Magazine Fantasy
Il Mictlan è l'Inferno sotterraneo della mitologia azeca.
Una storia che percorre parallelamente due diversi periodi storici: l'Impero Azteco ai tempi di Cortés e la Mexico City di un futuro post-apocalittico e distopico, invasa dagli zombie vittime della pandemia della superdroga Cloud 7, sintetizzata dalla New Moon Corporation. Nella location di Tenochtitlán la storia prende il via dalla Noche Triste, un celebre episodio accaduto durante la conquista Spagnola del Messico. Durante la notte del 1º luglio 1520 la spedizione guidata da Hernán Cortés fu quasi totalmente distrutta dagli Aztechi. I prigionieri spagnoli vivranno sulla loro pelle i vari tipi di sacrifici umani previsti dalla religione atzeca, non proprio quelli superficialmente schematizzati dai libri, e la cultura e gli usi del cannibalismo dell'epoca.
Nella location futura della megalopoli di Mexico City, affollata di infetti, si svolge la storia di tre "tigres de hierro", le tigri di ferro, un corpo speciale femminile del vecchio esercito della Repubblica Mesoamericana. Artemisia, Roslyn e Paloma devono raggiungere un punto d'incontro con le altre compagne sopravvissute, nei sotterranei di un albergo al centro della città, superando le legioni di zombie che presidiano tutti gli accessi alla megalopoli. Le due storie parallele convergeranno lentamente superando i 757 anni che le dividono, un continuità inaspettata lungo binari di sangue e di riti antropofagici e blasfemi. Una interpretazione zombie con profilo storico accuratamente ricostruito che sorprenderà chi si aspetta i soliti clichè delle zombie stories. L'Autore:
Alessandro Manzetti (aka Caleb Battiago). Consulente editoriale e autore di narrativa e saggistica di genere horror, fantascienza, thriller, dark fantasy, weird. Ha collaborato con varie case editrici (Gargoyle Books, Edizioni XII, Mezzotints eBooks) come direttore editoriale, responsabile di collana, responsabile marketing, responsabile diritti esteri, consulente, e con diverse testate online (Newsletter della Horror Writers Association, La Tela Nera, H, L'Almanacco di Horror Magazine) come columnist, curatore di rubriche di approfondimento letterario e articolista. Ha curato diversi blog dedicati alla narrativa di genere. Ha pubblicato, a suo nome, una raccolta di racconti (Malanima - Storie di lame e presenze), una collection di interviste ai grandi maestri dell'horror anglosassone (Monster Masters) e diversi racconti inseriti in antologie, cartacee ed ebook. Con lo pseudonimo di Caleb Battiago ha pubblicato sei titoli ebook, tra i quali due romanzi (Naraka, Shanti) tre raccolte di racconti (Acrux, Parigi Sud 5, Limbus) e una collection di opere (Nakara Kollection).
La recensione di Miriam:
Il venefico universo narakiano ribolle generando sempre nuovi orrori. Infaticabile demiurgo nero, Caleb Battiago seguita a plasmare la materia prima di cui sono fatti gli incubi arricchendo il suo cosmo letterario di supernovae che, immancabilmente ci costringono a fermarci e a guardare trattenendo il fiato, sebbene l’istinto ci vorrebbe a distanza di sicurezza dall’inferno.
Un inferno doppio quello che si dischiude con questa nuova raccolta di racconti, capace di comprimere e inglobare lo spazio-tempo annullando la distanza tra passato e futuro.
La danse macabre si apre a Tenochtitlán nella Noche triste del 1520 in cui la spedizione guidata da Hernán Cortés fu annientata dagli Atzechi, ma prosegue schizzando verso la Mexico City del 2277, lì dove la superdroga di nuova generazione Cloud 7 ha provocato una pandemia zombie.
Due tempi all’apparenza inavvicinabili ma che, idealmente congiunti dal Ponte delle Locuste, finiranno per sovrapporsi e finanche confondersi in un crescendo allucinante e allucinogeno.
Tirando e comprimendo l’elastico temporale, l’autore ci fa rivivere gli orrori di un’autentica pagina di storia puntando contemporaneamente l’obiettivo su una proiezione post-apocalittica. A fare da collante è proprio il Mictlan, l’inferno sotterraneo della mitologia atzeca in cui le due visioni andranno a convergere.
Al suo potere immaginifico, Battiago somma così il fascino di una storia quasi dimenticata. Pur conservando la capacità visionaria, questa volta più che mai, costruisce la su impalcatura demoniaca su solide basi documentali che rimandano all’antica civiltà precolombiana, ai suoi miti ai suoi riti tribali. Attinge da un bagaglio di conoscenze consolidate per poi spiccare il volo colmando gli spazi vuoti con una verve creativa sicuramente in sintonia con il cannibalismo e l’efferatezza degli usi atzechi sommariamente tramandatici dai testi storici. Ecco allora che le pagine lasciate i bianco dagli studiosi si riempiono di riti religiosi, descritti nel dettaglio, a cui i prigionieri dell’armata spagnola di Cortés vengono destinati in qualità di vittime sacrificali.
All’altro capo del tempo troviamo, invece, le tigres de hierros (tigri di ferro), novelle amazzoni costrette a fronteggiare i nuovi mostri partoriti dalla cinica follia della New Moon corporation. La cloud 7 ha, infatti, generato una vera e propria orda di zombie che infesta New Mexico. Le tre guerriere Artemisia, Paloma e Roslyn dovranno affrontarla per poter raggiungere le altre compagne sopravvissute in un’altra zona della città. Una battaglia impari dall’esito ovviamente infausto ma che consegnerà alla memoria tre eroine degne di nota.
Ed è qui che, riprendendo le redini della narrativa di genere, l’autore reinterpreta in chiave, originale quanto inquietante, il più classico tema zombesco.
Se al Mictlan spetterà il compito di legare le due trame in un unico diabolico nodo, a tenerle unite sul piano narrativo è l’inconfondibile cifra stilistica che contraddistingue la scrittura di Battiago, sanguigna, splatter, dissacrante, eppure intensamente poetica.
Per dirla con le sue parole, “la notte è una gran puttana, nasconde locuste tra le sue cosce nere”, una lunga notte questa del Mictlan, aggiungerei, che cela anche oscuri segreti e arcane meraviglie, di quelle e che sanno affascinare e terrorizzare al tempo stesso e che, tanto più per questo, meritano di essere vissute fino in fondo.
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