Titolo: Never Sky
Autore: Veronica Rossi
Editore: Sonzogno
Prezzo: 17 €
Genere: Distopia
Pagine: 350
Voto:
Trama: Lo chiamano Never Sky, è un cielo violento, pervaso dall’Etere, sostanza che causa tempeste continue, morte, distruzione. La vita sicura è possibile solo dentro l’enclave Reverie, un mondo barricato, una biosfera ipertecnologica dove ogni pericolo, persino malattie e invecchiamento, sembra appartenere a un lontano passato. Fuori invece, nel dominio dell’Etere, non è dato avventurarsi, nessun abitante di Reverie oserebbe mai, perché la Fucina della Morte è una terra brutale e desolata, infestata da individui assetati di sangue. La bella e giovane Aria vive a Reverie: qui lei e i suoi amici possono scegliere di abitare infiniti mondi virtuali, come in un videogioco. Anche lei, al pari di tutti, teme l’ignoto oltre il confine del proprio Eden. E quando verrà ingiustamente cacciata dalla sua società di eletti, si ritroverà sola e disperata nella Fucina della Morte. È come essersi risvegliata all’improvviso in un corpo che non riconosce, in balìa di un mondo popolato dai discendenti reietti dell’umanità che, dopo la Grande Catastrofe, non hanno trovato rifugio a Reverie. Solo quando il suo sguardo incrocia quello selvaggio di Perry, un giovane Outsider ribelle, Aria comincia a intuire: quel luogo forse contiene la vita che non ha mai vissuto, le sensazioni che le erano negate nell’universo asettico in cui era cresciuta. Ma è anche la morte vera a minacciarla da ogni dove. Presto lei e Perry, opposti in ogni cosa, scopriranno di custodire l’uno la chiave per la redenzione dell’altro.
Recensione: Allora, partiamo dall’inizio-inizio. Fin dal primissimo capitolo ho potuto notare il livello di Never Sky: niente partenza lenta e introduttiva tipica di troppi romanzi, specialmente young adults; la narrazione comincia in medias res. È una cosa che ho apprezzato moltissimo, perché si viene catapultati in mezzo ai fatti con la voglia di saperne di più, in mezzo a una realtà sconosciuta e a parer mio anche ben congegnata. La narrazione è in terza persona focalizzata, assistiamo alle vicende dal punto di vista dei due protagonisti, Aria e Peregrine. Un particolare che non mi è piaciuto è il fatto che all’inizio di ogni capitolo ci fosse scritto il nome del personaggio; mi veniva voglia di dire alla scrittrice “Ehi, guarda che si capisce comunque se a parlare è Aria o Perry!”, proprio perché la terza focalizzata è ben gestita e si sente la differenza tra i due ragazzi, sia per i termini usati che per le sensazioni, visto che per motivi che scoprirete ognuno dei due ha un senso più sviluppato degli altri. Dal lato dello stile, quindi, a parte qualche infodump gratuito qua e là posso solo parlarne bene; il punto di vista è gestito benissimo, le descrizioni sono multisensoriali e mai troppo lunghe o noiose.
All’inizio del romanzo ho trovato quella che per me è stata una forzatura esagerata: Aria deve essere eliminata in quanto testimone di fatti scomodi e invece di essere direttamente uccisa viene portata all’esterno della biosfera. L’essere portati all’esterno è probabile che porti alla morte, probabile, appunto. L’avrebbero potuta portare fuori per poi spararle una volta all’esterno. E invece niente. Ho cercato di ignorare questo buco nella trama per godermi il romanzo.
Be’, diciamo che ne è valsa la pena. In Never Sky ci sono personaggi realistici e originali, i rapporti tra loro sono credibili e non forzati.
Perry e Aria non si innamorano subito come accade troppo spesso, anzi, all’inizio c’è non solo antipatia, ma anche disgusto a livello fisico, visto che Perry è ben diverso dai ragazzi creati per essere perfetti che aveva conosciuto Aria. Credo inoltre che la protagonista sia una dei pochissimi personaggi ad avere le mestruazioni… Voglio dire, nei romanzi accade di rado. E in questo caso ha perfettamente senso che succeda.
A ogni modo, Perry e Aria non sono gli unici personaggi validi del romanzo. Ho notato molta attenzione nella costruzione di ognuno, mi sembra che l’autrice si sia impegnata anche nel costruire i personaggi secondari.
Un’altra cosa che ho trovato forzata, più o meno nelle ultime cento pagine, è la seguente: Perry e Aria sono bloccati su un albero ai cui piedi ci sono i lupi e come fanno a uscirne salvi? Aria comunica con i lupi cantando e quelli vanno via. L’ho trovata molto buttata lì. Ed è un peccato, perché credo che questa e quella iniziale siano le uniche due pecche del romanzo, non tanto pesanti da farmi ritenere Never Sky un libro mediocre, ma tanto da farmi togliere una stellina.
Insomma, concludendo credo che Never Sky sia uno dei migliori distopici YA in circolazione. È una spanna sopra alla maggior parte dei romanzi del genere da molti livelli: stile, personaggi, world building. Peccato davvero per quel buco nella trama, anche perché era un problema risolvibilissimo, bastava che Aria riuscisse a scappare in qualche modo o che un soldato decidesse di liberarla per darle una possibilità di vivere.
Nonostante questo problema, lo ribadisco: lo ritengo uno dei migliori distopici YA in circolazione sotto molti aspetti, quindi lo consiglio in particolar modo a chi apprezza il genere.