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Recensione "La Stanza del Male" di Jerker Eriksson e Hakan Axlander Sundquist

Creato il 07 settembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Un thriller psicologico che vi trascinerà nei recessi più bui della follia umana. Non c’è salvezza. Non c’è ritorno. Solo sopravvivenza. Già caso letterario nei paesi nordici “La stanza del male” approda l’8 settembre nelle librerie italiane grazie alla casa editrice Corbaccio. Fatevi conquistare dal mondo tormentato costruito da due scrittori esordienti.
Recensione Titolo: La stanza del male Titolo originale: Krakfickan Editore: Corbaccio Autori: Jerker Eriksson; Hakan Axlander Sundquist Pagine: 464 Genere: Thriller Data di uscita: 08/09/2011 Trama:  In tutta la sua carriera, l’ispettore di Polizia Jeanette Kihlberg non ha mai visto niente di simile: il corpo giace semi nascosto in un cespuglio in uno squallido quartiere periferico di Stoccolma. Un ragazzo, una vittima di un omicidio brutale, un cadavere perfettamente mummificato. Jeanette capisce che da sola non può farcela, il suo intuito investigativo non basta per capire quali abissi nasconde la mente che ha concepito questa messa in scena. Chiede aiuto a Sofia Zetterlund, psichiatra, esperta di personalità multipla. Al primo omicidio ne seguono altri, tutti con le stesse modalità. Jeanette e Sofia incominciano insieme un viaggio all’inferno, alla ricerca di un serial killer.
RECENSIONE
“Quanta sofferenza può infliggere un uomo a un altro uomo prima che quest’ultimo cessi di essere umano e diventi un mostro.”“Quanto può sopportare un essere umano prima di crollare e trasformarsi in un mostro?”“Le vittime diventano carnefici, pensa. Gli adulti si sono presi la loro infanzia e questa è la loro vendetta. Vittime e carnefici si scambiano i ruoli. E’ così che deve essere.”
Quali meccanismi s’innescano nella mente di una persona soggetta sin dalla più tenera età ad abusi e violenze? Come vivrà il suo futuro? Come si relazionerà con la società e le persone che la circondano? La coppia di scrittori Jerker Eriksson e Hakan Axlander Sundquist non fornisce le adeguate risposte a queste domande, ma scava nei recessi più oscuri dell’animo umano creando una storia capace di annichilire e angosciare il lettore portandolo in luoghi sconosciuti e infernali dai quali non si può sfuggire facilmente.
Sin dalle prime pagine il lettore entra immediatamente nel vivo della storia e dei personaggi coinvolti. Janette Kihlberg, una detective di mezza età della polizia di Stoccolma, è chiamata a indagare sul ritrovamento di un cadavere. Questo sarà solo il primo di una serie di decessi causati da un efferato serial-killer. Le vittime, adolescenti uccisi in modo brutale, obbligano la Detective Kihlberg a chiedere l’aiuto della psicoterapeuta Sofia Zetterlund specializzata in casi nei quali sono coinvolte violenze sui minori. La trama sembra ricalcare fedelmente gli standard del classico thriller, ma ben presto, sotto i nostri occhi, la storia viene sviscerata sin nel profondo mostrando lati nascosti decisamente originali e di forte impatto emotivo. 
Con insospettata lucidità gli autori riescono a trascinare il lettore in un mondo sconosciuto a partire da Stoccolma, città in cui si sviluppano le vicende del romanzo. Una città sonnacchiosa e disinteressata. Un luogo nel quale il disagio sociale è profondo, nonostante sia mascherato da una riqualificazione urbana poco riuscita che nasconde un mondo d’invisibili: adolescenti, adulti e immigrati clandestini senza un nome e identità. Il lettore viene catapulto in un microcosmo di violenza, di abusi e di disinteresse. Si calerà nel mondo del commercio illegale di bambini, venduti come giocattoli a uomini di famiglia. Attraverso il passato e il lavoro di Sofia Zetterlund, si apre inoltre una porta sconosciuta e sgradevole sulle terribili vicende di giovani ragazzi che sono state vittime di violenze e che allo stesso tempo ne sono stati fautori. Gli autori mostrano una società fortemente classista, dove le pari opportunità sembrano più una pura formalità che una realtà. Il lettore lo percepisce attraverso gli occhi e la vita quotidiana di Janette, una donna di mezza età estremamente forte e determinata, che lotta contro un matrimonio ormai in crisi, contro i suoi superiori che non credono nelle sue capacità e non le danno i mezzi per indagare sulla serie di omicidi. Le vittime sono degli sconosciuti che nessuno ha reclamato e non meritano più di un’indagine sommaria.
Con uno stile diretto, conciso e privo di frivolezze gli autori scandagliano con una forza disarmante una dimensione dolorosa e terribile che farà rimanere senza fiato il lettore. La trama è serrata e articolata. Inoltre la scelta decisamente anticonvenzionale di narrare l’intera vicenda al passato remoto e lasciare i flashback al presente non solo destabilizzano il lettore, ma lo coinvolgono intimamente nella vita e nel passato dei protagonisti rendendo ancora più difficile trovare una verità e un colpevole.
La stanza del maleè un thriller psicologico che conquista. La capacità degli autori di creare una storia finemente intrecciata alla componente psicologica e ai meccanismi che s’innescano in chi ha subito violenze efferate è indubbia, sebbene a volte manchi una certa continuità nella narrazione e alcune scelte per lo sviluppo delle vicende siano opinabili. Questo romanzo deve essere apprezzato non solo per la sua grande forza espressiva, ma soprattutto per il suo tentativo (decisamente riuscito, a mio parere) di capire la psicologia, la follia e le scelte di una mente deviata in grado di compiere atrocità inaudite. Al termine della lettura, la domanda: 
“Quanto può sopportare un essere umano prima di crollare e trasformarsi in un mostro?” 
Rimane senza risposta ma il viaggio compiuto assieme ai due scrittori lascerà una traccia indelebile nell’animo del lettore e i protagonisti che lo hanno accompagnato non potranno essere facilmente dimenticati.
Recensione GLI AUTORI:  Jerker Eriksson: nato e cresciuto a Gavle, una delle più antiche città svedesi. Prima di scoprire di essere un romanziere, è stato lavapiatti, macchinista teatrale, commesso in un negozio di dischi, magazziniere, ruspista, guardiano, imballatore, produttore musicale, cameraman e bibliotecario. Håkan Axlander Sundquist: nato a Linkoping, cresciuto a Falun. ha fatto molti lavori prima di esordire con il romanzo “la stanza del male”, tra i quali: operaio in una fabbrica di birra, guardaboschi, tecnico del suono, imbianchino, muratore, macchinista teatrale, cameramen, webdesigner, gallerista, musicista. In passato è stato condannato per retinenza alla leva. Gli scrittori nordici Gli Scrittori Jerker Eriksson e Hakan Axlander Sundquist con il loro romanzo d’esordio “La stanza del males’inseriscono in quello che ormai viene definito “Il filone degli scrittori nordici”. Dopo il planetario successo della trilogia Millennium di Stieg Larsson, il mondo ha scoperto la grande fucina di talenti dei paesi del nord. Autori e autrici capaci di raccontare e rielaborare le tematiche classiche del genere thriller con un’originalità e un’espressività narrativa fuori del comune.
Recensione La lista sta diventando sempre più lunga e noi non possiamo non citare Arne Dahl, Asa Larsson, Camilla Läckberg, Linda Olsson, Jo Nesbo e Lars Kepler. Ognuno di loro ha mostrato al resto dell’Europa un mondo, quello degli stati scandinavi, lontano dagli stereotipi che il resto dell’Europa gli riconosce. Ciò che li accomuna è una critica severa e un desiderio di smascherare la società nascosta dietro una facciata di perfezione. Nascono così personaggi, detective, poliziotti, giornalisti, medici che indagano, spesso osteggiati dalle autorità, su crimini efferati commessi da insospettabili. Mostrano la realtà dietro ad una società socialdemocratica  perfetta e senza sbavature. Il male non è mai evidente ed estraneo, ma si nasconde dietro le porte del vicino, dietro le idilliche famiglie ligie alle leggi della società.
Con vigore e senza frivolezze stilistiche, questi autori tentano di far cadere il velo di perbenismo che nasconde atrocità spesso familiari d’inaudita ferocia. Usando sempre uno stile schietto e lineare mostrano i lati deboli di una società perfetta: alcolismo, tradimenti, violenze domestiche, abusi e disinteresse nei confronti degli invisibili della società.  
Essere conquistati da questi autori è facile: essi mostrano la realtà dietro a paesaggi innevati da cartolina, apparenti vite tranquille che nascondono inquietanti segreti. Questi autori capovolgono l’immagine mistificata di un mondo al quale il lettore Europeo è abituato, mostrandone una sfacettatura inedita: i paesi scandinavi non sono più l’apice della perfezione sociale, il successo del welfare, famiglie felici e la massima espressione delle pari opportunità ma diventano luoghi, dove l’orrore, la follia e la violenza esistono con la stessa forza di qualunque altro paese. 

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