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Recensione: Io, killer mancato di Francesco Viviano

Creato il 13 giugno 2015 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Io, killer mancato

  • Titolo: Io, killer mancato

  • Autore: Francesco Viviano

  • Casa Editrice: Chiarelettere
  • Data pubblicazione: Settembre 2014
  • Pagine: 160
  • Genere: Giornalismo letterario, Autobiografia
  • Trama: Il ragazzo sta per ammazzare un uomo. È in un vicolo di Palermo e deve vendicare suo padre. Quel ragazzo poco più che adolescente ha imparato a sopravvivere nel cuore nero della Sicilia e ora è a un bivio. È la storia di Francesco Viviano, cresciuto tra i mafiosi e diventato uno dei più importanti inviati italiani. È la storia di un ragazzo che ce l’ha fatta. Che non si arrende ai soldi facili, che non cede alla vendetta: non vuole fare come i suoi amici e diventare il braccio destro dei boss della Piana dei Colli. Cameriere, marmista, pellicciaio, muratore, commesso. Poi la svolta, fattorino e telescriventista per l’Ansa, quindi giornalista. Prima all’Ansa, poi a “la Repubblica”. È qui che Francesco Viviano tira fuori tutto quello che ha imparato tra i vicoli di Palermo, perché lui sa come muoversi, sa con chi deve parlare e come farlo. Attraverso il suo sguardo, il lettore rivive gli anni folli delle guerre di mafia, i maxi-processi, gli omicidi Falcone e Borsellino, le grandi confessioni dei pentiti, le prime rivelazioni sulla trattativa tra mafia e Stato. “Io, killer mancato” è anche la storia dell’amicizia con Peppe D’Avanzo, Mario Francese e Attilio Bolzoni, di coloro che hanno fatto giornalismo cercando insieme gli scoop o strappandoseli di mano… 

Opinione personale:

Che cosa colpisce come prima cosa di questo libro? Il titolo. Un lampo, hai voglia di leggerlo subito, tanto più perché è una storia vera. Francesco Viviano racconta quello che potete leggere nella trama: il suo percorso, non senza sacrifici, dalla Palermo in cui i ragazzi della sua età sono solo nuove reclute, passando per l’Ansa, prima come fattorino, telescriventista e giornalista, fino ad arrivare a L

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a Repubblica. Fino ad arrivare ad essere uno dei migliori in Italia, grazie anche alle sue radici. Ciò a cui fa riferimento il titolo è quel desiderio di vendetta che accompagna Francesco fino ai suoi diciotto anni, quel bisogno che sente di vendicare la morte di suo padre, avvenuta quando lui era troppo piccolo per ricordare. L’occasione ce l’avrà, e forse davvero questa segnerà un bivio nella sua storia. Ma solo uno dei tanti bivi, perché queste pagine ce lo insegnano, tra i vicoli di Palermo ogni giorno può essere un bivio, e per Viviano è stato così.
Per lui è stato fondamentale l’affetto di sua madre e ogni suo singolo sacrificio, che l’hanno tenuto lontano da quelli che in fondo erano ancora i suoi amici, per tenersi un lavoro, uno stipendio, per aiutarla.Con un ritmo incalzante, che risalta l’aspetto più bello del giornalismo, Francesco Viviano racconta la sua storia che si intreccia, grazie ad un profondo senso di giustizia, a quella di Palermo e dell’Italia in più di mezzo secolo. Parte dalla sua infanzia, dalla storia della sua famiglia, racconta la sua adolescenza con aneddoti e storie altrui, avanza anno dopo anno, e quasi non te ne accorgi, racconta di sua madre, fiera di avere un figlio che lavora alla Repubbrica,parla di amicizie, del suo mestiere, di un’Italia corrotta e di volti già visti, amati come amici e fratelli, che lo guardano da dietro le sbarre. Che gli dicono che lui era già stato scelto per fare quella stessa vita, ma poi…

Avevo sedici anni, mi sentivo in grado di scalare le montagne, ma ero prigioniero.

Ma poi non è uno snocciolarsi di eventi vuoti, ma è il trasparire di un messaggio chiaro e forte, di tanti messaggi: il potere di un amore puro e immenso come può esserlo quello di una madre; l’evanescenza del piacere della vendetta; la forza di volontà di chi riesce ad andare contro ad un’intera organizzazione mafiosa, senza violenza, senza rancore

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; l’integrità morale e il senso di giustizia che riescono anche a contrastare leggi, ad andare oltre le barriere di Lampedusa. Ci sono poi tante cose da imparare sul mondo di Cosa nostra, ma anche sullo stato Italiano, dalle parole di pentiti, non pentiti, giornalisti.
Mi è piaciuto molto lo stile dell’autore, mi ha incantata subito, perché è schietto, racconta in un modo da rendere interessante qualunque cose e non tralascia i sentimenti: parla di sé come giornalista e come persona, in un’autobiografia a tuttotondo.
Ve lo consiglio sicuramente, perché vi aprirà un’ampia finestra su un tema di cui si parla molto, troppo, eppure, guardando ai fatti, non abbastanza. E poi perché racconta una storia che è un esempio in quanto testimonia che nascere lì, in quella strada, tra quelle persone, non ci definisce né ci ostacola, se non siamo noi a pensarlo.
E per ultimo, ma non per importanza, perché vi cattura e trascina.

“Ma lo sai che tu dovevi diventare come noialtri? Be’, ti è andata bene, altrimenti avresti passato la vita in galera oppure saresti già sottoterra”. Siccome lo guardavo sorpreso, proseguì: “Tu dovevi essere fatto uomo d’onore, eri già pronto per diventarlo perché eri molto capace e coraggioso. Ti ammiravamo. Avevi una marcia in più ed eri nella lista. Totino aveva deciso che dovevi entrare a far parte della “famiglia”. Poi, per tua fortuna e nostra sfortuna, finimmo tutti in galera e ci perdemmo di vista. Meno male per te, perché hai fatto carriera, sei diventato un giornalista anziché un mafioso. In carcere parlavamo spesso di te leggendo gli articoli che portavano la tua firma.”

Il mio voto:

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L’autore:
Francesco Viviano: nato il 25 febbraio del 1949 a Palermo, ha iniziato la carriera come fattorino all’Ansa (dove la madre faceva le pulizie) poi dal 1984 ha collaborato con Repubblica dove è stato assunto come inviato nel 1998. Autore di molti scoop, tra cui quello sulla trattativa, si è occupato delle guerre di mafia dagli anni ’80 ai 90, ha seguito tutte le stragi, tutti i processi. Inviato di guerra in Iraq ed Afghanistan, è stato premiato quattro volte cronista dell’ anno, premio giornalistico Mario Francese, Giuseppe Fava e tanti altri. Ha scritto otto libri ed è capitano di macchine diplomato al nautico. L’ultima opera è Io, killer mancato (2014, Chiarelettere)


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