Eccomi di nuovo qui a recensire la seconda parte della biografia di Christiane F., meno famosa di Noi ragazzi dello zoo di Berlino (cliccate qui per la recensione) e a dire il vero anche meno sconvolgente, ma comunque consigliata.
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Titolo: La mia seconda vita (Christian F., Mein zweites Leben)
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Autore: Christiane F., Sonja Vukovic
- Casa Editrice: Rizzoli
- Data pubblicazione: 2013
- Prima edizione italiana: 2014
- Pagine: 229
- Genere: Autobiografia
- Trama: Trentacinque anni dopo “Noi i ragazzi dello zoo di Berlino”, Christiane ci impressiona e ci commuove come allora raccontandoci un’intera vita di solitudine e disperazione: la disintossicazione, gli anni felici e folli insieme agli idoli del rock e della letteratura, le ricadute, la lotta per la sopravvivenza in un carcere femminile, le amicizie pericolose, le malattie; gli aborti, e un figlio adolescente di cui le è stata sottratta la custodia. Christiane non ha paura di scoprirsi, ed è ancora una volta la sua spietata onestà a fare di questo memoir un racconto coraggioso e commovente.
Opinione personale:
Dopo molti anni Christiane F. torna a raccontare la storia che ha scioccato milioni di lettori in tutto il mondo: la sua. Sono passati ormai 35 anni dalle vicende raccontate in “Noi ragazzi dello zoo di Berlino” e il racconto riprende proprio da lì, da dove l’avevamo lasciata. Ma non è proprio come se non si fosse mai interrotta: questa volta mi sono trovata a leggere le parole di una donna adulta, ovviamente molto diversa dalla quindicenne che era. Per cominciare è più consapevole: capisce tutti gli sbagli che ha fatto, è in grado di analizzare gli eventi, di trovare le cause e soprattutto di darsi le colpe che merita. Solo adesso sono riuscita a capirla come persona, a conoscerla: in Noi ragazzi dello zoo di Berlino era l‘eroina la vera protagonista, e Christiane non era altro che una dipendente. Il suo carattere non emergeva, e a dire la verità, oltre al fatto che amasse gli animali, non si poteva capire molto altro. In questo senso leggere il libro è stato più piacevole di quanto non fosse nella prima parte, perché si è portati ad una riflessione e ad una comprensione maggiore. Spiega come la figura del padre abbia influenzato le sue scelte in fato di uomini e come l’assenza dei genitori l’abbia portata a cercare un’altra famiglia, una famiglia sbagliata. Un’altra differenza che ho apprezzato è stato il predominare dei sentimenti e delle emozioni su tutto il resto: l’amore assoluto e incondizionato per il figlio, la sua disperazione nei momenti più difficili, la rabbia verso sé stessa più che verso chiunque altro. Una cosa non è cambiata: quel velo di rassegnazione che ricopre ogni evento, come se tutto fosse già scritto, come se lei sapesse già che lottare sarebbe inutile. Infatti dice chiaramente di essere soltanto in attesa di morire. È
assurdo: ha 52 anni e nessuno avrebbe scommesso che ci sarebbe arrivata, ha un figlio adolescente che si fida ancora di lei nonostante tutto, ha dei genitori e una sorella con cui poter riallacciare un rapporto, ha la possibilità di curarsi. Sembra che l’intero universo le stia dando una seconda possibilità, ma non le basta! Forse una vita del genere sarebbe troppo per chiunque, e anche i suoi problemi di salute sono molti, ma dalla storia emerge una persona così intelligente e pentita che mi riesce difficile capire il suo comportamento.Come ho già detto l’eroina passa quasi in secondo piano rispetto a molti altri eventi che si succedono: entra in contatto con vari ambienti e paesi, il suo mondo si ampia e non si limita più alla stazione della metropolitana. Ma la droga è comunque una parte importante della sua vita e si ripresenta continuamente. Dopo la nascita del figlio la sua vita cambia, ovviamente in positivo, ma saranno gli eventi successivi a metterla di nuovo in difficoltà e renderla vulnerabile. E leggendo la si può capire molto bene.
L’unica nota negativa è che in alcuni punti il racconto sembra quasi meccanico, un continuo succedersi di eventi, e che sono del tutto assenti le riflessioni sulla società ce ci sono invece nel primo libro: la caduta del muro di Berlino è addirittura del tutto ignorata.
Se avete già letto Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, La mia seconda vita è imperdibile: credo che sia inevitabile chiedersi come sia andata a finire, come stia Christiane. Inoltre è assolutamente al livello delle aspettative, anzi ha anche qualcosa in più.
lo sono e resterò sempre una star del buco. Un animale da fiera. Una bestia rara. Una ragazza dello zoo di Berlino.
Il mio voto: