A tre episodi dalla fine, la trama sembra star dando un’accelerata (ma abbiamo troppo poco Jarvis!!!). I nodi sembrano cominciare a venire al pettine e io non aspettavo altro.
Vediamo infatti ragazzine ammanettate ai loro lettini, affamate, indottrinate con messaggi subliminali inseriti nei cartoni animati (la special guest della puntata è Biancaneve) e costrette a scontrarsi con conseguente eliminazione della rivale “perdente”. Protagonista del flashback è la dolce Dottie.
Nel presente, la vediamo svegliarsi, allenarsi e fare colazione con Peggy in un’interpretazione da Oscar della svampitella di provincia da cui la nostra agente si fa completamente fregare. E la presunta spia russa le frega le chiavi della stanza.
La mattinata prosegue di bene in meglio per Peggy, che in un giorno di pioggia si incontra e si scontra con Jarvis… e il risultato è tutt’altro che un dolce sorriso. Le scuse di Jarvis vengono rifiutate e i toni si alzano parecchio quando Peggy lo accusa di essere lo schiavetto di Stark. Per tutta risposta il maggiordomo ribatte che nessuno prenderà sul serio la ragazza più di lui e Howard, dato che i suoi colleghi non si convinceranno mai delle sue capacità. I rapporti tra i due a questo punto si sono incrinati non poco, in compenso l’Agente Carter non è facile da scoraggiare (come ormai sappiamo bene) tanto che dichiara che starà a lei far cambiare l’opinione dei colleghi sul suo conto e, in questa puntata, ce la fa!
Prima riesce a decifrare il misterioso messaggio in codice della macchina da scrivere magica, poi si aggiudica un posto nella missione organizzata da Thompson in Russia per intercettare il presunto scambio di armi. Ho qualche perplessità: il messaggio era stato mandato di proposito per incastrare Howard? In tal caso perché dare le coordinate di una base vera, per giunta quella in cui è nascosto lo scienziato indispensabile al Leviathan nonché in grado di scagionare babbo Stark? E perché tutti sono colti di sorpresa dall’arrivo degli americani? Forse mi sono persa qualcosa.
Prima di partire Peggy ha il tempo di collezionare l’ultimoArrivati in Russia i nostri vengono raggiunti dagli Howling Commandos, più che felici di rivedere Peggy: c’è ancora qualcuno nell’esercito che si ricorda chi è e cosa ha fatto. La cosa non può lasciare indifferenti i colleghi e soprattutto Thompson, grande ammiratore degli eroi di guerra ed ex compagni di Capitan America.
Tra un accampamento nella neve e racconti di guerra intorno al fuoco, la notte passa e l’indomani mattina eccoci arrivati alla base del Leviatano che -sorpresa!- è la scuola/lager di Dottie, ormai fuori funzione (tranne per una bimba-ninja dimenticata in loco -che ci faceva lì?-).
La squadra trova due detenuti in una cella. Uno degli uomini è un brillante ingegnere, l’altro è uno psichiatra messo lì per mantenerlo sano di mente. I good guys liberano i prigionieri ma la fuga si rivela difficile quando la squadra rimane bloccata in un corridoio senza uscita. Lo scienziato prende in ostaggio uno degli Howlings sperando di usarlo come lasciapassare coi russi e invece finisce per farsi sparare. Nel frattempo Thompson precipita in un attacco di panico e Peggy prende il controllo della situazione mentre Dum Dum procura una via d’uscita. La nostra eroina riscuote Thompson, lo fa mettere in salvo, fa fuori mezzo esercito russo e poi fugge lanciandosi sul camion in corsa dei Commandos. E senza una sbavatura di rossetto. Ci credo che Dottie glielo vuole fregare! In tutto questo ovviamente anche l’acconciatura è rimasta perfetta (ma era già sopravvissuta a un lancio col paracadute, quindi non mi stupisco più).In aereo Thompson si apre con Peggy, confidandole un segreto che non ha mai raccontato a nessuno: non ha meritato la sua medaglia, i giapponesi che ha ucciso erano venuti ad arrendersi ma lui non aveva visto la bandiera bianca in tempo e dopo il fattaccio l’aveva sotterrata. Non è l’eroe che tutti credono. Quindi tutta l’arroganza e la strafottenza in realtà nascondono dei complessi. Quello che non è nascosto è il tentativo delle autrici di creare una ship Thompson/Carter, tanto che penso li vedremo finire insieme. Al momento non mi dicono nulla ma mai dire mai.
Intanto a New York Dottie si introduce nella camera della vicina, fruga un po’, sottrae una foto delle invenzioni Stark in possesso dell’SSR e diventa creepy.
Prima dà un’occhiata alla foto di Steve Rogers (per nulla sorpresa di trovarla lì, quindi l’accenno al Capitano fatto a colazione non era casuale), poi annusa il rossetto/sonnifero e si esercita a impersonare Peggy allo specchio, imitandone l’accento. Vuole farla fuori e rubarne l’identità? Provare per un attimo a immaginare cosa significhi essere lei? È strana e basta? Mah!
Il capo Dooley invece, come un novello Mr Finch, comincia a nutrire dubbi sull’operato del proprio governo. Incontra un giornalista che aveva fatto ricerche su Finow (la famosa non-battaglia dove sono non-morti i russi senza voce), il quale è convinto che Stark fosse stato mandato lì per dare una ripulita ma spinto al limite sia arrivato addirittura a difendere le sue ragioni coi pugni contro un uomo grosso il doppio di lui nonché generale. In seguito, Howard si sarebbe rifiutato di continuare a collaborare con l’esercito, rinunciando addirittura a un assegno a sette cifre. Ora il miliardario è il nemico pubblico numero uno: c’è del marcio negli U.S.A.? Per non sbagliarsi, Dooley lascia il suo biglietto da visita a un giustamente diffidente Jarvis, dicendosi disposto ad ascoltare la versione di Stark della storia. La vicenda di Finow sembra essere ignota anche al maggiordomo.
Al ritorno dei nostri eroi, il capo sembra apprezzare il lavoro di Peggy, Sousa non la denuncia (per ora) e Thompson la invita a unirsi ai colleghi per un drink. La quiete prima della tempesta? Il finale si avvicina e ho l’impressione che le varie storyline siano bombe innescate e pronte a scoppiare. Se così sarà, non sarò certo io a lamentarmi. Se lo screentime di Jarvis riprende ad aumentare, s’intende. Vi lascio col promo del prossimo episodio (pieno di spoiler, direi).
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