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Recensione "La biblioteca dei segreti" di Rachel Hore

Creato il 03 ottobre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Una situazione tranquilla, descritta con un ritmo pacato e un respiro squisitamente inglese, permeano questo romanzo, ma come nelle dimore placide e maestose, giunte con grazia solenne da un passato glorioso, si nascondono i fantasmi inquieti di segreti terribili e inconfessati così nella vita di Jude e di coloro che gravitano intorno a lei si insinuano misteri inattaccabili dalla razionalità che suscitano brividi inattesi nel lettore.
Titolo: La Biblioteca dei Segreti
Autore: Rachel Hore
Editore: Corbaccio Traduzione: Chiara Brovelli Pagine: 448 Prezzo: € 19.60  Trama: Jude, che lavora presso una casa d’aste di Londra, viene incaricata di valutare la collezione di libri e strumenti astronomici del XVIII secolo appartenenti a una famiglia del Norfolk, suo paese d’origine, dove ancora vivono la sorella Claire con la piccola Summer e la nonna. Vedova da poco, Jude lascia volentieri Londra: Starbrough Hall si rivela una casa con una storia interessante proprio come i libri di Anthony Wickham e il diario scritto da Esther, la ragazza da lui adottata. C’è però qualcosa che per Jude è ancora più sconvolgente: un sogno. Un sogno ricorrente che fa anche sua nipote e che ritrova nelle pagine del diario che ha scoperto: lei cammina nel bosco al buio, incespica, si perde, e chiama sua madre. Si sveglia prima della fine del sogno e quindi non sa se riesce poi a trovarla, ma tutto sembra reale: la terra e i rami sotto i suoi passi, il profumo degli alberi, il freddo della notte e soprattutto il panico disperato che prova mentre cerca di svegliarsi. Ma può uno stesso sogno tormentare più persone di una stessa famiglia ed essere condiviso con altre? C’è un legame tra questi incubi e l’osservatorio di Starbrough, la fatiscente torre nella foresta da cui Wickham ed Esther osservavano il cielo notturno secoli prima? E perché Claire è così tesa, come mai il suo rapporto con Jude è ora sul punto di incrinarsi? C’è qualcosa che nasconde oppure un’antica gelosia tra sorelle si riaffaccia adesso che sono adulte? Con l’aiuto di Euan, uno scrittore naturalista, Jude troverà le risposte e riuscirà forse ad abbandonare i tristi ricordi e a tornare ad amare.
RECENSIONE La biblioteca dei segreti è un libro scritto sapientemente: ha un ritmo tranquillo, ma mai pesante, dialoghi, descrizioni e atmosfere sono ben calibrati e la storia si dispiega lentamente, senza guizzi o variazioni brusche. Il perché di ciò lo si comprende meglio quando si scopre che l'autrice, Rachel Hore, è stata l'editor di una casa editrice londinese e che insegna editoria all'università e scrittura creativa. Come spesso avviene nel mondo anglosassone il romanzo è attentamente costruito come fosse un edificio solido e slanciato con un equilibrio studiato di pieni e di vuoti.
Jude è una giovane donna in cui ci si può immedesimare, ha pensieri normali e preoccupazioni normali, ma anche un sordo dolore interno, la perdita del marito mai del tutto superata. Non è una donna d'azione, lavora in una casa d'aste e ama la ricerca storica. E' insomma in una situazione di impasse quando il lavoro la porta a scoprire una vicenda avvenuta nel 1700 che però sembra misteriosamente riguardarla. Infatti la storia di questi personaggi che piano piano anche il lettore scopre, attraverso diari che hanno miracolosamente valicato i secoli, porta Jude a scoprire i luoghi e i fatti del suo luogo di nascita e della sua famiglia. Jude è una donna reale ed è il tramite attraverso cui anche noi siamo chiamati a subire il fascino dell'astronomia pionieristica della metà del Settecento. Questo amore per le stelle porta i personaggi del presente e del passato a gravitare intorno a una torre per l'osservazione degli astri, chiamata “folie”, innalzata nel XVIII secolo in una zona fitta di foresta e che sembra satura di una maledizione antica.
Il segreto del fascino di questo libro forse sta proprio in questa “zona morta” metaforica: da Londra e dalle pressioni lavorative di una casa d'aste in difficoltà Jude giunge nella tranquilla provincia. È come se l'invito fosse cifrato: abbandoniamo la nostra zona razionale e indaghiamo nei sottofondi della nostra identità e dei nostri veri desideri. Qui è possibile imbattersi nelle pieghe oscure e pericolose di un inconscio ancestrale che lancia messaggi destabilizzanti e smuove le certezze.
Questo libro suscita autentici brividi, perché il terreno tranquillo della razionalità è abbandonato impercettibilmente e quasi non ci si capacita degli incubi ricorrenti che passano da una generazione all'altra e affondano nel passato. Per questo il mistero fa ancora più paura, perché è intrecciato con la normalità. La folie e la selva che la nasconde sono perfette metafore di ciò che è sconosciuto e non si può affrontare armati delle normali categorie conoscitive. Non a caso Euan, il calmo e sensibile personaggio maschile che discretamente entra nella vita di Jude e che svolge la funzione virgiliana di guida, è un artista e un naturalista. La natura può essere affrontata con rispetto e attenzione da chi conosce le sue leggi – belle le scene notturne dell'osservazione delle stelle e dello studio delle falene – a condizione che si accettino le sue condizioni: la notte e il pericolo. E l'arte è ciò che avvicina all'inconscio meglio che non altri mezzi d'indagine. Infatti sarà un dipinto che svelerà alcuni misteri, come la costante presenza degli zingari, altro castone di inquietudine nella superficie della normalità, o una bellissima collana di stelle di diamanti o un'angosciosa ricerca di aiuto in una oscura foresta notturna con l'eco di una voce infantile sconosciuta che invoca “Maman!”.
L'affermarsi inesorabile della scienza settecentesca contrasta volutamente con le presenze inquietanti e misteriose che riguardano i protagonisti del passato e del presente. Rachel Hore gioca con il mistero ricamandolo come un filo rosso nella trama di un'apparente tranquillità, ma è la razionalità che alla fine consegue la vittoria perché il lento lavoro d'indagine della protagonista svela i segreti, dopo aver accettato la condizione che non tutto sia razionalizzabile. Linguaggio scorrevole, e descrizioni accurate ma mai pesanti rendono questo romanzo davvero una piacevole lettura. Unica pecca forse alcune parti in cui si sente la presenza di allungamenti di brodo sostanzialmente inutili alla narrazione e una mancanza molto anglosassone di passione e urgenza di comunicare un contenuto sentito. Forse ingenuità della traduzione portano a espressioni desuete come “pigna di libri” o alla protagonista appellata come “la giovane” come fossimo in un vecchio “Liala”. Di Rachel Hore è uscito a settembre 2011 in Inghilterra il nuovo libro A Gathering Storm che speriamo sia presto tradotto in Italia. L'AUTORE: Rachel Hore è responsabile editoriale per la narrativa di una casa editrice londinese e scrive dal 2001. Collabora con il Guardian, l’Independent on Sunday e Literary Reviews, e insegna Editoria presso l’University of East Anglia. Vive a Norwich, nel Norfolk, con il marito, lo scrittore D.J. Taylor, e i loro tre figli.

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