Titolo: L’Angelo Custode
Autore: Monia Iori
Editore: Linee Infinite
ISBN: 9788862470223
Numero pagine: 337
Prezzo: € 0,89
Voto:
Trama:
In una calda giornata d’estate la malinconica e sognante Nadia incontra Steve, un ragazzo apparentemente enigmatico e arrogante per il quale nutre immediatamente antipatia e fascino. Un incontro che segnerà per sempre il suo destino. Dapprima diffidente verso di lui, inizia con il tempo ad apprezzarlo e a sentire il bisogno della sua vicinanza. Ben presto il loro rapporto si trasforma da semplice conoscenza a timida amicizia, per poi sfociare in un sentimento irrefrenabile e indelebile, allo stesso tempo puro e misterioso, intimo e passionale: un’attrazione talmente forte da provocare a entrambi dolore fisico. Perché il loro non è semplice amore, è un legame che va al di là dei confini spazio-temporali e affonda le radici in un’antica quanto leggendaria profezia gelosamente custodita nel cuore della Terra. Un’unione inscindibile, mistica e autodistruttiva che li trascina in un vortice di emozioni e paure, in un sogno che volge all’incubo…
Recensione:
Questo è uno dei casi in cui sono contento di avere accettato la sfida di leggere tutta la saga di Twilight: mi sono divertito parecchio nel notare quanto questo libro sia una diligente scopiazzatura, solo che al posto dei vampiri glitterati ci sono due (mica tanto) insospettabili ragazzi di città che si scoprono (mirabile dictu!) predestinati a salvare la Terra.
Ma andiamo con calma ad analizzare i protagonisti.
Steve, bellissimo surfista dagli occhi di smeraldo, sempre pronto a sacrificarsi per la sua Bella bella, è il tradizionale bravo ragazzo d’altri tempi. Curioso, se si pensa che le stesse parole sono state usate per descrivere Edward Cullen, ma sorvoliamo.
Nadia, timida e impacciata (ricorda nessuno?), presenta tutti i tratti di una perfetta Mary Sue, le cui tipologie sono splendidamente illustrate in questo e quest’altro articolo.
I due insieme rappresentano la propria salvezza e la propria distruzione, il destino della Terra è nelle loro mani e li sovrasta nelle vesti di una profezia millenaria: decisamente è poco credibile che, dopo migliaia di anni, i due predestinati si ritrovino “casualmente” nello stesso paese, nello stesso negozio, con all’incirca la stessa età.
Prendiamo un momento per buona questa frettolosa impostazione dei fatti e andiamo più nel dettaglio per quanto riguarda il resto della trama. Anche sfogliando in fretta il libro si noteranno due particolari che, presi nell’insieme, assumono caratteristiche oltremodo irritanti: primo, qualsiasi altro personaggio è messo in secondo piano, strumentalizzato e ridotto a una semplice comparsa quando è necessario; secondo, il periodo di separazione dei due innamorati assume proporzioni esagerate. È qui che la storia diventa ancora più tediosa, ed è impossibile non pensare ai mesi catatonici di Bella Swan in cui non fa che stare a piangersi addosso, molestando il lettore con pagine e pagine di piagnistei ripetitivi.
Sarebbe stato forse un romanzo migliore se il finale fosse stato questo, il nobile intento di lasciarsi finché si è ancora in tempo, per salvarsi a vicenda. Invece, purtroppo, no. Steve e Nadia tornano prevedibilmente insieme, e qui entra in gioco l’ennesima forzatura per far quadrare in qualche modo la trama: dopo un mese di distacco decidono di sposarsi (e le parole usate da Steve, sorpresa, coincidono con quelle di Edward Cullen). E, certo, il giorno di Natale trovano negozi di abiti da sposa aperti per loro e pasticceri pronti a fornire loro creazioni, nonché a organizzare l’intera cerimonia con tanto di invitati, anelli e tutto il necessario nel giro di qualche ora.
A questo punto si innesta la nota più nitidamente fantasy, la narrazione diventa più concitata, e i due novelli sposi cercano di fuggire dal loro destino. Ho detto concitata? Volevo dire frettolosa. Dopo pagine e pagine uggiose di lamentele sulla fine di un grande amore durato qualche settimana, l’azione vera e propria è ridotta agli ultimi due-tre capitoli; come se non bastasse, riprende anche l’ennesimo tira-molla di “io mi sacrifico per salvare te” / “no, sono io che mi sacrifico per salvare te”, ripetuto quasi a ogni paragrafo con esiti fastidiosissimi.
Mi aspettavo almeno un finale un po’ più dettagliato, ma sono rimasto con il classico palmo di naso: un caos di avvenimenti condensati nelle ultime pagine si risolve in un paio di frasette predefinite buttate lì, e nient’altro. Perfino una mia amica che l’ha letto e apprezzato è rimasta molto delusa dalla conclusione!
In sostanza: stereotipi a palate, l’ennesima Mary Sue a piede libero, una trama debole e scontata.
Altro? Sì, la grammatica. Tra virgole buttate a caso, congiuntivi completamente sbalestrati e ripetizioni continue, l’impressione di trascuratezza e banalità spicca ancora più chiara.
Una piccola nota a margine: Steve dispone di due case, è il tipico bel solitario che fa grossi regali, e qua e là nel libro compare anche un personaggio di nome Grey (se ve lo state chiedendo, sì, mi sento alquanto perseguitato!). Colgo forse qualche accenno a Cinquanta Sfumature? Spero proprio di no.
Purtroppo, in conclusione, è uno dei classici libri che farebbero ammattire la maggior parte delle ragazzine di adesso. C’è da sperare che non capiti mai nelle loro mani.