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Recensione "L'ultima cosa che ricordo" di Andrew Klavan

Creato il 30 giugno 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,vi presento oggi la recensione del primo dei quattro libri della serie per ragazzi The Homelanders di Andrew Klavan, L'Ultima cosa che ricordo, edito in Italia da ReNoir Comics. La storia di Charlie West, adolescente americano che da una vita "normale" fatta certezze - scuola, sport e prime cotte - si risveglia all'improvviso in una realtà terribile nella quale è prima prigioniero, poi fuggitivo alla disperata ricerca della verità su chi è diventato e, soprattutto, come, perché tutti i ricordi di più di un anno della sua vita sembrano essere scomparsi nel nulla. In America sta per uscire l'ultimo volume della saga, The Final Hour - abbiamo quindi una buona scusa per "recuperare" la lettura dei primi tre appassionanti romanzi prima che questo venga tradotto nella nostra lingua. Potete leggere il primo capitolo de L'Ultima cosa che ricordo QUI.
Primo libro di una saga già opzionata per il cinema da Summit Ent (Twilight, The Hurt Locker)
Titolo: L' ultima cosa che ricordo. The HomelandersAutore: Andrew Klavan Traduttore: F. Lippi Editore: Renoir ComicsData di Pubblicazione: Luglio 2010Pagine: 304Prezzo: € 11,90Trama: Charlie West era un comune adolescente: un discreto studente, cintura nera di karate. Eppure, un giorno si sveglia dolorante, legato a una sedia, di fianco a un tavolo colmo di strumenti di tortura. Riuscito a scappare ai suoi rapitori, il giovane scopre di essere ricercato dalla polizia, ma ne ignora il motivo. Inizia così un percorso per scoprire la verità e, al contempo, salvare se stesso. A complicare ulteriormente una trama già intricata e colma di mistero, subentra un complotto per assassinare un funzionario governativo. E Charlie è pronto a rischiare la vita per sventarlo...
RECENSIONE
Può essere incredibilmente difficile. Continuare ad avere fede, andare avanti. Può essere più difficile di quanto avessi mai immaginato. A volte ti capitano delle cose, cose veramente orribili e ingiuste, che ti fanno sentire talmente male che non sei più nemmeno sicuro di chi sei veramente, se hai ragione o torto, se sei buono o cattivo. A volte ti senti come se non avessi nessuno a cui appoggiarti, sei così solo e spaventato che riesci a malapena a muoverti e così stanco che vuoi solo rannicchiarti come una palla e dormire per sempre.
Charlie West ha diciassette anni, frequenta le superiori, ama lo sport – è cintura nera di karate – e ha una cotta per una compagna di scuola, Beth. È un ragazzo equilibrato, ha una famiglia cosiddetta “nella norma”, non patisce particolari drammi personali e cerca di vivere secondo le regole della giustizia e del rispetto del prossimo. Le sue giornate scorrono tra casa, scuola e la palestra del sensei Mike, ex militare che si impegna a trasmettere ai suoi allievi non solo l’amore per le arti marziali e il senso della disciplina, ma anche la stima e la fiducia nelle loro potenzialità. Charlie cerca di fare tesoro di questi insegnamenti, e di applicarli quotidianamente in ogni occasione, ed è convinto che a ogni questione, per quanto possa sembrare impossibile, ci sia una risposta. 
Tale convinzione sembra essere messa irreversibilmente in dubbio il mattino in cui il ragazzo si sveglia in una stanza sconosciuta, legato ad una sedia, il corpo ricoperto di lividi e ferite. Da alcuni stralci di conversazione dei suoi carcerieri, fuori dalla porta della sua cella, capisce di essere in pericolo mortale: un’iniezione letale sta per porre fine bruscamente alla sua giovane vita. Il suo spirito combattivo e il suo indomito istinto di sopravvivenza lo spingono però a liberarsi e a fuggire attraverso mille pericoli, alla ricerca della verità e dei suoi ricordi perduti. Cosa può essergli mai accaduto? 
Ricorda di essersi addormentato appena la sera prima nel suo letto, dopo aver sorriso guardando il numero di telefono che Beth gli aveva scritto a penna sul dorso della mano… come può essersi ritrovato all’improvviso in una situazione così estrema, così drammatica? 
 Durante la sua rocambolesca fuga Charlie scopre che la sua situazione è ancora più difficile di quanto poteva sembrare all’inizio, se possibile, poiché è passato più di un anno da quell’ultima sera “normale” della sua vita. Come se non bastasse, alle costole non ha solo i suoi misteriosi carcerieri, ma anche la polizia: è infatti accusato dell’omicidio del suo amico Alex.


Un tempo vicino e migliore amico del nostro eroe, Alex si era trasferito a seguito della separazione dei suoi genitori, e all'allontanamento fisico era seguito anche quello affettivo, soprattutto perché quest’ultimo non riusciva più a condividere l’ottimismo incondizionato di Charlie, facendosi travolgere dallo sconvolgimento emotivo conseguente alle difficoltà che, così giovane, era costretto suo malgrado a dover subire. Charlie ricorda di aver discusso animatamente con Alex, è uno degli ultimi vividi ricordi prima che il mondo gli crollasse addosso. Ma arrivare addirittura ad ucciderlo? Si rifiuta categoricamente di poterlo credere.  
La verità è che non sapevo cosa credere di me stesso. Un tribunale diceva che avevo ucciso Alex Hauser. Orton diceva che ero un Homelander come lui. Non ricordavo niente della mia vita normale, ferma a un anno prima. Forse era tutto vero. Forse ero il criminale che dicevano... Sapevo che tutti i fatti sembravano contro di me... Ma sapevo che non era così. Lo sapevo che non avrei mai ucciso nessuno, mai attaccato il Paese che amavo. Come potevo costituirmi e finire in prigione prima di avere una possibilità di capire cos'era successo? Sapevo che non ero solo. Non ero mai solo... Sapevo che dovevo trovare la verità a qualunque costo. Dissi una preghiera veloce mentre mi facevo largo nelle profondità della foresta. E cominciai a correre.
Charlie si trova così a dover fuggire da tutti, “buoni” compresi, rifiutando di essere etichettato come assassino, rifiutando l’idea di poter anche lontanamente appartenere al gruppo degli Homelander – guerriglieri americani assoldati dagli islamici per minare dall’interno il Paese – come gli confessa un presunto “collega”, assoldato per uccidere il Segretario di Stato Richard Yarrow prima che incontri il Presidente per discutere con lui riguardo la necessità di incrementare le difese nazionali contro il terrorismo. Riuscirà il protagonista del nostro romanzo a sventare coraggiosamente l’attentato contro Yarrow, mettendo ancora una volta a rischio la sua libertà e la sua credibilità?  
Lo stile di Klavan è estremamente scorrevole, il racconto procede fluido e senza intoppi, molto simile alle avventure di un fumetto della Marvel, fornendo al lettore diversi spunti emotivi e “visivi” immediati, mentre lo appassiona con convinzione alla storia di Charlie e lo invita come percorso naturale alla lettura degli altri volumi che compongono la saga. L’esperienza estrema del protagonista, che butta all’aria dal giorno alla notte tutti i punti fermi della sua esistenza, può fornire non pochi spunti di riflessione, mentre regala l’immagine di un nuovo eroe di tutti i giorni, fermamente convinto della propria integrità, anche quando il resto del mondo dubita di lui. Da regalare, un esempio positivo di forza e determinazione per i nostri “colleghi” librofili più giovani.
L'AUTORE:(1954, New York), ha esordito nel panorama letterario nel 1977 ed è autore di numerosi thriller di successo pubblicati in Italia da Longanesi e TEA. Alcuni romanzi sono stati adattati per il cinema come Don’t say a word con Michael Douglas(di cui anche ha curato la sceneggiatura) e True crime - Fino a prova contraria con Clint Eastwood. Ha vinto per due volte l’Edgar Allan Poe Award, prestigioso premio americano nell’ambito dei generi horror, giallo e thriller. QUESTO il suo sito internet.

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