oggi è con vero piacere che vi suggerisco un libro davvero affascinante, sugli scaffali delle nostre librerie dal 09 dicembre 2010 grazie ad Aliberti Editore. Qualche tempo fa ne avevo proposto l'anteprima perché mi aveva attirato moltissimo e sono più che lieta che la promessa contenuta nella breve anticipazione si sia pienamente mantenuta! Presto avremo anche il piacere di intervistare l'autore, e non vedo l'ora di poter scambiare due parole con lui!
Trama:
Unica sopravissuta a un naufragio sulle coste dell'Asia Minore, la spartana Lysandra finisce nelle mani di Lucio Balbo, il proprietario di un ludus nei pressi di Alicarnasso, nel cuore dell'Impero Romano d'Oriente, dove vengono addestrate giovani gladiatrici. La fiera Lysandra, discendetnte da un antico ordine di sacerdotesse guerriere, non accetta il suo nuovo status di schiava. Costretta a combattere nell'arena per riottenere la libertà, grazie alla sua straordinaria abilità nell'arte gladiatoria, conquista l'adorazione delle folle, esibendosi con il nome di battaglia di Achillia, e si guadagna il rispetto del lanista, il proprietario della scuola. Dotata di un carisma da leader, grazie all'eccezionale destrezza con le armi, la gladiatrice sconfigge una dopo l'altra le avversarie più temibili , fino alla sua nemica giurata, Sorina, a capo del clan barbarico del ludus. Dell'ultimo spettacolare combattimento, organizzato in onore dell'emissario imperiale in visita alla città, Lysandra affronterà la sua prova più difficile: una sfida all'ultimo sangue. Le avvincenti descrizioni dei combattimenti e l'appassionante ricostruzione della vita all'interno del campo, tra la durezza dell'addestramento, le umiliazioni subite dalle schiave, lo spirito di squadra che unisce tra loro le lottatrici, non senza qualche incursione nell'amore saffico, fanno di questo romanzo un affascinante affresco storico che rivela aspetti inediti dell'antica roma al tempo di Domiziano.
RECENSIONEQuesto libro di Whitfield è davvero un’ottima prova d’esordio. Oltre a poter vantare una certa originalità del soggetto, è ben costruito, lineare, non si perde mai in dettagli fuorvianti solo per il piacere di virtuosismi stilistici o narrativi. Eppure, nonostante questa semplicità, al contempo riesce a regalarci un affresco storico straordinario, forse poco umano, a tratti segnato dalle tinte rosso sangue della violenza, ma anche da quelle color oro del sentimento, della tenacia, della capacità della donna di reazione e passione. E il libro è soprattutto uno sguardo aperto su quella che era la realtà della Pax Romana, uno sguardo “dal basso” perché avviene attraverso gli occhi della gente del popolo che ha subito la Storia e non da quelli dei grandi che l’hanno fatta…
Lysandra è una sacerdotessa di un ordine religioso paramilitare dedito al culto della dea Atena a Sparta. Partita via mare per una missione con fini proselitistici, si ritrova ad essere l’unica sopravvissuta del naufragio in cui rovina la nave su cui sta viaggiando. Catturata dagli uomini del lanista (termine che nell’antica Roma indicava i maestri e i proprietari di scuole per gladiatori) Lucio Balbo, viene condotta nel suo ludus e costretta a sopravvivere lottando come gladiatrice con il nome di Achillia. Di una bellezza straordinaria, ieratica, “i suoi capelli, neri come la notte, contrastavano con una pelle chiarissima, quasi di alabastro […] lo sguardo azzurro ghiaccio, vigile e penetrante […] la bellezza delle sculture di marmo, serena e distante […]”, Lysandra viene accolta da insegnanti e compagne in modi che non conoscono sfumature, perché è impossibile rimanere indifferenti alla sua personalità. È testarda e arrogante, altezzosa e sprezzante; e nonostante sia evidentemente intelligente e abbia un indubbio bagaglio culturale, è vincolata dai limiti dettati dalla sua appartenenza a una civiltà rigida e fossilizzata, quella spartana.
Indubbiamente quindi è un personaggio col quale è difficile entrare subito in empatia. Eppure è proprio il retaggio spartano, quello dell’agoghé (il rigoroso regime di educazione e allenamento spartano), che le ha elargito capacità di distacco, di sopportazione del sacrificio, di estrema alterigia, a salvarla e a permetterle di sopravvivere a tutte le prove e a tutte le tragedie cui il suo cammino la espone: la schiavitù, la violenza degli scontri nell’arena, la perdita del suo unico amore, uno stupro particolarmente feroce e disumano…
Questo difficile cammino si apre proprio con la prova che forse più di ogni altra rischia di annientarla, il divenire schiava, perché la annulla nella sua essenza di spartana, in ciò che la identifica come individuo:
“Schiavitù.La parola stessa era un insulto verso tutto ciò che era Sparta, tutto ciò che era lei. Con quel crudele verdetto Balbo l’aveva privata dell’essenza stessa di essere umano, rendendola spregevole ai suoi stessi occhi.”Lysandra riesce a superare l’impasse dovuto allo shock iniziale solo grazie allo scaltro aiuto di un altro sacerdote elleno, Telemaco, ingaggiato da Lucio Balbo stesso, che la convincerà che la schiavitù e l’arena sono il palesarsi dell’elezione da parte della dea Atena della sua sacerdotessa. Forte di questa convinzione Lysandra userà la propria prigionia come una via concreta per portare a termine la sua missione di proselitismo che innalza la dea Atena e la civiltà spartana sopra tutte le altre. Sarà invece l’amore ricambiato per la bella barbara Eirianwen a insegnarle ad allentare il cuore e la rigidità, anche corporale, in grazia del piacere affettivo e fisico; e anche ad insegnarle a guardare al mondo, e in particolare ai “barbari”, con occhi meno severi e selettivi di quelli spartani.Ma anche al termine di questo doloroso percorso, anche dopo gli insegnamenti e l’affetto dell’amico Telemaco e dell’amata Eirianwen, Lysandra non è una donna migliore. Riuscirà a sconfiggere le sue due nemesi, il maestro nubiano Nastasen e la capoclan dei barbari all’interno del ludus Sorina:
“Finirono la cena in allegria e Lysandra dovette ammettere che, sebbene continuasse a mantenere un certo distacco, era felice di essersi lasciata accogliere nel gruppo. Ovviamente quegli spiriti rozzi e poco istruiti non potevano che beneficiare della sua compagnia. Non bastava aver dimostrato loro le sue prodezze in combattimento; doveva esibire la propria superiorità anche in tutti gli altri campi. Imparare un po’ delle buone maniere spartane non avrebbe fatto loro che bene, pensò.”
“Capì che entrambi incarnavano la sua nemesis: uno nero, l’altra bianca; uno maschio, l’altra femmina; uno le aveva preso la verginità, l’altra l’amore della sua vita.”ma la sua vittoria sarà soprattutto sul “campo” e non dentro di sé; fedele alla propria visione del mondo, semplicemente vincerà per la sua capacità di adattamento, e non per una crescita interiore che la rende più ricca… piuttosto, la Lysandra “finale” è il risultato di tante piccole e grandi sottrazioni. Infatti, conquistato l’affetto di alcuni amici, ottenuta la libertà e la gestione del ludus, si troverà a domandarsi cosa fare della propria vita… e a scoprire che di quella che era, una spartana, una sacerdotessa, una guerriera, è rimasta solo la gladiatrice. Sarà il prossimo libro di Whitfield, il seguito di questo ottimo Gladiatrix, a svelarci il cuore e le scelte della nuova Lysandra.
"Il mondo è Roma."Più ancora dell’avvincente e struggente storia di Lysandra, ciò che ho amato del libro è senza dubbio la ricchezza di prospettive con cui propone la Storia, quella con l’iniziale maiuscola, che è insieme sfondo e sceneggiatrice e regista dell’intera vicenda.
Il microcosmo del ludus è uno specchio di quello che in grande è la realtà della Pax Romana. Siamo ai tempi dell’imperatore Tito Flavio Domiziano (51-96 d.C.) e Roma sta vivendo un lungo periodo di pace imponendo il proprio sistema legale su tutti gli stati all’interno dell’Impero Romano, e non subendo né gravi invasioni né le conseguenze di guerre civili. I popoli conquistati o soggiogati da Roma sono moltissimi, dalle varie tribù barbare alle nobili civiltà dell’Asia Minore e dell’intero bacino del Mediterraneo. E all’interno del ludus ritroviamo i rappresentanti di tutte queste realtà, che persino nella condivisione di una condizione comune di schiavitù, mantengono le loro dissimilitudini, trasformando il microcosmo del ludus in una babele di pensieri e di Weltanschauung (visione del mondo). Whitfield gestisce sapientemente queste modalità interpretative del mondo proponendole attraverso gli occhi dei protagonisti e consentendoci, come dicevo sopra, uno “sguardo dal basso” alla Storia che accompagna il nascere di interessanti riflessioni.
Alle manie di organizzazione e di controllo sul mondo e sugli altri tipiche dei Romani e comunque in generale delle grandi civiltà del Mediterraneo, si contrappongono invece il senso di libertà e il rispetto per la Grande Madre Terra dei popoli “barbari”:
“I Greci e i Romani si vantano continuamente delle loro imprese , ma che cosa hanno dato i loro popoli al mondo? Il cancro della pietra e il fuoco della guerra. Il più grande tra i Greci, Alessandro Magno, non era forse un conquistatore, uno sterminatore di popoli? I Romani hanno il loro Cesare e lo venerano come un dio.”
“<<Romani bastardi, nel migliore dei casi preferiscono vederci morte. Nel peggiore, ti rendono una di loro. Ma non mi farò corrompere. […] Non porta forse i segni della piaga romana, la Britannia? I campi sono stati infestati da escrescenze di pietra, strade come spade hanno squarciato il cuore della grande Madre. Puah!>>.”Non mancano in questo continuo confronto di civiltà momenti assolutamente esilaranti! Ad esempio se appena dopo una tirata contro il dominio degli irrispettosi romani da parte di una gladiatrice “barbara”, leggiamo a proposito del romano Lucio Balbo: “si ergeva una grossa statua di Atena […] e Balbo chinò il capo con deferenza. Come tutti i Romani, portava un sano rispetto per le religioni straniere”; oppure quando poche pagine dopo aver assistito all’ennesimo pensiero arrogante di Lysandra contro il grezzo latino di una guardia, il colto ateniese Telemaco si lamenta tra sé e sé della rozza cadenza strascicata del greco della stessa spartana!
Insomma, davvero un buon libro, capace di far appassionare alla storia della sua protagonista, di far riflettere e di far ridere! Lo consiglio a tutti!
L'AUTORE Russell Whitfield (Shepherds Bush, Londra 1971), da sempre appassionato di storia antica, romana e greca in particolare, ha coltivato a lungo il suo amore per la musica heavy-metal suonando in una band che però non ha mai sfondato. Romanziere quasi per caso, con La gladiatrice ha ottenuto un gran successo e attualmente sta lavorando a un sequel!per il sito dell'autore QUI