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Recensione "Lucchetti Babbani e Medaglioni Magici" di Ilaria Katerinov

Creato il 24 novembre 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Tradurre la saga dei romanzi di Harry Potter si può rivelare una vera e propria sfida, anche perché, al contrario di altri romanzi fantasy meno noti, si hanno gli occhi di centinaia di migliaia di fan puntati addosso, pronti a giudicare ogni minimo errore.
Recensione Autore: Ilaria Katerinov
Titolo: Lucchetti babbani e medaglioni magici (Harry Potter in italiano: le sfide di una traduzione)
Casa Editrice: Camelopardus
Data Pubblicazione: 2007
Pagine 160
Prezzo € 10,00
Sinossi: Cosa c'entra Albus Silente con un insetto fastidioso? Come parla davvero Hagrid nell'originale?
Quanto si perde delle espressioni idiomatiche inglesi nella versione italiana dei libri di J.K. Rowling? Tra i fan della saga di Harry Potter è andato via via crescendo il dibattito sulle scelte traduttive operate in casa Salani. In questo saggio leggero ma esauriente, Ilaria Katerinov riflette sulla difficile arte della traduzione con la competenza dell'addetta ai lavori e l'interesse della fan appassionata di Harry Potter, passando in rassegna i primi sei romanzi della saga: curiosità, paradossi, errori e imprecisioni, ma anche soluzioni azzeccate e invenzioni geniali. E senza rivelare nulla sulla trama del settimo libro... Di sicura utilità per gli studenti di lingue e mediazione linguistica, nonché di interesse per gli addetti ai lavori come traduttori e insegnanti, questo saggio è anche rivolto a quello stesso pubblico che legge i romanzi di J.K. Rowling.
RECENSIONE
Un traduttore deve saper fare molti mestieri. Dev’essere un linguista e critico letterario, per apprezzare pienamente la ricchezza del testo così da poterla rendere in un’altra lingua: dev’essere scrittore, per dar vita a una prosa non meno scorrevole dell’originale; dev’essere redattore, per individuare i punti in cui il testo “scorre male” se tradotto letteralmente, e in cui quindi chi traduce può e deve prendersi qualche libertà interpretativa. Dunque, per rendere giustizia al lavoro di un traduttore bisogna valutarlo in base ad una molteplicità di fattori e variabili.
Queste sono le parole con cui Ilaria Katerinov apre la conclusione di questo breve ed appassionante saggio sulle scelte operate dalle traduttrici italiane di Harry Potter, che si sono trovate davanti ad una serie di romanzi molto complessi dal punto di vista linguistico. Non perché l’autrice della serie, J. K. Rowling, utilizzi una prosa altamente complessa, anzi. Piuttosto perché Harry Potter è ricco di nomi “parlanti”, nomi cioè che hanno un significato intrinseco, di giochi di parole e di riferimenti che un lettore con un retaggio culturale differente da quello anglosassone difficilmente riuscirebbe a cogliere. Pertanto un traduttore dovrebbe innanzitutto cogliere ogni sfumatura di significato (compito assai arduo), e poi decidere cosa tradurre, come tradurlo e, nel caso di nomi che hanno più di un significato, scegliere quale di essi sia più giusto privilegiare (e talvolta azzeccare il significato migliore a priori è solo una questione di fortuna).
La Katerinov, lungi dal criticare le scelte delle traduttrici, Marina Astrologo dei primi due, Beatrice Masini del terzo, del quarto e del sesto (e dei due ‘companion-books’: Il Quiddich attraverso i secoli e Gli animali fantastici: dove trovarli) e sempre Beatrice Masini coadiuvata da Valentina Daniele e Angela Ragusa per il quinto, si limita a farci notare in questo libro le scelte che esse hanno fatto: alcune rivelatesi felici, e altre meno, quando, come è naturale per qualsiasi libro che sia stato tradotto in tempi brevi, esse sono incappate in qualche errore – cosa peraltro naturalissima per ogni essere umano – e da cosa tale errore sia stato generato.
Ecco quindi come abbiamo pensato di procedere: proveremo a metterci nei panni di un traduttore per riflettere sulle difficoltà connesse a un’impresa così vasta e complessa. Proporremo anche, a volte, traduzioni “alternative”: non necessariamente migliori, ma testimonianza del fatto che ogni scelta traduttiva non può che risentire della sensibilità personale e del gusto del traduttore.

Recensione

J. K. Rowling

Il tutto tenendo presente che Lucchetti babbani e medaglioni magici è stato scritto dopo la pubblicazione in lingua inglese del settimo ed ultimo romanzo della serie (ma non della sua traduzione italiana), per cui Ilaria Katerinov poteva valutare ‘col senno di poi’ ogni sfumatura della traduzione, mentre le traduttrici sono dovute andare un po’ a naso in tutto l’arco delle pubblicazioni, data la segretezza di cui J. K. Rowling ha ammantato ogni volume dell’eptalogia.
Infatti due fattori fondamentali compromettevano una traduzione precisa e puntuale da parte di qualsivoglia traduttore: il primo è appunto la segretezza e la mancanza di indicazioni e di indizi da parte della Rowling, per cui un personaggio o un particolare apparentemente insignificante nel capitolo in cui compare, potrebbe diventare fondamentale in uno dei capitoli successivi; il secondo è il fattore tempo: la richiesta da parte dei fan di una traduzione tempestiva, a breve distanza dall’uscita in lingua originale, tenendo presente che la Rowling non forniva alle case editrici straniere alcuna copia del manoscritto prima che avvenisse la pubblicazione in lingua inglese. Questo ha portato al proliferare in rete di numerose traduzioni pirata dei romanzi, che hanno costretto le case editrici a stringere i tempi di traduzione/pubblicazione, con conseguente aumento del rischio di errore.
La casa editrice Salani ha per ben due volte indetto una sorta di concorso per dare ai lettori la possibilità di scegliere democraticamente la traduzione più calzante per alcuni nomi. La prima volta nel 2000, con Il Calice di fuoco, la seconda volta in occasione dell’uscita dell’ultimo romanzo della serie.
Il rischio concreto di questo “esperimento di traduzione democratica” era quello di affidare ai lettori un compito che spettava ad un professionista con una conoscenza perfetta della lingua inglese; si è finito inevitabilmente per scontentare la maggioranza dei fan. Forse è per questo motivo che la politica editoriale che ha guidato la traduzione del libro successivo, il quinto, è stata quella di lasciare immutati quasi tutti i nomi.
Il titolo del saggio è un esempio di traduzione frettolosa, una probabile distrazione: nel sesto capitolo, L’Ordine della Fenice, la traduttrice, distratta forse dal contesto (si parlava di un oggetto che non si riusciva ad aprire), ha tradotto la parola locket con lucchetto anziché con medaglione (il suo corretto significato). La Katerinov ha poi giocato sul significato di ‘babbano’ e ‘magico’ per enfatizzare quale delle due parole costituisse la traduzione corretta (e trattandosi di Harry Potter la traduzione magica è ‘in’, quella babbana è ‘out’).
Interessanti sono i confronti con le traduzioni in altre lingue: sebbene le versioni italiane di Harry Potter si siano fatte attendere più a lungo, ci sono state nazioni in cui la qualità della traduzione ha notevolmente lasciato a desiderare. Addirittura ci sono state opinabili ‘traduzioni’ dal British English all’American English!

Recensione

Nell'edizione americana della Scholastic il titolo del primo romanzo della saga è stato 'tradotto': poiché il nome Philosopher (filosofo) appariva poco allettante per dei ragazzi, è stato sostituito da Sorcerer (mago, stregone), perdendo però il significato storico e magico di 'pietra filosofale'.

Simili operazioni privano il lettore americano del confronto, che avrebbe peraltro un elevato valore educativo, con una cultura diversa dalla propria. Il significato della maggior parte delle parole sostituite, a parte forse l’ambiguità jumper/sweater, era perfettamente deducibile dal contesto. E infatti l’operazione condotta dalla Scholastic ha suscitato non poche critiche, sia negli Stati Uniti sia fuori. Un editoriale del “New York Times” è giunto ad accusare la casa editrice di “contribuire all’istupidimento della società americana” e non sono mancate le accuse di “imperialismo culturale”.
Il saggio di Ilaria Katerinov è interessantissimo ed assolutamente consigliato a chiunque volesse immergersi in una rilettura dell’intera eptalogia, soprattutto perché sarebbe inutile, per lettori che non hanno una perfetta padronanza della lingua inglese, intraprendere la lettura in lingua originale: come potrebbero cogliere le sfumature di significato che sono sfuggite persino alle traduttrici? (Anche se, nel loro caso, ciò potrebbe essere imputabile alla fretta). Invece, grazie alla Katerinov, anche i digiuni di lingua e di cultura anglosassone potrebbero affrontare consapevolmente una rilettura
Recensione Per chi invece si accinge a leggere per la prima volta la serie, Salani, ora che ogni mistero è stato svelato, essendo a conoscenza della valenza di ogni minimo dettaglio, si è impegnata per una nuova edizione dell’intera saga, a cura di Stefano Bartezzaghi, linguista appassionato della serie di Harry Potter, coadiuvato da un vero e proprio comitato scientifico composto dall'editor Viola Cagninelli, da Marina Astrologo e Beatrice Masini, che hanno tradotto rispettivamente i primi due e gli altri cinque volumi; dalle due editor che hanno curato i sette volumi per Salani, Serena Daniele e Daniela Gamba; dalla curatrice del sito di Harry Potter, Maria De Toni; dalla presidente della Società Nazionale Harry Potter, Laura Faggioli; dall'autore dello studio Harry Potter e la filosofia, Simone Regazzoni; dal presidente di Salani, Luigi Spagnol e dal direttore editoriale, Mariagrazia Mazzitelli.
Bartezzaghi ha dichiarato:
"Sono stato un appassionato di Harry Potter già dalla prima ora, lo sono stato fino all’ultima pagina. All’inizio sembrava una bellissima storia per ragazzi; alla fine del settimo volume, era un’opera diversa, i cui personaggi erano cresciuti assieme ai loro lettori. Neville Paciock era il nome giusto per il ragazzino pasticcione dell’inizio, non certo per il coraggioso eroe del settimo volume, nonché futuro professore di Erbologia… Fare questi cambiamenti mi è perciò parso come restituire al testo qualcosa che gli era dovuto".
Il primo volume Harry Potter e la pietra filosofale è stato pubblicato da Salani ad Aprile 2011, con la nuova copertina di Clare Melinsky, voluta dalla stessa J. K. Rowling (che ha scritto il nome ‘Harry Potter’ di suo pugno), che aveva espresso dei dubbi sulla pur bella ma troppo infantile e poco coerente copertina realizzata da Serena Riglietti.
L’ufficio stampa di Salani ha dichiarato:
Ogni dettaglio è stato rivisto e considerato con attenzione perché la nuova edizione di Harry Potter e la pietra filosofale fosse più vicina allo spirito dell’originale, nel rispetto di quello che è ormai diventato un grande classico dei nostri tempi.
Tuttavia, tornando ai dubbi espressi da Ilaria Katerinov in Lucchetti babbani e medaglioni magici e valutando l’elevato numero di versioni a cui si presta un classico della letteratura, a maggior ragione della letteratura fantasy, possiamo dire che, seppur ottima, ogni traduzione ha un valore soggettivo e non oggettivo; ma purtroppo, quando è impossibile leggere un libro in lingua originale e riuscire a cogliere il suo giusto spirito, bisogna affidarsi a dei professionisti. E Salani in questo senso sta facendo tutto ciò che è in suo potere per garantirci la migliore versione in lingua non-originale.
Recensione
L’Autrice: Ilaria Katerinov è nata nel 1979 a Perugia, dove si è laureata in filosofia. Collabora con diversi editori italiani come traduttrice dall’inglese e redattrice, Scrive di Harry Potter (ma non solo) su BadTaste.it e gestisce il sito QuesteOscureMaterie.it, dedicato ad un’altra grande saga contemporanea. Vive a Milano. Sito Autrice 

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