth Chandler

Creato il 02 agosto 2011 da Lauragiussani
Titolo: Innocenti bugie
Autore: Elizabeth Chandler
Editore: Newton Compton
Data uscita: 23 giugno 2011
Pagine: 208
Prezzo: 9,90 euro
Wisteria, Maryland. Lauren torna nel suo paesino d’infanzia sette anni dopo la morte della povera madre, annegata misteriosamente nel fiume. Al tempo si era urlato all’omicidio e il caso era finito su tutti i giornali, ma poi la faccenda era stata messa a tacere, una volta stabilito che si era trattato di un semplice incidente. Ora Lauren è venuta a trovare la cara zia Jule, una specie di seconda madre per lei, ma quando raggiunge la sua casa sul fiume, rimane sconvolta dallo stato di abbandono in cui versa e dal comportamento della zia, che si mostra nervosa e agitata, come se stesse nascondendo qualcosa… Nora, sua cugina, continua a fissarla in silenzio con uno sguardo spettrale, e anche Nick, il fidanzatino d’un tempo, si comporta in modo ambiguo. L’atmosfera si fa sempre più pesante e Lauren si accorge che intorno a lei accadano strani incidenti, fino a quando ha la certezza che qualcuno, per qualche oscura ragione, desidera la sua morte…

RECENSIONE: "Un paesino sperduto. Un misterioso annegamento. Un segreto che lentamente riaffiora..." 
(Attenzione: spoiler!)

Questo secondo capitolo della serie “Dark secrets” è forse anche migliore del primo, "Le visioni di Megan", che ho comunque apprezzato. “Innocenti bugie” si presenta come un romanzo young adult che mescola suspense e mistero, segreti e sospetti, con l’aggiunta di una spolverata rosa e un pizzico di paranormal.
Si tratta anzitutto di un libro dal volume ingannevole le cui pagine, poco più di 200 in tutto, hanno uno spessore decisamente robusto. Carta spessa che viene sfogliata – pagina dopo pagina – accompagnando il lettore velocemente verso l’epilogo del romanzo. Una lettura veloce, dunque. Tre ore all’incirca, forse quattro.
Siamo di nuovo a Wisteria, paesino immaginario del Maryland sulle coste della Chesapeake Bay. Protagonista della vicenda è Lauren, ragazza diciassettenne che torna a Wisteria dopo ben sette anni. Un lasso di tempo non indifferente, alla base del quale c’è però un motivo ben preciso. Perché durante la sua ultima visita, quando aveva solo dieci anni, è accaduto qualcosa di brutto: la madre, Sondra, viene ritrovata morta annegata. Un episodio tragico e a tratti misterioso che l’autrice ripropone brevemente nel prologo. L’atmosfera – carica di tensione e densa di attesa – avvolge pochi istanti di un passato destinato a rimanere nella memoria dei personaggi e a farsi carico di un importante segreto.
Come negli altri libri della Chandler, anche in “Innocenti bugie” non manca la classica e adolescenziale storia d’amore. Un tocco di romanticismo appena accennato, che impreziosisce il racconto senza distogliere l’attenzione dalla trama vera e propria. E’ una cosa, questa, che ho apprezzato molto: spesso mi ritrovo a leggere di romanzi – spacciati come libri d’avventura – in cui il lato romance prende ben presto il sopravvento, arrivando a dominare addirittura la scena e portando pensieri, conversazioni, fatti ed eventi al limite del ridicolo (un esempio classico: lui e lei, in pericolo di vita e magari durante una fuga in corso, che trovano comunque il tempo di guardarsi negli occhi, rabbrividire, e fare dichiarazioni glicemiche di svariato genere). Ecco, da questo punto di vista Elizabeth Chandler ha i piedi ben piantati a terra, e di questo la ringrazio.
L’incontro con Nick, tuttavia, non è dei più originali. Stesso discorso per il ballo (mi chiedo se ci sia qualche regola non scritta che impone ad ogni Young Adult di inserire un ballo nella trama). Singolare invece è la scena post- ballo, con Nick e Lauren in mezzo a un vialetto infangato mentre piove a dirotto: una tenda di plastica a coprire entrambi, un bacio, un paio di scarpe rosse dal tacco a spillo che rimangono infilzate nella terra bagnata proprio in quel punto, mentre Lauren procede scalza verso casa e Nick si allontana con uno sguardo stranito.
Il personaggio che in assoluto mi è piaciuto di più è sicuramente Nora. Inquietante, strana, sinistra, spaventata, pericolosa o in pericolo, totalmente fobica e bisognosa di aiuto, asociale, schiva e perennemente perseguitata dalla convinzione che Sondra sia ancora lì tra loro - nelle acque piuttosto che nascosta nella rimessa delle barche – con propositi vendicativi non ben identificati. Il suo rapporto con Lauren è davvero strano: nonostante da bambine fossero molto legate (la madre di Nora – soprannominata zia Jule – era la migliore amica di Sondra nonché madrina della stessa Lauren), l’atteggiamento di Nora nei confronti della ragazza è ora freddo e scostante, spesso contraddittorio: prima le dice chiaro e tondo di non volerla lì, poi si scopre che ha battezzato “Lauren” una delle bellissime rose rampicanti delle quali si occupa da anni all’interno di una serra che - per certi versi – è ora il suo mondo.
Il ritorno di Lauren a Wisteria è quindi ricco di molte novità: se da piccola faceva comunella con Nora e litigava con la sorella maggiore, Holly, ora accade l’esatto contrario: si tiene alla larga da Nora e trova invece sostegno e aiuto in Holly. Il paffuto ragazzino di nome Nick ha lasciato il posto a un Nick diciottenne estremamente attraente. Per la prima volta, Lauren si reca inoltre alla tomba della madre. Lì, una nuova e agghiacciante scoperta: una tomba più piccola, di fianco a quella di Sondra, che riporta inciso sulla lapide “la figlia”. A fare da contorno a tutto questo, una serie di strane sensazioni, messaggi inquietanti, rumori sospetti… e soprattutto, i nodi.
I nodi sono un po’ il simbolo di questo romanzo, un tocco originale e ben pensato. Nodi che si formano da soli, nodi carichi di presunti colpevoli, nodi che non trovano una spiegazione. Poco prima che Sondra morisse, la donna restava turbata nel ritrovare le proprie collane e sciarpe annodate. Ma Sondra era dedita all’alcol, per cui Lauren all’epoca non aveva dato veramente peso alla cosa. Ora che Lauren è tornata a Wisteria, però, i nodi ricominciano a formarsi. E stavolta sembrano avercela proprio con lei. Nodi che legano i fili delle lampade, che intrecciano le corde di un’altalena fino a spezzarla. Fenomeni che sfiorano il paranormale e che troveranno una risposta a tempo debito. E un colpevole, o per meglio dire un responsabile.
La fine non è banale, ma nemmeno così inaspettata. Qualche colpo di scena centra il bersaglio, altri vengono smascherati in anticipo dal lettore. Che il colpevole non sia quello che fin dall’inizio appare tale, mi sembra scontato. Certo, capire chi è tra i rimanenti è già un altro paio di maniche, così come stabilire in quanti sono coinvolti e quali le motivazioni.
Una piccola critica: l’impiegata della banca dove Lauren va a depositare un assegno. Mi pare un po’ assurdo che la signora in questione – una volta identificata Lauren – si metta subito a parlare tranquillamente di vecchi assegni depositati da Sondra arrivando, in quattro e quattr’otto a parlare addirittura di un possibile ricatto. Detto così, su due piedi, davanti a una ragazza che conosce praticamente di vista ma che di sicuro non vede da anni. Improbabile, davvero.
Dettagli a parte, questo libro mi è piaciuto davvero molto. Suspense, misteri e sospetti la fanno da padrone, così come in “Sekrets – Le visioni di Megan”. Elimina poi qualche difetto rispetto al libro precedente, e aggiunge qualche pregio in più, arrivando a strappare – anche se non pienamente – l’ottimo giudizio dato dalle quattro stelline.
Ci tengo a precisare che si tratta di un romanzo autoconclusivo (filo conduttore della serie è l’ambientazione nell’immaginario paesino di Wisteria, ma per il resto le storie sono scollegate e gravitano attorno a personaggi diversi). Un libro piacevole, forse una lettura troppo veloce e che si esaurisce alla svelta - tanto che preferisco considerarlo un breve racconto – ma che nel suo piccolo rappresenta senz’altro una lettura estremamente piacevole, ottimo svago per un pomeriggio d’estate.

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