Magazine Libri

Recensione: Life di Keith Richards

Creato il 21 marzo 2015 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Non scrivo una recensione da secoli, ma finalmente sono qui! Ho finito la settimana scorsa il libro che mi ha occupato ben due mesi Life di Keith Richards e, nonostante tutto, il mio giudizio è positivo, quindi ecco a voi la recensione!

Life

  • Titolo: Life

  • Autore: Keith Richards

  • Casa Editrice:Feltrinelli
  • Data pubblicazione: Ottobre 2010
  • Prima edizione italiana: Novembre 2010
  • Pagine: 560
  • Genere: Autobiografia
  • Trama: Life è la storia del rock’n’roll, è la storia di un’epoca, è la storia dei Rolling Stones. È una vita raccontata da Keith Richards. Da quel lontano dicembre del 1943 quando il piccolo Keith vede la luce in una cittadina del Kent e dalle prime suggestioni musicali trasmessegli dalla madre (Billie Ho-liday, Louis Armstrong, Duke Ellington), passando dagli anni della scuola – dove incontra Mickjagger-fino al riff di chitarra più famoso, quello di (I can’t get no) Satisfaction. Una vita vissuta spudoratamente, col passo cadenzato e dinoccolato che lo ha reso famoso e con le impennate di genio e sregolatezza che l’hanno consacrato come uno dei rocker più significativi. Richards non ha mai fatto mistero di essere stato un gran consumatore di droghe, un inguaribile donnaiolo e un indefesso attaccabrighe. Non ha mai nascosto i suoi lati più oscuri, le fantasie più sfrenate e le passioni più estreme. Non si è mai risparmiato. E ora, all’ennesimo apice di una carriera infinita, prende la parola e racconta la sua vita.

Opinione personale:

Se dovessi rendervi l’idea di

keith
questo libro, vi direi che è uno di quelli che, dopo la prima pagina, ti fanno innamorare del protagonista, non importa quanto astratto e assurdo egli sia. In questo caso Keith Richards è una persona vera, forse fin troppo, nonché autore del libro.
È la sua intelligenza a colpire, ma anche la sua passione e la visione che ha delle cose, che si traduce in una sorta di amore complesso per la vita e per la musica. Poi c’è la sua storia, il suo percorso, potrebbe riempirne a migliaia, di pagine: ha ormai 70 anni ed è membro da 50 di una delle band più famose e sregolate della musica mondiale di tutti i tempi, i Rolling Stones. È una storia intensa, che parte dai suoi nonni, evocati dalla sua infanzia, passando per la sua adolescenza e nascita della band, fino ad arrivare ad oggi, che nonostante gli anni trascorsi, non lo vede come una persona molto cambiata. Si parla di droga, di una dipendenza da eroina che non è mai stata un segreto, ma che ora viene ritratta in un panorama da brividi di quegli anni. Si parla della band, di tutta la loro storia, di tutta la forza impiegata per tenerla insieme e ovviamente dei suoi membri, di quella magia che c’è tra loro, che fa sì che durino da ormai mezzo secolo.

Te ne stavi là a suonare con gli amici, e d’un tratto ti dicevi: “Oh Yeah!”. Quella sensazione valeva più di qualsiasi altra cosa. C’era un momento in cui ti rendevi conto di aver lasciato il pianeta e nessuno ti poteva toccare.

Ciò che attraversa tutto il libro, però, è quella voglia di fare musica, ancora prima che riuscisse a scrivere i suoi primi testi. Avevo letto su internet, prima di cominciare il libro, che non si parlava praticamente mai di musica, in termini tecnici, ma che fosse solo una manciata

download
di pagine di critiche e vanti. Non so chi è che sia riuscito a leggerci questo aspetto: io ho inquadrato la musica come coprotagonista assoluta, in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue forme. Anche nella tecnicità, tanto che ho dovuto rileggere più volte delle pagine sulle accordature aperte che non riuscivo a capire. Ma non è ovviamente questo l’aspetto che dovrebbe essere trattato: è sicuramente più interessante la dipendenza vera e propria dalla musica, unica ancora anche nei momenti peggiori, la voglia di migliorarsi, la ricerca continua di nuove forme di espressione perché l’anima non smette mai di esprimersi.
Un altro aspetto che mi ha fatto stimare Richards? Quell’affetto che descrive per sua moglie, per i suoi amici, per i suoi figli: quella riconoscenza, amore e, da un lato, anche senso di colpa. È vero che di persone ne ha criticate tante, anche le più vicine a lui, ma questo ha fatto emergere, ai miei occhi, solo la sua sincerità: dopo la verità dura e cruda, c’era sempre quel riconoscimento delle doti tecniche o caratteriali. E quell’ammirazione spinta da un’ammirabile modestia: Keith Richards non nega mai di essere uno dei migliori chitarristi della storia, non renderebbe giustizia al genio che è; ma ha sempre da imparare e da migliorarsi. E quando descrive un particolare positivo di una persona, qualcosa che gli piace, te lo immagini proprio lì davanti a te che parla con passione e occhi innamorati. Coglie i dettagli. È critico, ma attento.
Non è uno scrittore, almeno non uno di libri, ma di canzoni, e a quanto pare questo si è rivelato più che sufficiente: il suo stile ironico e autocritico emerge inconfondibile da ogni singola parola. Riesce a raccontare eventi, d
glimmer twins
escrivere persone e rapporti, analizzare tutto ciò che gli è successo e far scappare comunque una risata. C’è tanta gioia, ma anche tanto dolore e risentimento. C’è però un ritratto completo, come se alla fine lui il filo l’avesse sciolto, ha capito tutto. 
Ci sarebbe da scrivere un altro libro solo sul suo rapporto con Mick Jagger: un’amicizia, a tratti una semplice collaborazione di lavoro, tra due persone immensamente diverse ma immensamente grandi. Due titani, i glimmer twins: fa tenerezza e tristezza la piega degli eventi (che non spoilererò), ma si riesce a percepire l’affetto, sempre e comunque, di due persone che ce l’hanno fatta insieme. O forse sono io che volevo percepirlo a tutti i costi.

Ad ogni concerto, ed è una cosa che faccio tuttora di tanto in tanto, mi voltavo e dicevo: “Siamo noi due a fare tutto questo baccano?”

Ecco, spero che queste recensione non suoni come una sviolinata incondizionata: ammetto di essere di parte, di essere già una fan, ma non mi aspettavo questoVi consiglio assolutamente questo libro se siete interessati alla sua musica, perché dice tutto, e anche troppo. Ve lo consiglio anche se avete gusti diversi, perché tratteggia decenni interi, personaggi e vicende dall’interno più profondo. Ve lo consiglio se cercate una ventata di freschezza, nonostante si parli di mezzo secolo fa: è schietto, brillante e senza peli sulla lingua. Le critiche parlano di mero gossip, ma c’è genialità, ve lo dico io!
Azzardo un paragone con Kary Mullis (qui la recensione del suo libro autobiografico): due menti anticonformiste, aperte e rivoluzionarie.

Che cosa ti spinge a scrivere canzoni? In un certo senso, la volontà di allungare la mano e toccare il cuore degli altri. Vuoi entrare là dentro, o quanto meno produrre una risonanza, in modo da fare delle altre persone uno strumento più grande di quello che stai suonando. Arrivare agli altri diventa quasi un’ossessione. Scrivere una canzona che sarà ricordata e interiorizzata è una forma di contatto, una connessione. Un filo che ci lega tutti. Una stoccata al cuore. A volte, penso che scrivere canzoni sia come tendere le corde del cuore il più possibile senza provocare un infarto.

Il mio voto:

cuoricino-piccolino (106x95)
cuoricino-piccolino (106x95)
cuoricino-piccolino (106x95)
cuoricino-piccolino (106x95)

L’autore:
Keith Richards: Fondatore e chitarrista dei Rolling Stones, Life (2010) è il suo primo libro autobiografico.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :