Magazine Cultura

Recensione "L’inverno si era sbagliato" di Louisa Young

Creato il 08 agosto 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
IL CASO EDITORIALE DI UN ROMANZO CHE HA INCANTATO GLI EDITORI DI TUTTO IL MONDO

Titolo: L'inverno si era sbagliato Titolo originale: My Dear i want to tell you Autrice: Louisa Young Casa editrice: Garzanti  Pagine: 352 Prezzo: € 18,60 Data di pubblicazione: 26 maggio 2011

Trama:  Europa 1914. La Prima Guerra Mondiale irrompe nelle vite di Riley e Nadine, amici d’infanzia che stanno scoprendo un sentimento ben più profondo; Julia e Peter una giovane coppia di neosposi e Rose cugina zitella di Peter. Ognuno di loro affronterà questa nuova realtà in maniera diversa: Riley deciderà di arruolarsi credendo che questa scelta lo farà diventare un uomo degno di Nadine. Nadine, diventerà un’infermiera volontaria curando ogni soldato ferito come se fosse il suo amato Riley. Julia, la giovane e bellissima moglie di Peter, continuerà a vivere la sua quotidianità come se fosse una realtà sospesa in attesa del ritorno del marito. Peter, un uomo di pace che durante la guerra verrà sopraffatto dagli orrori che vedrà. Infine Rose, una donna destinata ad essere la zia zitella da compatire, che troverà una nuova se stessa grazie al suo lavoro d’infermiera.

RECENSIONE Se avete acquistato questo romanzo pensando di trovare una classica storia d’amore, dove la guerra rappresenta solo un tragico sfondo alle vicende principali, allora, questa lettura non fa per voi. Il conflitto mondiale, quella veloce guerra lampo che ben presto si è trasformata in una logorante battaglia di trincea che ha bagnato copiosamente col sangue il suolo europeo, è la protagonista della storia; essa rappresenta il tragico deus ex machina che travolgerà e cambierà per sempre la vita di Riley, Nadine, Julia, Peter e Rose. 


L’autrice, con uno stile lucido e schietto, descrive con maestria l’evoluzione, la crescita, gli incubi e le fragilità dei personaggi. Mostra con tatto e sensibilità fuori dal comune i meccanismi che si innescano nelle persone quando vengono travolte da un orrore così grande. Il loro desiderio di non farsi sopraffare, la lotta per mantenere in vita l'onore e l'amore per la propria patria, la forza con cui cercano di aggrapparsi ai legami abbandonati in case colme di solitudine per non sprofondare definitivamente nell'oscuro baratro della follia e nell’insensatezza delle azioni compiute per un fine più grande: proteggere i proprio cari. 
“Per il momento li abbiamo fermati, meno male. Sono qui per un motivo. C’è un motivo in tutto questo. E’ questo il motivo.”
Così parla Riley, nell’autunno del 1914. Si trova di stanza nelle Fiandre e per la prima volta viene a contatto con il vero volto della guerra. Distruggendo finalmente il velo opaco che ricopriva i suoi occhi, scopre un'altra drammatica faccia di quel che conflitto doveva durare solo un inverno: quello che sta vivendo è solo l’inizio, e per la prima volta mette in dubbio la sua  impulsiva scelta di arruolarsi. Riley è un giovane ragazzo di 18 anni che, grazie ad una serie di fortuiti casi, ha avuto la possibilità di crearsi un’istruzione superiore alla sua bassa estrazione sociale e di conoscere Nadine, una giovane ragazza dell’alta borghesia con cui ha molti interessi in comune. Ben presto la loro amicizia si trasforma in qualcosa di ben più profondo, ma questo legame è osteggiato dai genitori di lei. Riley a quel punto decide di arruolarsi con la speranza di diventare un uomo degno della donna che ama. Affrontando la guerra, però, non sa realmente a cosa va incontro. Si accorgerà che le battaglie e la vita di trincea non lo stanno trasformando in un uomo ma in un automa, spogliato della sua umanità e della sua moralità, perché questo è l’unico modo per sopravvivere. Il conflitto non minaccerà solo il forte sentimento che lo lega a Nadine, ma anche la sua stessa sanità mentale. L’unica cosa che lo manterrà vivo sono le lettere dell’amata e il ricordo dei momenti passati insieme a lei.  

Anche per Nadine, quei lunghi anni di guerra non sono semplici, straziata dalla partenza di Riley, osteggiata dalla madre che continua a vivere nel suo idillio privato fatto di shopping e feste a Londra. Nadine si sente inutile, vive le lettere che scrive a Riley come un tradimento e una codardia, perché è consapevole che non  può capire nel profondo cosa stia vivendo al fronte. Legge nei giornali di battaglie, morti, feriti e sente la necessità di fare qualcosa, di rendersi utile e più vicina al suo amore. Decide di diventare infermiera volontaria e, per la prima volta, viene a contatto con le conseguenze della guerra sui soldati, giovani ragazzi inesperti mandati a combattere e morire per la propria patria. Nadine si tuffa in quell’orrore, nei loro incubi e dolore vedendo riflesse nei loro volti le stesse sofferenze del suo amato. Con coraggio e forza d’animo continua la sua opera di volontariato mantenendo saldo e forte il legame con Riley in attesa che l’incubo della guerra finisca per poterlo riabbracciare.

Attraverso l’utilizzo della terza persona e la scelta di dedicare ogni capitolo ad un personaggio diverso, Louisa Young ci rende spettatori dei turbamenti e i meccanismi disorientanti che la guerra provoca in coloro che la vivono sia direttamente che indirettamente e l’evoluzione del loro carattere e della loro personalità  anno dopo anno, battaglia dopo battaglia. 

Julia e Peter ne sono forse l’esempio più caratteristico. Julia, nata e cresciuta per essere una buona moglie e una perfetta padrona di casa, non può fare a meno di provare rancore nei confronti della guerra e del marito al fronte perché l’hanno spogliata dei suoi ruoli rendendo inutile la sua esistenza. Destabilizzata da questa nuova realtà, in principio, si aggrappa alla speranza che il tempo trascorso lontano dal marito sia breve e passa le sue giornate preparando l’accoglienza per il suo ritorno. Il trascorrere dei mesi vanifica questa speranza, e Julia tenta di trovare conforto e sicurezza nell’apparenza, lottando con tutta sè stessa contro il tempo che trascorre immersa nella solitudine. Questa sua scelta l’allontanerà anche dal marito Peter che durante la guerra verrà profondamente cambiato. Egli, comandante di un plotone, ogni giorno deve fare i conti con scelte e decisioni militari che porteranno sicuramente alla morte qualche suo soldato. Man mano che la guerra prosegue e i fantasmi dei morti aumentano Peter si sente sempre più sopraffatto dai sensi di colpa e dall’orrore che egli stesso involontariamente sta perpetrando. Egli non riesce più a comunicare né con il mondo esterno né con la moglie, che non vuole rendere partecipe di quello che sta vivendo, celando, nel buio della sua interiorità, il mostro in cui si sta trasformando. Il loro legame sembra spezzarsi durante la guerra, ma il profondo amore che nutrono vicendevolmente esiste, sopito ma mai dimenticato. Questo amore profondo li porterà a fare scelte a volte insensate, e per lungo tempo si frapporrà tra loro una barriera di incomunicabilità, ma quel sentimento di protezione reciproca è anche l’artefice della loro sopravvivenza e del loro desiderio di ricominciare. 

Perché è questo che l’autrice ci lascia attraverso questo romanzo: la Young mostra la capacità degli uomini di ricominciare ad amare anche dopo aver vissuto per anni nell’orrore, il desiderio di ricominciare ad affrontare la vita. Questo percorso non è semplice purtroppo e l’autrice è impeccabile nel raccontare, tramite descrizioni pungenti e disarmanti, la difficoltà dei protagonisti nell' abbandonare gli orrori della guerra per venire a patti con le persone che sono diventate. L’autrice fornisce un’importante e preciso affresco storico della vita e della società nei primi anni del 900 e durante la prima guerra mondiale. E’ un romanzo che narra anche  le tragiche condizioni di vita quotidiana dei soldati in trincea. Ci mostra il lavoro pionieristico di tutti quei medici ed infermiere che hanno assistito le migliaia di feriti provocati dalla 1° guerra mondiale, e si sofferma in particolare su coloro che con coraggio e forza d’animo si sono dedicati alla chirurgia per la ricostruzione facciale dei militari feriti durante il conflitto. 
“L’inverno si era sbagliato” è un libro potente che parla di vita, morte, rimpianti, ricordi e sogni ormai infranti. E’ una storia che parla delle oscure profondità dell’animo umano e della sua capacità di sopportare e sopravvivere. “L’inverno si era sbagliato” è un romanzo di profondo impatto: diventi involontario spettatore di quali e quanti sconvolgimenti, un evento tragico come la guerra, porta nelle persone che vi sono coinvolte. Il romanzo di Louisa Young è pregno di speranza e coraggio: mostra la forza dei legami, necessari per dare agli uomini la spinta per continuare a vivere. Descrive con delicata sensibilità come l’amore sia in grado di lenire e ricucire le ferite non solo fisiche, ma soprattutto dello spirito.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :