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Recensione "Mi chiamo Chuck" di Aaron Karo

Creato il 12 agosto 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Gabriella Parisi Recensione chiamo Chuck Autore: Aaron Karo Titolo: Mi chiamo Chuck (Ho diciassette anni. E, stando a Wikipedia, soffro di un disturbo ossessivo-compulsivo.) Titolo originale: Lexapros and Cons Casa Editrice: Giunti (collana Y) Pagine: 288 Prezzo: € 12,00 (e-book € 6,99) Data pubblicazione: 4 aprile 2012 Trama: Chuck Taylor ha diciassette anni e mille paranoie. Si lava le mani continuamente, controlla ossessivamente le manopole dei fornelli e il terrore dei germi condiziona le sue relazioni sociali, di fatto quasi inesistenti se si esclude Steve, goffo amico del cuore bersaglio delle angherie dei bulli della scuola. Chuck ha anche una sorella, Beth, che lo ignora al punto da negargli persino l’amicizia su Facebook. La sua giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali che lui stesso si è imposto per non perdere del tutto il controllo di sé. E poi ci sono le Converse All Star: ne possiede decine di paia di ogni colore che ha abbinato ai vari stati d’animo. Converse rosse = arrabbiato, gialle = nervoso e così di seguito. I genitori, però, sono sempre più preoccupati e, nonostante le rimostranze di Chuck, decidono di spedirlo dalla strizzacervelli. Ma è l’arrivo di una nuova compagna di classe a cambiare radicalmente la vita di Chuck e ad aggiungere un nuovo colore alla sua collezione di Converse. Impossibile non ridere con questo esilarante racconto in prima persona di Chuck, uno dei più divertenti e struggenti personaggi della narrativa contemporanea. Leggi le prime pagine del libro

RECENSIONE Non è facile avere diciassette anni. Non è facile convivere con le nostre piccole manie, specialmente quando ci si rende conto che sono qualcosa di più grave. Non è facile riconoscere — soprattutto con se stessi — i sintomi di un disturbo ossessivo-compulsivo. E, di certo, non è facile accennare alla propria madre di aver controllato su Wikipedia per sapere come viene chiamato quel genere di disturbo; lasciando cadere piccoli indizi, che altro non sono che richieste d’aiuto.

Recensione chiamo Chuck Non è facile scrivere la recensione di Mi chiamo Chuck: si presenta come un romanzo comico, con un inizio tutt’altro che poetico — ebbene sì, il meticoloso conto che il protagonista tiene delle sue «pippe» —, eppure questo libro ci pone davanti a un problema davvero serio. Il protagonista/narratore — chiaramente un diciassettenne per il suo modo di esprimersi e anche per la forma mentisci strappa spesso dei sorrisi. Tuttavia, mi sono trovata più facilmente con gli occhi lucidi che non con gli angoli delle labbra rivolti all’insù (ma forse questo dipende dal fatto che gli argomenti e le espressioni caratteristiche di un diciassettenne standard mi lasciano perplessa).

Continuo a correre, a scappare da tutto. Per poco non mi schianto contro un albero, ma continuo a correre. Inciampo in una pozza e sento l’acqua schizzarmi in faccia. Continuo a correre. Corro via da tutto quello che non posso fare: essere normale, uscire, divertirmi. Corro via da tutto quello che non posso essere: un ragazzo con una fidanzata, uno come gli altri, un essere umano. Corro e corro e corro.

Chuck Taylor si presenta da subito con tutte le sue manie — le «sue cose» come le chiama lui  che, assommate, ci fanno constatare di avere a che fare con un caso davvero serio di disturbo ossessivo-compulsivo. Ha ragione Chuck a innervosirsi quando le persone gli dicono di esserne un po’ affette anche loro: è vero che tutti abbiamo le nostre piccole manie, ma, nella maggior parte dei casi, non si tratta di un disturbo patologico. Per il nostro protagonista è snervante vedere sminuita la propria malattia e, invece, essere considerato semplicemente uno sfigato.
Recensione chiamo Chuck Una delle tante «fissazioni» è costituita dal colore delle sneakers: Chuck ne ha tantissime paia e le indossa in base al suo stato d’animo. Le Converse All Star, modello Chuck Taylor, sono nel suo destino — dal momento che porta il nome del loro ideatore. Il problema di volersi lavare le mani ogni volta che tocca qualcosa, poi, non gli consente non solo di mangiare fuori e di condurre una normale vita da adolescente, ma anche di avere contatti umani. L’unico suo amico è Steve Sludgelacker, un ragazzo più emarginato di lui.

Eppure Chuck prende la decisione eroica di voler guarire o, per lo meno, migliorare. Inizia a piccoli passi, andando dalla dottoressa Srinivasan — una psichiatra — prima, e prendendo il Lexapron, un farmaco antidepressivo, dopo. In seguito, si creerà un rapporto di fiducia e complicità con l’analista, nonostante l’iniziale ritrosia: anche lui arriverà a comprendere meglio quella donna che parla con un tono ascendente, come se stesse ponendo domande quando fa affermazioni e che indossa le sneakers — sempre le stesse, però — anche sotto il tailleur. E cercherà di farlo per se stesso; non per i suoi genitori, né per la ragazza di cui si è innamorato, Amy Huntington, appena trasferitasi nella sua scuola.

Recensione chiamo Chuck Questo libro ci fa riflettere anche sui costi della sanità: il padre di Chuck fa spesso degli antipaticissimi commenti riguardo a ciò che viene rimborsato dall’assicurazione e a ciò che non lo è, quasi anteponendo la faccenda finanziaria alla salute del figlio. Il problema è che, nel mondo in cui viviamo, siamo spesso costretti a fare delle scelte, relegando la salute al secondo posto rispetto alle spese. Non è una questione di cinismo, o forse sì. Forse siamo tutti più cinici, o forse ci lamentiamo, pur sapendo che ci sono spese che dobbiamo fare e che faremo.
Come già detto, il libro è narrato in prima persona dalla voce del protagonista; con linguaggio e tematiche caratteristiche di un diciassettenne, quindi talvolta anche irritanti per chi ha un diverso modo di vedere e considerare le cose. Ciononostante questo rende il libro realistico, tanto da farci affezionare a Chuck e al suo coraggio. Una lettura commuovente e contemporaneamente divertente, che pian piano coinvolge anche il lettore più scettico (esattamente come ero io all’inizio). Date una possibilità a questo libro, ne sarete piacevolmente sorpresi. Recensione chiamo ChuckL'AUTORE
Aaron Karo è un giovane autore di libri di fiction umoristica, bestseller nelle classifiche americane e apprezzati per la vena graffiante e sfacciata. Dal 1997 Karo è anche editorialista di una rubrica seguitissima, che ha avuto così tanto successo da diventare un social network. Questo è il suo primo romanzo per YA. Siti Autore: http://aaronkaro.com/ http://ruminations.com/site/ http://twitter.com/#!/aaronkaro https://www.facebook.com/aaronkaro


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