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[Recensione] Le memorie di Maigret di Georges Simenon

Creato il 07 ottobre 2014 da Queenseptienna @queenseptienna


Le memorie di MaigretTitolo:
 Le memorie di Maigret
Autore: Georges Simenon
Editore: Adelphi
Anno:
2002
ISBN: 
9788845916847
Numero pagine: 
144
Prezzo:
€ 10,00
Voto: [Recensione] Le memorie di Maigret di Georges Simenon

 

ContenutoA più di vent’anni di distanza, un Maigret ormai pensionato intende con le sue memorie ristabilire la verità. E comincia proprio dal giorno in cui il personaggio aveva incontrato il suo autore; continua con il racconto della sua infanzia e adolescenza, del suo arrivo a Parigi, della sua decisione di entrare nella polizia, e dell’incontro con quella che diventerà sua moglie; e passa poi a fare un quadro “veritiero” della vita di un giovane poliziotto nella Parigi degli anni Venti. Le memorie si chiudono con la nomina di Maigret a ispettore.

Recensione: La particolarità dei polizieschi incentrati sul commissario Maigret, sta in questo:

Finora nella letteratura francese, salvo poche eccezioni, erano sempre i delinquenti a far bella figura, mentre la polizia veniva messa in ridicolo, se non peggio (p. 23).


A ben vedere difficilmente era un poliziotto a brillare, ma un esterno: uno Sherlock Holmes, un Poirot, un’Agatha Christie. Mai un funzionario. Il primo è stato Maigret, gli altri sono venuti dopo.

Con questo romanzo Simenon ha inteso fare il punto, ha stilato un bilancio. Si è preso una pausa chiarificatrice: si capisce lontano un miglio che le memorie del commissario in realtà sono le sue. Rappresentano uno spunto per coglierlo sul fatto e capire come abbia costruito le storie che ruotano intorno al celebre commissario di stanza al numero 36 di Quai des Orfèvres, sede della polizia giudiziaria:

è qui dentro che si conclude buona parte delle tragedie umane p. 16.

Ci troviamo in una Parigi che non è la solita Parigi. Se qualche volta nella capitale francese si respira un’atmosfera smorta, se compare un insignificante grigiore, di solito è il momento in cui non accade nulla. Non è la capitale inglese, ma vi somiglia: è una giornata banale, giusta per masticare un po’ di routine, che viene rotta da una visita inattesa. Georges Sim, al secolo Georges Simenon, incontra Jules Maigret.

Tra le righe si legge l’intenzione, nemmeno tanto velata, di smorzare la diffidenza che Maigret sembra nutrire nei confronti dei romanzetti di Simenon. Lo stesso autore, una volta scritti, non ha l’abitudine di rileggerli.

Come gran parte dei libri di Simenon, questo è un romanzo veloce, da leggersi in mezzo pomeriggio, con scioltezza, sempre che non vi siano interruzioni. Leggenda vuole, ma ne ho già parlato quiche Simenon fosse in grado di buttar giù un romanzo in poco più di una settimana – dieci giorni. Scrivere una storia che occupi un cento-centocinquanta pagine non è uno scherzo. Occorre strutturare le vicende, ricreare un mondo, inserirci i personaggi, attribuire loro un carattere. A Simenon questo riusciva bene in quanto, da eterno infiltrato, studiava e respirava luoghi, caratteri, persone.

Quali personaggi interessano a Simenon? Gli altri, quelli di cui non necessariamente parlano i giornali, perché hanno pochi amici.

Quelli come lei e come me, che un bel giorno finiscono per diventare assassini senza esservi preparati.

Simenon si è adattato al suo personaggio. Ha preso a prestito il suo modo di camminare, di fumare la pipa, i tic, il nome, fino ad assomigliargli:

Alla fine è come se, col tempo, [Simenon] cominciasse a scambiare se stesso per me.

Simenon è personaggio egli stesso, con una sua verità. Maigret vuole sapere tutto di lui, lo studia e lo interroga per conoscerlo a fondo. Utilizza nei suoi confronti il metodo di sempre. Un po’ è l’esigenza della precisione, la necessità di dover spiegare tutto.

Vi è alla fine uno scontro temporale tra un se stesso maturo (Maigret) e un alter ego più giovane ma non sprovveduto (Simenon), dal quale il primo vuole prendere le distanze. Sarà proprio il tempo a comporre il conflitto quando, nonostante la differenza di età, tenderanno a confondersi. Simenon stesso perderà del tutto quell’aggressiva sfrontatezza giovanile che talvolta irritava nel giovanotto che era.

Solo allora Maigret troverà spazio per parlare di sé, di suo nonno, di suo padre, del dottor Gaudelle, della morte della madre, e della vocazione più profonda.

Le domande che a suo tempo non ha posto a suo nonno, a suo padre, pesano come macigni, e sono le stesse che instancabilmente rivolge ai sospettati, ai testimoni, agli attori delle sue inchieste. Domande essenziali, che svelano il destino. E lo accomodano. Forse.

Il connubio tra i due diviene sottile e indissolubile. Se Maigret stila rapporti, freddi, relazioni piene di parentesi e rimandi, Simenon da essi ricava verità letteraria, sforzandosi di rendere le cose più vere di quanto non siano.

A loro modo reagiscono diversamente alla comune ansia di verità. Simenon spiega tra le righe che l’obiettività delle relazioni di servizio possono persino falsarla. La verità deve essere semplice, di immediata comprensione.

Entrambi comprendono che la verità semplice, per essere afferrata, ha bisogno di una mole incredibile di dettagli, di indizi, di appostamenti, di tempi morti. Una verità completamente diversa da quella di Sherlock Holmes, perché non è una tesi da verificare, ma romanzo, racconto. Ciò diviene chiaro considerando che, in alcuni romanzi, sir Arthur Conan Doyle ha la necessità di sdoppiare la narrazione: quella dell’inchiesta e quella in cui si narra l’antefatto. Si pensi allo Studio in rosso, al Mastino dei Baskerville, ma anche al racconto L’uomo dal labbro spaccato, solo per fare qualche esempio.

Nel corso di certe inchieste, mi è capitato di dedicare più tempo alla famiglia e all’ambiente di un sospettato piuttosto che a lui stesso, ed è così che spesso ho scoperto la chiave di quello che sarebbe potuto restare un mistero (p. 47-8).

In conclusione, l’inchiesta distaccata e razionale di Holmes non racconta tutto. E Maigret non è un enigmista. Come abbiamo detto altrove, è un raccomodeur de destinées, un accomodatore di destini, di fatto un narratore che si addentra nella storia.

 

 

 


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