Titolo originale: Wir Kinder vom Bahnhof Zoo Editore: Bur Autori: Kai Hermann e Horst Rieck Pagine: 346 Genere: Saggio, Autobiografico Data di uscita: 2006 (ultima edizione)
Trama:
Berlino, anni settanta, Christiane F ha dodici anni, un padre violento e una madre spesso fuori casa. Inizia a fumare hashish e prendere LSD, efedrina e mandrax. A quattordici anni per la prima volta si buca di eroina e comincia a prostituirsi. E’ l’inizio di una discesa nel gorgo della droga da cui risalirà faticosamente dopo due anni.
RECENSIONE “Noi ragazzi dello zoo di Berlino” è da alcuni considerato un classico della narrativa per ragazzi, ma in realtà è un saggio che bisognerebbe trattare con i giovani per le forti tematiche attuali che permeano il testo. Il libro è stato scritto da due giornalisti tedeschi, ma a raccontare la storia è solo una ragazzina: Christiane F, che attraverso il filtro dei suoi occhi e della sua esperienza racconta la sua storia di droga e prostituzione minorile, nella Berlino degli anni ’70. Argomenti ancora oggi, purtroppo, attuali.
I due giornalisti non hanno censurato il racconto di Christiane. Hanno lasciato che le sue parole trasparissero attraverso le pagine del libro per assumere una forma quasi tangibile e concreta che colpisse intimamente e con forza il lettore. Pagina dopo pagina, si percepisce l’amarezza e la veridicità delle sue parole e il suo dolore da tossica. Christiane non ci risparmia nulla: la violenza del padre, che su di lei scaricava rabbia e frustrazione; la sua prima sigaretta, quando ancora era molto piccola; l’inizio della sua lenta autodistruzione iniziata con hashish per poi arrivare a quattordici anni a farsi il suo primo buco; la prostituzione per procurarsi la dose quotidiana. Il libro descrive vividamente uno squarcio di realtà, una fotografia della Berlino di quegli anni: giovani che fuggono dalla realtà, nascondendosi nella droga; adulti che non riescono sempre a gestire la loro vita, né riescono a essere di aiuto ai loro figli; una società che non riesce a fare fronte all’emergenza sempre più dilagante dell’uso di droga. I due giornalisti si limitano a trascrivere il racconto di Christiane, preceduto dal loro primo incontro con la ragazza e da uno stralcio del processo a cui Christiane si è dovuta sottoporre. All’interno della storia, gli autori hanno saggiamente alternato la storia di Christiane con i racconti di alcune delle persone che hanno preso parte alle vicende (ad esempio la madre, che appena scoperta la tossicodipendenza della figlia, cerca in tutti modi di aiutarla a uscirne) e le spiegazioni di dottori, poliziotti, psichiatri. Una scelta narrativa che rende la storia maggiormente realistica. Ritroviamo nel testo alcuni momenti nei quali Christiane parla di Detlef, il suo primo amore, della loro prima volta, della passione per la musica di David Bowie. Sarà proprio ad un suo concerto che si farà il suo primo buco, e inevitabilmente durante la narrazione il lettore ricorda che si tratta di una ragazzina, un adolescente cresciuta troppo in fretta, in una città troppo occupata a guardare verso il futuro, nella quale i giovani vengono trascurati e abbandonati a loro stessi. Ogni giorno la giovane protagonista lotta contro sè stessa, e contro il suo spasmodico bisogno di droga. La sua persona si scinde in due personalità distinte: Christiane, la ragazzina normale, e Vera, la bucomane. Vorrebbe fuggire da entrambe le sue realtà, ma si sente incastrata e soffocata dalla sua stessa esistenza, tanto da decidere di farsi una dose letale di eroina nei bagni del Bahnhof Zoom, nella speranza di fuggire da quella realtà claustofobica. Riesce a sopravvivere. Niente sembra fermare la sua autodistruzione. Nonostante per sei volte tenti di uscirne, ci ricade sempre, perché circondata da ragazzi affetti dal suo stesso problema e che considera l'unica famiglia che le è rimasta.
Al libro, uscito negli anni ’80, è seguito anche un film, che riprende tutta la storia senza indulgere in censure ai contenuti. Un film di grande successo, arrivato anche in Italia, nel quale i protagonisti, benchè non fossero attori professionisti, hanno comunque saputo trasmettere la durezza e il dolore trasmessi dalle pagine del romanzo.
GLI AUTORI:Kai Hermann e Horst Rieck, due giornalisti del settimanale tedesco "Stern", il loro primo incontro con Christiane avvenne agli inizi del 1978, per un colloquio di due ore, che doveva servire a un loro articolo sulla situazione dei giovani. Quelle due ore, si sono poi trasformate in due mesi di registrazioni che hanno utilizzato, con il consenso della ragazza, per la stesura di questo libro.