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Recensione "L'amante del Doge" di C.M. Russo - Edizione Piemme 2008

Creato il 19 giugno 2012 da Lalenene @Irene_Marziali
Tutta colpa dei libri, potremmo dire. Sono, infatti, proprio gli scaffali di una biblioteca a fare da riparo e da sfondo all'inizio della storia d'amore, tanto illecita e chiacchierata quanto travolgente e determinata, di Andrea Tron e Caterina Dolfin. Fin qui non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che quella biblioteca si trovava nel palazzo dell'ambasciatore inglese a Venezia, che siamo nel 1755 e che, mentre Andrea è l'ambasciatore veneziano all'estero e futuro Doge, Caterina è una ragazza colta ed intellettuale ma povera.
L'intreccio amoroso è dei più noti agli appassionati di letteratura, o anche solo di cinema: il nobile che si innamora di una ragazza del popolino, sfidando per questo amore le regole sociali alle quali i due dovrebbero sottostare. E' tuttavia coinvolgente e non banale il modo in cui viene raccontata e l'atmosfera in cui è ambientata. Come abbiamo già detto, i personaggi si muovono fra le calli di una Venezia decadente ma ancora fiera della sua grandezza: la città dove è sempre Carnevale.
Andrea Tron, membro di una delle famiglie più importanti di Venezia nonché fra le più alte cariche della Repubblica, è l'amato e stimato protagonista maschile del romanzo: uomo nobile non solo di stirpe ma anche di modi, abile politico, uomo d'onore leale e fedele alla sua città...e donnaiolo di gran fama. Fra le relazioni più illustri a lui attribuite figura addirittura Maria Teresa d'Austria, nonché tutte le più note e più belle dame di Venezia, Parigi, Milano. Famose sono le sue doti di seduttore ma altrettanto nota è la sua incostanza amorosa.
Almeno fin tanto incontra quella giovane ragazza, intenta a leggere il proibito Rousseau accoccolata su una poltrona senza scarpe, imprecando di non riuscire a comprendere abbastanza bene il francese per poter gustare le perle filosofiche dell'autore anziché lieta di godere della grandiosa festa che si svolge al di là della porta, festa alla quale lei, estranea a quel mondo,è stata invitata solo per una serie di fortunate coincidenze. Andrea non sa spiegarsi perché proprio quella ragazzetta - lui è un uomo ormai maturo - riesce a turbarlo in misura tanto maggiore di tutte le sue altre conquiste. Eppure il lettore ne comprende facilmente il motivo: Caterina è una donna forte e determinata, colta, naturalmente raffinata, di mente aperta e di intelligenza acuta, che non si lascia plasmare dalla volontà altrui o abbindolare dal fascino del denaro e del potere. Per un uomo quale Andrea Tron, potente bello e ricco al quale ogni donna si piegherebbe, trovare una giovane ragazza capace di usarlo per i propri scopi è inusuale e paradossalmente affascinante. Ed ancor più affascinante è scoprire che quella donna, ormai scolpita nella sua mente come un'ossessione, acconsente a divenire sua amante e mantenuta, dimostrandosi disposta a rovinare così la propria reputazione sociale, con la condizione di conservare però piena indipendenza e totale controllo sulla propria vita.

"La festa in maschera" di Pietro Longhi, pittore del periodo


Una mantenuta che nel 1755 detta le regole al proprio protettore! Dobbiamo ammettere che è abbastanza inusuale, almeno quanto è raro che l'uomo acconsenta per tutta la durata della sua vita a non intromettersi nella vita privata della sua amante, le prometta di provvedere a lei anche dopo la rottura della loro relazione e mantenga poi le sue promesse! Il racconto è ancor più accattivante quando veniamo a sapere che è parte della storia. Andrea Tron e la donna che riuscì a tenere per sé il cuore di questo Don Giovanni salterino, Caterina Dolfin ( poi Dolfin Tron ) sono davvero esistiti, sebbene questa sia un'amore storico fra i meno conosciuti e "sfruttati".
Mi piace molto come la scrittrice Carla Maria Russo sa spiegarci la difficile condizione di una donna che nel Settecento decide, pur se in una società aperta come quella di Venezia, di fare richiesta di annullamento del proprio matrimonio e diventare la mantenuta dell'uomo più potente della città essendo ancora una donna sposata. ( Tanto più che la nostra eroina è stata avviata dal padre alla lettura delle opere dei philosophes francesi, letteratura proibita dall'Inquisizione veneziana ) Riesce quasi a farci sentire la sua solitudine, la sofferenza dell'esclusione sociale, gli sguardi gelidi dei passanti come dell'alta società.
L'approfondimento dei caratteri si intreccia e amalgama perfettamente con la descrizione dell'ambiente in cui si muovono e del periodo storico in cui vivono. Ci emozioniamo della loro travagliata storia d'amore ma impariamo anche a conoscere la Venezia settecentesca. Non ho letto nessun altro libro dell'autrice, quindi non posso parlarvi estesamente del suo stile. Posso dirvi che l'ho finito in un giorno e mezzo, quindi scorre molto fluidamente senza però diventare superficiale. Mi è piaciuto molto ed è riuscito a tenermi incollata alle sue pagine quasi senza interruzioni. Davvero un buon romanzo storico, nel quale si affacciano numerosi personaggi noti realmente esistiti e tutti ben gestiti nella narrazione dall'autrice.
Voto: 7 e mezzo


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