Pubblicato da Gabriella Parisi
"Probabilmente non c'è autrice più dotata di Kate Morton: nessuno come lei sa raccontare storie e misteri di famiglia, intrecciando le vite di oggi con quelle del passato, in perfetto stile neogotico." USA Today Autore: Kate Morton Titolo: L'ombra del silenzio Titolo originale: The secret keeper Traduzione di Alessandra Emma Giagheddu Casa editrice: Sperling & Kupfer Pagine: 552 Prezzo: € 19,90 Data pubblicazione: 30 aprile 2013 Trama: 1961. È una splendida giornata d'estate e la famiglia della sedicenne Laurel è in partenza per un picnic sulle rive del fiume che scorre vicino alla sua fattoria, nel Suffolk. Mentre tutti sono indaffarati nei preparativi, la ragazza si rifugia nella casa sull'albero della sua infanzia, e inizia a sognare. Sogna di Billy, il ragazzo che le fa battere il cuore, e di trasferirsi a Londra, dove è sicura che la aspetti un futuro straordinario. Ma prima che il sole tramonti su quel pomeriggio idilliaco, Laurel assiste, non vista, a un crimine terribile. Un segreto che custodirà per anni e anni. 2011. Come aveva spesso fantasticato, Laurel è diventata un'attrice famosa e amatissima. Nemmeno il successo, però, ha potuto dissipare le ombre lunghe di quel passato lontano. Ossessionata dagli oscuri ricordi di ciò che accadde cinquant'anni prima, Laurel ritorna alla casa nel Suffolk per ricomporre i frammenti di una storia rimasta sepolta troppo tempo. La storia di un uomo e due donne, cominciata per caso nella Londra semidistrutta dalle bombe della Seconda guerra mondiale. Una storia di passioni fatali che segnerà tragicamente i destini di quei tre giovani tanto diversi eppure uniti da un indicibile mistero. Quello che solo Laurel, testimone innocente di un delitto nell'estate della sua adolescenza, è in grado di svelare. L'ombra del silenzio è una grande saga famigliare ricca di segreti e costellata di gelosie e tradimenti dalle conseguenze tragiche quanto imprevedibili. Un romanzo travolgente, pieno di rivelazioni e svolte inattese, che incalzano il lettore fino all'ultima parola.
RECENSIONE Che Kate Morton sia una scrittrice che sa come dosare le parole, le informazioni per tenere avvinto il lettore, è indubbio. Che sappia come intrecciare le vite dei personaggi in modo da non lasciare intravedere gli indizi che portano alla soluzione finale del mistero che ci ha tenuti legati, e quasi tormentati come un tarlo per oltre cinquecento pagine, è sacrosanto. Ne L'ombra del silenzio il mistero è onnipresente e, sebbene sembri che abbiamo a disposizione più indizi di Laurel, una delle protagoniste – colei che sente di dover svelare l'enigma – proviamo una sorta di sentimento contrastante, una contraddizione che la Morton ci offre fin dalle prime pagine e che ci fa dubitare di alcuni 'fatti' che ci vengono presentati nell'arco del libro. Come ha detto la stessa Morton in un'intervista su Goodreads che abbiamo tradotto per voi nell'anteprima di questo libro, “la verità è ben celata davanti ai nostri occhi”. Le protagoniste di questo romanzo sono tre. Dorothy/Dolly Smitham è un'intraprendente ragazza di Coventry, innamorata di un giovane fotografo, Jimmy, che non appartiene alla sua classe sociale. Per lui e per liberarsi dall'oppressiva vita di provincia (il padre vorrebbe che la ragazza prendesse il suo posto di contabile nella fabbrica di biciclette per cui lavora), Dorothy si ritrova a Londra durante gli anni della Battaglia d'Inghilterra. Vivien Longmeyer ha qualche anno più di Dorothy ed è sposata con uno scrittore famoso, Henry Jenkins. Vivien è cresciuta in Inghilterra, ma proviene dall'Australia, dove un brutto incidente stradale ha spazzato via il resto della sua famiglia quando la ragazzina aveva solo otto anni. Nel 1941 Vivien vive a Londra al numero 25 di Campden Grove, nella casa di fronte a quella di Lady Gwendolyn, la ricca signora presso cui Dolly lavora come cameriera/dama di compagnia. Infine Laurel Nicolls, un'attrice caratterista affermata, figlia di Dorothy, che cerca una spiegazione a un terribile evento del passato che l'ha segnata quando aveva sedici anni. Laurel, infatti, nel 1961, ha visto la madre uccidere un uomo e, sebbene abbia dichiarato alla polizia che l'uomo aveva minacciato la madre e che si è trattato di legittima difesa, sa che Dolly e quell'uomo si conoscevano, li ha visti mentre parlavano, anche se non ha sentito cosa si dicessero. E, nel 2011, mentre Dolly è sul letto di morte, Laurel decide di scoprire cosa sia successo in realtà. Tre sono anche i piani temporali del romanzo: il pomeriggio d'estate del 1961, il fulcro attorno al quale ruotano tutti gli eventi, presenti e passati, della storia; il 2011, con Laurel adulta, o meglio, di mezza età, che sembra aver superato quel tragico pomeriggio, ma ne è ancora profondamente segnata e il 1941 a Londra, durante la battaglia d'Inghilterra, con una breve digressione al 1938 per presentarci la Dolly che è andata via da Coventry per ritrovarsi poi quasi allo sbando in tempo di guerra. E nel passaggio da un capitolo all'altro, da un periodo all'altro, i conti non tornano. Per nulla. L'incontro fra Vivien e Dolly nel 1941, che segnerà l'inizio di una nuova vita, di una seconda possibilità per Dolly, stride con tutto quello che leggeremo in seguito sul rapporto fra le due donne, lasciandoci con un dubbio che ci accompagnerà fino alla fine del libro. La Dolly del 1941 sembra completamente diversa dalla Dolly affettuosa, la madre che ha cresciuto Laurel e i suoi fratelli Rose, Iris, Daphne e Gerry; e sembra impossibile che quella stessa donna abbia ucciso un uomo a sangue freddo. Quell'uomo era Henry Jenkins, il marito di Vivien, ma per tutto l'arco del libro non si capisce quale possa essere il rapporto che intercorre fra loro due. Un mistero che è chiaro davanti ai nostri occhi, ma che la Morton riesce a mantenere celato fino all'ultimo, grazie alle sue enormi capacità narrative. Già l'incipit di questo romanzo ci fa vedere come la Morton muova i fili:
Una fattoria persa nella campagna inglese, un giorno d’estate dei primi anni Sessanta. Una casa come tante, in legno e muratura, con l’intonaco che comincia a scrostarsi e la clematide che si arrampica sui muri. Dai comignoli esce un filo di fumo, ed è facile immaginarsi del buon cibo che cuoce sulla stufa; sarà per l’orto dietro la casa, o per lo splendido scintillio delle finestre con i vetri colorati, o per le tegole perfettamente allineate sul tetto. Un semplice steccato e un cancello separano il giardino dai prati e dal bosco. Più in là, fra gli alberi, un torrente serpeggia rapido sui ciottoli, scorre allegro da secoli fra ombra e luce. La casa sorge isolata in fondo a un viale lungo e polveroso, e dalla strada non la si vede. A parte qualche sporadico colpo di vento, tutto è immobile, tutto è silenzioso. Appoggiati al tronco del glicine ci sono un paio di hula–hoop bianchi, la mania dell’anno precedente. Dal contenitore delle mollette, suo osservatorio privilegiato, un orsacchiotto con l’occhio bendato e un’aria di dignitosa tolleranza monta la guardia a un cesto verde colmo di biancheria. Una carriola piena di vasi attende paziente dentro il capanno degli attrezzi. Tutto è immobile, eppure, forse proprio per questo, l’intera scena è pervasa da una densa atmosfera di attesa, come a teatro un istante prima che gli attori entrino in scena, quando tutte le possibilità sono aperte e il destino non è ancora stato fissato dalle circostanze. «Laurel!» grida a un tratto la voce impaziente di una bambina. «Laurel! Dove sei?» In un attimo l’incanto è rotto. Le luci della sala si abbassano, il sipario si alza. Delle galline sbucate dal nulla iniziano a becchettare fra le pietre di un viottolo, una ghiandaia allunga la sua ombra sul giardino, nel prato vicino un trattore prende vita. E sopra tutto questo, sdraiata sulle assi di una casetta nascosta fra i rami di un albero, una ragazzina di sedici anni sospira succhiando una caramella.
Sembra di vedere il fermo-immagine di un film, poi a un gesto o a una parola del regista – Kate Morton – tutto prende vita e noi riusciamo a immaginare la scena che lei vuole farci vedere, esattamente come lei vuole, nulla di più, nulla di meno. Ed è proprio per questo che non riusciamo a cogliere nessuno degli indizi che ci occorrono per svelare il mistero: la regista non vuole che li vediamo e noi non lo facciamo. Splendida la ricostruzione storica della battaglia d'Inghilterra, l'aria d'incertezza della guerra, del non sapere se ci sarà un domani, non poter prevedere se la bomba successiva che cadrà avrà il tuo nome scritto sopra o distruggerà la tua casa, per cui ti ritroverai senza un tetto. Un'aria che porterà i giovani a essere irrequieti, a voler vivere intensamente le proprie vite, perché l'indomani potrebbero essere finite. Scritto in terza persona e suddiviso in quattro parti (Laurel, Dolly, Vivien e Dorothy), L'ombra del silenzio è un romanzo che, come tutte le storie di Kate Morton, sfugge a una classificazione: è un romanzo storico, ma è anche un mystery; tocca la delicata sfera dei legami e delle dinamiche famigliari, ha numerose sfumature psicologiche che quasi sfiorano il patologico e parla di violenza domestica. Si può parlare solo di narrativa di elevatissimo livello. Un'altra prova magistrale per questa scrittrice dall'indubbio talento.
L'AUTRICE Cresciuta nelle montagne del Queensland, in Australia, Kate Morton si è laureata in Arti Drammatiche e Letteratura Inglese con una tesi sulla tragedia nella letteratura vittoriana. Si è a lungo dedicata al tema del gotico nel romanzo contemporaneo. I suoi romanzi – tutti ai vertici delle classifiche internazionali – sono pubblicati in trentotto Paesi e hanno venduto sette milioni e mezzo di copie. Ritorno a Riverton Manor è stato al primo posto nelle classifiche inglesi e americane di vendita ed ha vinto il premio General Fiction Book of the Year per l’Australian Book Award nel 2007. Nel 2008 ha pubblicato The forgotten garden (Il giardino dei segreti, Sperling & Kupfer 2010) e nel 2010 The Distant Hours (Una lontana follia, Sperling & Kupfer 2011). L'ombra del silenzio è il suo quarto romanzo. Kate Morton vive col marito e due figli a Brisbane. Sito Autrice