Titolo: La città degli amori infedeli
Autore: Najan El Hachmi
Prezzo: 9.90€
Num. Pagine: 309
Editore: Newton & Compton Editore
ISBN: 978-88-541-3562-8
Voto:
Trama:
Mimoun Driouch ha scelto la sua sposa, come gli impongono le tradizioni del Marocco. Ma poi, geloso e possessivo, ha trasformato la vita della moglie in un inferno: l’ha tradita e umiliata, si è trasferito in Catalogna alla ricerca della propria strada, abbandonandola per anni, per poi tornare a ossessionarla con i suoi terribili sospetti. Quando nasce la prima figlia, Mimoun sembra cambiare. Negli occhi grandi di quella bambina vede il suo riscatto sociale e con lei accanto per la prima volta nella vita assapora la felicità. Ma quando la giovane figlia prediletta diventa una donna, anche lei cade vittima delle sue violenze e della sua prepotenza. Decisa a trovare un perché agli inspiegabili abusi del padre, la ragazza comincia a ripercorrere la storia della famiglia. Cosa ha reso Mimoun una persona così autoritaria e dispotica? Cosa c’è di tanto terribile nel suo passato, da aver trasformato un bambino innocente in un uomo spietato e folle? Un racconto appassionato, feroce e struggente, una storia di separazioni e abbandoni, di lotta contro tradizioni antiche.
Recensione:
Mentre in libreria sfogliavo questo libro mi ha colpito la frase, “Questa è l’unica verità che vi vogliamo raccontare, quella di un padre che deve affrontare la frustrazione di non poter compiere il proprio destino, quello di una figlia che, senza averlo deciso, cambiò per sempre la storia dei Driouch”, per pura e semplice curiosità ho deciso di acquistarlo e sinceramente non sono rimasta delusa.
Una storia appasionata, la storia di un padre e di una figlia, dove il padre che tra scatti d’ira e violenze tiene in ostaggio la sua famiglia, le sue donne e i suoi figli sono continuamente umiliati dai suoi continui tradimenti, fino ad arrivare a lasciarli soli per anni fuggendo in Spagna ove darà ancora il peggio di sé. Tornato dopo anni in patria continuerà ad esercitare lo stesso potere, fino a quando la figlia non decide di ripercorrere la vita di quel Mimou, grande patriarca, per capire da dove scaturisce la sua condotta. Dall’infanzia, ove le donne della sua famiglia cercano di giustificare ogni suo atteggiamento, attribuendo la colpa prima a uno schiaffo e poi a un’apparizione avvenuta nel fiume durante un matrimonio. Dal presunto omicidio di suo fratello al continuo controllo sulle sorelle. Dal matrimonio ai tradimenti continui. Dal ricongiungimento famigliare a Barcellona fino alle continue sottomissioni dei componenti della famiglia. La figlia però a un certo punto senza saperlo cambierà il corso del destino e Mimou diventerà l’ultimo patriarca. Ma sul come tutto ciò accadrà ve lo lascio scoprire a chi lo leggerà.
L’autrice utilizza una scrittura semplice e lineare, riesce a mantenere vivo l’interesse nel lettore per tutto il romanzo non risultando mai noioso o troppo descrittivo. L’unica nota stonata, secondo me è che cambiando il titolo originario il libro perde un po’ della sua identità e il lettore non riesce a capirne il vero significato fino a quando non arriva a metà libro circa.