RECENSIONE L’elemento più pregevole e affascinante del genere fantastico è la possibilità data allo scrittore di creare dal nulla nuovi mondi, nuove prospettive, sovvertire regole fissate e lasciare libero sfogo alla fantasia. Non importa se si miscelano astronavi spaziali in un mondo “medievaleggiante” o si riscrive in chiave fantastica la storia dell’umanità. L’importante è che lo scrittore, come un alchimista esperto, sappia mescolare sapientemente gli elementi in un equilibrio perfetto facendo attenzione che la miscela non gli esploda fra le mani.
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Quando si crea un mondo, si fissano irrimediabilmente delle regole che, esplicate durante la narrazione, permettono al lettore di sentirsi parte di essa. Se queste regole vengono infrante, il "patto narrativo" viene meno. Si formano piccole crepe nella narrazione che, se ripetute, rischiano di mandare l’intera opera a gambe all’aria. Con i libri della serie La Profezia del Lupo avviene esattamente questo: Marilù Monda spezza continuamente il patto narrativo con il lettore e in molti modi differenti.Partiamo dalle creature fantastiche inserite nell’universo creato dall’autrice (quella che io ho ribattezzato amichevolmente “la lista della spesa”), dove troviamo Orchi, Elfi, Uomini, Lupi che si trasformano in umani e Lupi di altra natura non perfettamente indentificata, Stregoni, Sidhe (che sono elfi ma non sono elfi), Troll, Vampiri, Angeli, Creature immortali di varia natura, Demoni, Creature oscure facilmente intercambiabili, Il Cattivo, Il Più Cattivo e quello Ancora Più Cattivo, quest’ultimo definito anche Diavolo, Maligno, Angelo caduto e la sua controparte L’Altissimo o Dio, e quindi Fate, probabilmente Vichinghi (su questi ho alcuni dubbi d’interpretazione), pronipoti di Beowulf e soldati di Artù, Kraken Parlanti, Fuochi fatui, Licantropi, un essere che ho identificato personalmente come il “fratello di Voldermort”, di potteriana memoria, chiamato “colui che non può essere nominato ANCORA”. E poi anche Dragoni sposati con Unicorni, Eroi leggendari dispersi nella Memoria del Passato e riesumati il tempo di dar battaglia al Maligno e, ovviamente, i nostri protagonisti manipolatori di Aria, Acqua, Terra e Fuoco.
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Ognuna di queste creature fantastiche presenta già da sola una serie di potenzialità letterarie non indifferenti e creare la giusta commistione tra i diversi elementi è impresa improba anche per uno scrittore esperto. La Monda non fa solo lo sbaglio di riempire la testa del lettore di caratterizzazioni pressapochistiche (e spesso contraddittorie) dei vari esseri, disorientando così il lettore, ma getta nel calderone nomi astrusi, diversi e spesso sovrapposti inserendo il tutto in un contesto difficilmente identificabile e mai chiaro nella mente del lettore.Il mondo della Monda, intendendo lo spazio fisico e l’evoluzione cronologica, non è mai realmente contestualizzato e all’interno di esso vengono innestati elementi che, non essendo spiegati, non permettono a chi legge di orientarsi anzi, molto spesso, appena si pensa di aver capito qualcosa, viene buttata lì una frase, un indizio che confonde ulteriormente il lettore.
Nelle pagine iniziali del primo libro La Profezia del Lupo – L’Eredità dell’Ombra il lettore si affaccia in un classico libro ad ambientazione fantasy di stampo medioevale, in un non-specificato momento temporale. Fanno corollario, a questo primo impatto, una serie di nomi di luoghi impronunciabili tanto che il pensiero del lettore è: una cartina geografica no? Ben presto ci accorgiamo con gran perplessità che le cartine non servono poiché i diversi regni da cui provengono i nostri protagonisti ci sono più conosciuti di quello che pensiamo. Infatti l’autrice decide di ambientare la storia in un non meglio identificato periodo storico, ma comunque in Gran Bretagna: così "il regno dell’Aria è anche noto come Galles, o Walha. Il regno del Fuoco, è noto agli stranieri (non ci è dato sapere chi siano questi stranieri) anche come Anglia o Inghilterra". Infine il regno dell’Acqua è individuato nella Scozia, mentre il regno della Terra è identificato con l’Irlanda.
Wolf's Rain
I Cattivi, teoricamente, sembrano originari della Svezia o Danimarca, ma più in là nella narrazione sembrano arrivare dal nord-est europeo (forse Siberia) visto che si parla di taiga.Potete immaginare come ci si possa sentire disorientati da questo passaggio soprattutto perché, riportando il mondo fantastico su realtà conosciute, il lettore inizia a cercare l’orientamento proprio nelle conoscenze che ha di tali luoghi, per cui quel “lontano non identificato” prende in realtà una connotazione diversa. Il lettore aperto cercando ancora di rimanere fedele alla “sospensione dell’incredulità” lascia correre ma – ahimè! – l’illusione ha vita breve a causa di continui rimandi ad elementi già noti, tra cui il Cristianesimo e le zucche di Halloween.
All’inizio del secondo volume La Profezia del Lupo – I Figli del Caos, l’autrice osa di più inserendo una data (788 D.C.) anteriore agli eventi narrati ed alcuni riferimenti non solo ai miti arturiani, scandinavi e greci, ma anche a cannoni. Il patto narrativo abbondantemente compromesso da questi elementi dispersi durante il corso dell’intera lettura dei due libri, porta il lettore a concentrarsi solamente sul mero intreccio della storia e sulla sua evoluzione, cercando di dimenticare tutte le cose che lo lasciano perplesso e disorientato, ma anche questo non è di aiuto anzi, a questo punto le difficoltà narrative e le carenze stilistiche dell’autrice si fanno sentire, specialmente nel primo libro, la cui ombra si proietta poi anche sul secondo, inficiandone completamente la lettura.
Durante la lettura ho avuto la chiara sensazione che l’autrice, nella sua mente, avesse da tempo inventato un mondo apparentemente perfetto e abbia deciso di svilupparvi una storia. Probabilmente, la pecca fondamentale è stata la difficoltà e l’ingenuità di capire che immaginare un mondo e scrivere un libro (o una serie di libri) non sono la stessa cosa e, ben presto, quel meccanismo così perfetto nella sua mente ha cominciato a sfilacciarsi durante l’evoluzione dell’opera, creando delle situazioni paradossali, prive di senso e non necessarie ai fini della narrazione.
Kraken
Spesso si ha la sensazione che l’autrice durante la stesura abbia pensato Wow bello! devo inserirlo!, senza considerare l’integrità dell’opera. Per gran parte della narrazione, inoltre, il lettore vive per fermi-immagine: descrizioni minuziose di luoghi e personaggi che appaiono più cartoline senza spessore che elementi primari necessari a creare l’atmosfera e dare rilevanza alla storia.Escludendo il prologo (su cui calo direttamente un velo pietoso), ci vengono presentati, in ordine, i quattro protagonisti con una dovizia di particolari puramente estetica che poco aiuta il lettore a comprenderne la psicologia tanto che tutte le azioni, compiute dai nostri eroi, risultano piatte e poco incisive. A rendere ancora più difficoltosa la lettura del libro è anche la presenza di una vera e propria rassegna di co-protagonisti semi-umani e non. Già è difficile articolare e sviluppare pienamente le potenzialità di un “eletto” ma, se gli eroi sono addirittura quattro le cose peggiorano notevolmente, fino a calare nell’abisso quando ci troviamo di fronte ad altri sei personaggi da personalizzare uno dei quali (già da solo) avrebbe potuto essere il protagonista dell’intera saga. Questo personaggio, effettivo fulcro della storia, appare interessante non solo per il suo ruolo di vero salvatore del mondo, ma anche per la sua relazione con un altro co-protagonista. Come per tutto il resto, però, manca d’incisività e spesso la sua credibilità viene compromessa dalla nebulosa idea che l’autrice propone al lettore: mi riferisco, nello specifico, al personaggio “il guerriero dagli occhi verdi”, protagonista della copertina del primo volume. Se è ben chiaro il suo ruolo all’interno della storia, non vale la stessa cosa per la sua descrizione: il suo essere “eroe misterioso con poteri inimmaginabili”, nonché la sua genia, le sue azioni e il suo vissuto presentano talmente tanti elementi contradditori da escludere qualunque trasporto o empatia con il lettore.
L'anello delle fate - ribattezzato anche
"teletrasporto fatato"
cap. 24 - Vol 1
Non aiuta a questo punto nemmeno lo sviluppo della storia. All’apparenza molto semplice e banale ma che, di fatto, non conquista mai realmente il lettore: i quattro prescelti e i loro compagni di avventura che, un passo alla volta, cercano di trovare i mezzi per combattere il Maligno e i suoi sottoposti, in visione della battaglia che si terrà nella fatidica data del venerdì 13. Ciò che intriga nella lettura di molti libri non è necessariamente l’originalità della trama, ma la capacità dell’autore di confrontarsi con un tema già noto da una prospettiva diversa, facendo entrare chi legge in contatto con le passioni, il vissuto, le esperienze dei protagonisti, vivendone le avventure e perdendosi nelle loro incertezze, pur godendone le attese e aspettando con apprensione ogni svolta della storia. La Monda non riesce in alcun modo a centrare questo obiettivo perché, in primis, lascia sempre ad elementi esterni (una sorta di deus ex machina) il compito di ribaltare le sorti sfavorevoli dei nostri protagonisti perdendo così ogni sorta di suspense, poi (e soprattutto) intrecciando malamente la storia. Non c’è infatti una vera continuità della narrazione che, specialmente nel primo libro, è spesso intervallata da capitoli estremamente confusi in cui la voce narrante è quella del cattivo di turno, e veri e propri momenti narrativi senza capo ne coda dove non è nemmeno chiaro chi sia il cattivo di turno (ricordo che sono almeno tre). Il lettore non riesce mai a mantenere un vero e proprio filo della narrazione anche a causa di tutti i personaggi fantastici inseriti e il disorientamento creato dal mondo stesso in cui i personaggi si muovono.
Dirty Dancing – Riferimento pag 321 Vol 1
Quando capì che la musica stava per terminare, Kayla corse verso
Derry, pregando che lui sapesse che cosa doveva fare. Chiuse
gli occhi e spicco un balzo. Derry l'afferrò al volo, la trattenne per
qualche istante e poi la posò a terra...
C’è da dire però che l’autrice ha una personale e molto interessante sensibilità al macabro. Un elemento, questo, di un certo impatto e che dovrebbe seguire, e magari, sviluppare ripulendo però il tutto e andando a cercare il nucleo effettivo della sua personale voce narrativa.
Francamente non è una lettura che potrei consigliare, nemmeno per svago. Se veramente desiderate leggere del buon fantasy, anche di pura evasione, consiglio senza ombra di dubbio altre letture, se ancora non conoscete autori come Marion Zimmer Bradley, R.A. Salvatore, David Gemmell, Ursula Le Guin, David Eddings etc. Comunque, per i più volenterosi, di seguito troverete un estratto dei primi capitoli per poter valutare in prima persona il valore di quest’opera. Estratto L’AUTRICE: Nata in Italia, ma residente a New York, è una lettrice eclettica e una ricercatrice nata; ha diciannove anni, è studentessa universitaria e si sta specializzando in filosofia. Ha iniziato questa saga quando aveva solo diciassette anni, ma scrive da quando era piccola e nata in Italia, ma residente a New York, è una lettrice eclettica e una ricercatrice nata; ha diciannove anni, è studentessa universitaria e si sta specializzando in filosofia. Ha iniziato questa saga quando aveva solo diciassette anni, ma scrive da quando era piccola e ha pubblicato articoli e poesie. I suoi autori preferiti sono C.S.Lewis, J.R.R. Tolkien, Vladimir Nabokov, Stephen King e Philip Roth; ma è Edgar Allan Poe ad aver influenzato fondamentalmente la sua scrittura. pubblicato articoli e poesie. I suoi autori preferiti sono C.S.Lewis, J.R.R. Tolkien, Vladimir Nabokov, Stephen King e Philip Roth; ma è Edgar Allan Poe ad aver influenzato fondamentalmente la sua scrittura.La serie la profezia del lupo è trilogia i cui primi volumi sono intitolati l'eredità dell'ombra e i figli del caos