Titolo: L’ebbrezza del disincanto
Autore: Karen Lojelo
Editore: Cut-Up
ISBN: 9788895246338
Numero pagine: 102
Prezzo: € 15,00
Voto: ![[Recensione] L’ebbrezza del disincanto di Karen Lojelo [Recensione] L’ebbrezza del disincanto di Karen Lojelo](http://m2.paperblog.com/i/133/1334968/recensione-lebbrezza-del-disincanto-di-karen--L-PLY4Uw.png)
Trama:
Una ragazza sola in una Parigi algida e desolante. Un professore di lettere che rifiuta ogni legame per paura e che si rifugia nella sua grande casa a spiare il mondo dalla finestra affacciata sulla piazza di Montmartre. Un romanzo d’amore, di violenza e di mistero, dove niente è quello che sembra.
Recensione:
Partiamo da un dato di fatto basilare: se un lettore compra un libro, spendendo talvolta cifre anche sproporzionate, come minimo si aspetta un testo curato. Passi qualche errore di battitura qua e là, sarò anche molesto ma finché si tratta di lievi distrazioni posso anche fare finta di niente.
Il punto è che questo libro, evidentemente, non solo manca completamente di editing, ma addirittura è stato pubblicato senza nemmeno passare per una rilettura, anche sommaria! È un disastro: virgole in posizioni assurde che sconvolgono l’intero senso della frase, spaziature inesistenti tra la punteggiatura e la parola successiva, corsivi a metà, perfino tragici errori di ortografia. Senza contare che certe frasi risultano banali, schematiche e ripetitive, e raramente i personaggi interagiscono con più di un “lui disse”-“lei rispose” e così via.
Davvero, sembra scritto da una bambina che ancora deve padroneggiare la narrativa fluente e coinvolgente.
Perché allora un voto così alto per i miei standard?
È presto detto: se fosse stata curata un po’ di più, la trama in sé avrebbe meritato cinque stelle.
Potrebbe essere uno dei più abusati cliché decadenti, il professore solitario che vive in un attico con la sola compagnia di un gatto e la ragazza dal cuore spezzato sempre accompagnata da un libro.
Quello che mi ha colpito è stato il modo in cui questo stereotipo è stato brillantemente sfatato.
La profondità psicologica dei personaggi tocca corde davvero intime in cui sentimenti sono spesso molto difficili da spiegare a chi non li ha mai provati. Come si può descrivere un’esistenza vuota e grigia, un’intera vita trascorsa a guardare scorrere il tempo rifiutandosi di prenderne parte? E come rendere a parole il cambiamento che una singola persona può apportare fin dal primo incontro casuale?
È stato questo il punto di forza del libro, quello che mi ha tenuto incollato alle pagine. Temevo che arrivasse un lieto fine a far ricadere tutta la storia nella banalità di tanti altri libri simili, ma stavolta non è stato così. Certo, la vicenda resta aperta, un lettore potrebbe benissimo immaginare le infinite possibilità che suggerisce un finale del genere; ma le pagine non danno alcuna conferma, e questa credo sia stata la caratteristica migliore.
È un libro amaro, se capita nelle mani di chi ha alle spalle un’esperienza del genere fa decisamente male trovare tutto raccontato così, nero su bianco. Portarsi dentro un segreto che nessuno può capire, isolarsi in un proprio mondo (magari bohémien come solo Montmartre può essere) in bianco e nero ma tutto sommato sicuro, vedersi all’improvviso sconvolgere la vita da una ventata di brio e novità, e infine non essere più in grado di tornare indietro quando i colori si spengono.
Non mi sono commosso, lungi da me; ma credo che, se questo libro fosse stato scritto in modo più corretto e piacevole, avrebbe meritato uno dei posti alti della mia collezione. Assolutamente consigliato a chiunque voglia metterci la buona volontà di ignorare l’inesistente cura del testo. Solo un piccolo avvertimento: i sognatori disincantati potrebbero rispecchiarsi troppo in questo abisso di disillusione, e i pensieri che ne derivano non sono la terapia ideale per la depressione.






