Oggi vi recensisco il primo libro di Maria Montuori, autrice napoletana, nonché mia professoressa di Letteratura Italiana. Il suo libro mi è piaciuto e ho pensato che dovessi presentarvelo, così come la sua autrice che è una fantastica donna e insegnante, ed è riuscita a trasmettere la sua personalità alle pagine del libro.
-
Titolo: Le rose di Gesualdo
-
Autore: Maria Montuori
- Casa Editrice: Loffredo Editore
- Data pubblicazione: Settembre 2013
- Pagine: 143
- Genere: Realistico-Romanzo Storico
- Trama:Napoli 1863. In fin di vita don Sauro sogna un nobiluomo, Gonzalo de Navarra, principe spagnolo, il quale gli promette la guarigione a patto che lui, don Sauro, ne prelevi il teschio dall’ipogeo in cui erano state raccolte le teste (le capuzzelle) delle vittime della pestilenza del 1656. Don Sauro potrà riconoscere il teschio di don Gonzalo perché ha le mandibole aperte a causa di uno gnocco che gli era andato di traverso e che ne aveva causato la morte. Don Gonzalo era stato gettato in quel cimitero plebeo dai parenti della moglie, vivendo così, post mortem, in una condizione di anonimato dalla quale vuole ad ogni costo riscattarsi. Sauro porta dunque il teschio, posto in una elegante teca di cristallo dai profili di legno d’ebano, in casa sua, nonostante il parere contrario della moglie Violante. Ma la “capuzzella” sparisce creando uno stato di forte disagio nell’animo di Sauro. Questo il filo conduttore della vicenda che si dipana attraverso vari avvenimenti che vedono quale protagonista Villa Conegliano con i suoi abitanti, nonché il bellissimo giardino curato da Gesualdo. In questo testo é presente la Napoli dei colori, col suo mare azzurro e il sole dorato, col profumo di pastiera e di ragù ma c’é anche un cono d’ombra con le figure del munaciello, della ianara e degli eventi luttuosi di epidemie e miserie che, in vari periodi storici, hanno tormentato Napoli e il suo popolo.
Opinione personale:
Le rose di Gesualdo è un romanzo piacevole e originale anche se breve. Devo dire che è strano recensire un libro della propria professoressa, ma volevo sinceramente farvelo conoscere e presentarvelo.
La storia è formata dall’intreccio delle vicende delle varie persone che abitano Villa Conegliano, a partire da don Sauro che guarisce miracolosamente dalla sua malattia, dopo aver sognato un nobile spagnolo che gli chiede di prendere il suo teschio sepolto nella fossa comune insieme a tanti altri, senza che sia resa quindi giustizia alla sua nobiltà. L’ironia che è presente nell’intero libro, si riconosce fin dall’inizio: il teschio è infatti riconoscibile per uno gnocco andato di traverso che ha causato la sua morte.
La stessa ironia (tipica dell’autrice) è rivolta a Gesualdo, giardiniere della famiglia, che da nome al libro; è un personaggio non fondamentale, che viene tratteggiato fin dall’inizio come ignorante, e concentrato solo sulle sue rose, forse l’unica cosa che riesce a capire, ma assiste a tutte le vicende ed è in grado di consigliare o riflettere, nella sua semplicità, grazie ad una sorta di saggezza popolare.
Alla malattia di don Sauro, che da inizio alla storia, e alla sua ossessione per il teschio, che sarà poi rubato, si aggiungono le vicende di Carlotta, sua giovane cognata inizialmente dal cuore spezzato, di sua figlia e del suo amore per l’insegnante di piano Ferdinando Esposito, per non parlare proprio della storia di quest’ultimo. Insomma, un libro ricco di personaggi, tra cui anche la figura importante del prete Don Palmerino, legati tra loro da situazioni che si sveleranno poco a poco e dal mistero da svelare della sparizione del teschio. Tutti questi personaggi sono caratterizzati alla perfezione, e ogni storia potrebbe essere una storia a sé e comunque non risultare banale, anzi!
Si legge in poco tempo e non posso dire che sia sconvolgente o commovente come una struggente storia d’amore, ma comunque lascia degli insegnamenti, lancia dei messaggi che vanno dall’amore, all’amicizia, alla famiglia. C’è poi l’amore per la propria terra, in questo caso Napoli, tutto in ‘poche’ pagine.
Credo però che il fatto che ogni vicenda potrebbe essere una storia a sé, in un certo senso sia anche un difetto: spesso un capitolo o poco più per ogni personaggio, mi è sembrato poco, soprattutto perché sarebbe stato interessante poter leggere qualcosa in più.
Comunque ve lo consiglio assolutamente per una lettura breve e divertente che non annoia ma tiene incollati alle pagine per sapere come andrà a finire ogni cosa e cosa accadrà a ogni personaggio.
Ma le cose del mondo, si sa, vanno come vogliono andare e Marianna presto si rassegnò come ci si rassegna per le cose che tanto si desiderano ma che non si possono ottenere. Eppure, nei momenti di intimità, spesso chiamava il marito con il nome di Francesco e Giulio finse sempre di non capire.
Il mio voto:
L’autrice:
Maria Montuori: è nata a Napoli il 18 giugno 1957, laureatasi nel 1980 in Lettere classiche presso l’Univesità Federico II di Napoli, dal 1987 é docente di Lettere a Sulmona ( AQ) dove riesiede. Dirige la compagnia teatrale amatoriale Ouroboros che ha portato sulle scene del locale teatro Maria Caniglia diverse opere di De Filippo e Scarpetta accanto a drammi di Pirandello, a commedie di Hennequin e a testi da lei scritti come “Viva ‘O re” e “‘A capuzzella” da quest’ultimo testo teatrale é stato sviluppato il romanzo “Le rose di Gesualdo”.