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Recensione "Le strane abitudini del caso" di Giuseppe Pompameo

Creato il 04 agosto 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Redazione

Recensione strane abitudini caso

Titolo: Le strane abitudini del caso
Autore: Giuseppe Pompameo  
Casa editrice: Scrittura&Scritture  
Collana: I minuti 
Pagine: 88  
Prezzo: 8,00 euro  
Trama: Cinque racconti, cinque storie, cinque incontri legati dal filo rosso del destino. Le strane abitudini del caso è un paso doble con la vita. Cinque viaggi attraverso i chiaroscuri del cuore, un gioco di apparenze che colora di luce e d'ombra situazioni e personaggi sempre sospesi, come in bilico tra presente e passato. Perché la sorte di ognuno sta nell'illusione che, allo stesso tempo, tutto sia vero, tutto sia falso: la felicità e il dolore, l'amore e il disincanto, l'attesa, la realtà e la fantasia. Le strane abitudini del caso sono finestre accese sul buio, sfere di vetro dove la neve scende per molto, per poco, dove il silenzio, come il destino, è uno sparo lontano. 
RECENSIONE E’ una sillogia di cinque racconti, un esile libricino fatato che pesa almeno cento volte tanto la sua leggerezza. Entriamo in un mondo surreale, spesso destinato a fiorire nella gioia, nel dolore, nello stupore dei protagonisti e in quella città senza tempo e senza spazio che è Napoli, votata qui ad un cambiamento auspicabile, sottotraccia, nella descrizione d’apertura che la vede trasformarsi in stasi, bolla temporale in cui estate e inverno si scambiano come in un sogno e la città si ritrova “‘ncantata, bloccata, grippata, inceppata” in un’eterna estate. 
Antonio Cappa, protagonista del primo racconto, vede il suo rapporto amoroso con Teresa rinnovarsi ogni sette anni,un singolare incrocio di vite, una storia d’amore ad orologeria, congegno a scadenza fissa, fino ad allora mai ingrippato”. Antonio attende invano Teresa e, nel mentre, tutta Napoli si cala in un innaturale caldo estivo il 7 dicembre, aspettando con ansia il passaggio d’una fantomatica “nave dei temporali”. Il vento del cambiamento che non arriva e il desiderio che si manifesti avvolgono i destini, che come invisibili fluttuano in una dimensione onirica e senza risoluzione. E così si susseguono i racconti, scritti semplicemente ma con punte di eleganza e malinconia, nel parlar volentieri d’amore, come quello tra lo scrittore Ludovico e la sua lettrice Sara, prodotti dell’amore virtuale, che finiscono con il non riconoscersi al loro primo incontro, sottolineando in questo modo quanto l’amore vero possa essere “altro” dalla semplice idea d’amore che nella mente di ognuno può forgiarsi. 
Dove inizia la realtà e dove il sogno? Cosa è sogno e cosa la realtà? L’immagine del doppio (come nel brevissimo “L’aria del pomeriggio”) lascia aperte innumerevoli parentesi, che l’autore lascia volontariamente spalancate affinché il lettore le possa chiudere o lasciar tali, in assoluta libertà d’azione, interpretazione, visione, libera credenza di decretare ciò che è o non è. Dimensioni che si mischiano fra loro in una contaminazione continua sono ben tracciate quando Francesco, detenuto in un carcere dell’isola d’Elba, innamorato di Adelina, esce dopo aver scontato la sua pena e non ritrova più la sua bella innamorata, tanto da lasciar credere che potrebbe anche non essere mai esistita, essendo ogni traccia di lei completamente scomparsa. 
Vero o falso? Amore ossessivo o sogno? Il Tempo, protagonista indiscusso di questo libro, aleggia in un susseguirsi di significati e alternanze non sempre lineari, come vorrebbe invece la logica pre-costituita, e in tutto ciò la fantasia di ognuno di noi si perde nell’inganno al razionale che neppure la ragione riesce a comprendere e a dominare. Trucchi, visioni, illusioni e ossessioni costituiscono la mappa dell’immaginario e del reale al contempo, trasportando il lettore dove desidera andare o dove non vorrebbe forse mai trovarsi. Lettura consigliata a chi ama la sospensione onirica e l’affabulazione in tutte le più ampie sfumature, condita dal peculiare tocco partenopeo. 

Recensione strane abitudini caso
L'AUTORE: 
Qualcuno dice di aver conosciuto Giuseppe Pompameo. Strano tipo di scrittore. Alcuni sostengono che è nato e vive a Napoli, altri che fa l’editor e il consulente editoriale. A chi spiega che scrive per il teatro, e che ha ideato e dirige da anni un laboratorio di scrittura creativa che si chiama “Alfabeti”, c’è chi suggerisce che suoi testi saggistici e narrativi sono apparsi su riviste culturali, quali “Quarto Potere” e “L’Isola”. Qualcun altro aggiunge che collabora con la Fondazione Premio Napoli e che, nel 1992, ha pubblicato un libro di poesie dal titolo “Implosioni”. Pare poi che, nel 2010, una sua raccolta di racconti, “Il rumore bianco dell’inverno”, sia stata segnalata dal Comitato di Lettura del Premio Italo Calvino. Si sussurra, in giro, che le “Strane abitudini del caso” sia la sua prima opera edita di narrativa. Insomma, sembra proprio che, da qualche parte, Giuseppe Pompameo esista davvero, e che si nasconda all’ombra del suo lavoro, delle sue parole, dei suoi testi, dentro la biografia di uno che, forse, gli rassomiglia e che, in realtà, tutti conoscono, ma nessuno conosce.
Federica Nightingale


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