“Ma poi cos’è una coppia di fatto?”
Certo ci vuole un bel coraggio, tanta faccia tosta e delle buone idee per far si che un film riesca al meglio. Questa ricetta dei tre ingredienti basilari è lo stilema di qualsivoglia progetto cinematografico e serve essenzialmente a far si che la pellicola sia dignitosa, non eccelsa ma dignitosa. Forse, nel 2013, c’è ancora l’idea che la causa gay, con tutti gli annessi e connessi, possa essere ancora un jolly efficace nella cinematografia, ma non è così. Lo stesso Almodovar, un maestro indiscusso a livello mondiale, ha lasciato più di una persona delusa con il suo ultimo film Gli amanti passeggeri, dove ha avuto la malsana idea di spingere l’acceleratore sui cliché più triti e ritriti della condizione e del modus vivendi dell’amore tra persone dello stesso sesso. Ogni regista, sceneggiatore, attore o anche produttore che decide di parlare ancora di questo argomento dovrebbe tenere a mente la grande lezione data da un genio come Ang Lee con il suo I segreti di Brokeback Mountain dove la “gaiezza” veniva depauperizzata di tutti gli orpelli del caso e rimaneva essenzialmente nuda storia d’amore. Non a caso il film del regista di Taiwan è considerato il miglior film sull’argomento e immune dal logorio del tempo. Matteo Vicino, invece, per il suo Outing Fidanzati per sbaglio prende una strada totalmente differente, quella più battuta e convenzionale, talmente intrisa di de ja vu che fa passare per ottimi film, pellicole altamente scadenti della nostro produzione sull’argomento. Al di là del problema interpretativo di vedere i gay come delle donne perse. con tutti quei tic e quei picchi vocali che ben andavano per Il Vizietto di Edward Molinaro (una pochade di più di 40 anni fa). il problema del giovane regista è quello di aver voluto dirigere una storia scritta da lui, dove la sceneggiatura appare come un anello inesistente e debolissimo. Non bastano i nomi di un cast nutrito – i protagonisti sono: Nicolas Vaporidis, Andrea Boccia, Claudia Potenzxa, Massimo Ghini, Camilla Ferranti e Giulia Michelini – a bilanciare la mancanza di idee originali. La storia è quella di due amici, Federico e Riccardo, legati da un rapporto profondo che affonda le radici nell’infanzia, costretti a una truffa per poter avere accesso a dei finanziamenti. Il denaro, infatti, è riservato a coppie di fatto e i due sono totalmente eterosessuali. Battute telefonate, situazioni paradossali, una certa elementarità nell’uso della macchina da presa e del montaggio, fanno pensare e parecchio su come spesso i registi di casa nostra non vadano al cinema avvedere altri film. Resta la certezza che non bastano nomi di richiamo, come il bravo Massimo Ghini, per elevare il film ad un livello di appena sufficienza, c’è bisogno, in casi come questo, di umiltà e di artigianato, qualità che totalmente mancano alla pellicola.
Nelle sale dal 28 marzo
di Gabriele Marcello