Autore: Valeria Bellenda
Editore: Linee Infinite Edizioni
Data uscita: aprile 2011
Pagine: 352
Prezzo: 15,00 euro
Nel giorno del suo diciottesimo compleanno, Oriana riceve un inaspettato e misterioso regalo: un biglietto aereo per Rodi, un voucher e una cospicua somma di denaro. Al villaggio turistico, conosce Beppe, un animatore allegro ed estroverso, capace di farle battere il cuore con un semplice sorriso e Jess, un ballerino che cattura il pubblico con i suoi movimenti perfetti e fluenti. I due ragazzi sono amici d’infanzia e hanno caratteri molto differenti: Beppe è esuberante, dinamico, gentile con tutti; Jess è introverso, scontroso, un solitario. Oriana ammira Beppe, ma allo stesso tempo è attratta da Jess. Man mano che diventa intima con loro, capisce che non tutto è come sembra e che anche le persone meno sospette possono nascondere inimmaginabili segreti… Scopre l’esistenza dei paranormali, persone in grado di leggere il pensiero al contatto fisico, far volare gli oggetti con la mente, piegare cucchiai attraverso lo sguardo e risanare ferite. Viene involontariamente indebolita da uno di loro, acquisendo il Senso, una sensibilità che le permette di essere in contatto con i morti che non hanno ancora accettato la loro fine e che vagano sotto forma di spettri dalla tunica rossa, nera e bianca. Poteri paranormali, sogni premonitori, poltergeist, sensitivi e spettri, carte parlanti, farfalle magiche sono solo alcuni degli speciali ingredienti del romanzo. Originalità e innovazione, per un trama intrisa di fantasia, sentimento e magia.
RECENSIONE: Strutturato davvero male, un young adult - paranormal dall'ambientazione improbabile, che colleziona una pecca dopo l'altra... (Attenzione: spoiler!)
E’ dopo aver letto urban fantasy come questo che mi chiedo se non sia veramente ora di cambiare un po’ genere, e dedicarsi ad altri tipi di letture. Per quanto possa apprezzare young adult intrisi di fenomeni paranormali o creature soprannaturali, capita ormai fin troppo spesso di incappare in un romanzo deludente. Ambientare una storia di questo tipo a Rodi (piuttosto che in Italia o in posti simili) mi sembrava una mossa azzardata, certo, ma è anche vero che di recente ho letto un altro urban fantasy italiano che, a dispetto di tutte le mie perplessità iniziali, mi è poi piaciuto moltissimo. Quindi anche in questo caso mi sono detta: prima leggi, poi giudica. Il verdetto però non è certo dei più felici.
Le crepe profonde che minano la credibilità di questo romanzo si intravvedono fin da subito, già nelle primissime pagine. La nonna di Oriana, che tutti in famiglia credevano morta da anni in un incidente all’estero, si fa miracolosamente viva di punto in bianco. E lo fa nel modo più improbabile possibile: mandando un biglietto aereo per Rodi – con relativo soggiorno – come regalo alla nipote che festeggia i suoi diciotto anni. Se questo già suona poco sensato, la reazione di Oriana stupisce ancora di più: La nonna? Ah sì, pensavamo fosse morta e invece… Beh, la vacanza mi aspetta!
Questo, su per giù, è il suo modo di ragionare. Arriva nel villaggio turistico e subito fa amicizia con Maya, anche lei in vacanza nella medesima struttura. Due parole e sembrano già vecchie amiche. Dopo poche pagine, ecco spuntare gli altri due vertici dell’immancabile triangolo, vale a dire Beppe e Jess. Uno solare e chiacchierone – al limite del fastidioso – e l’altro schivo e scontroso, ma non meno fastidioso. Cosa più insensata di tutte, Beppe e Jess sono amici di vecchia data. Mi chiedo come sia possibile dato che – ok i caratteri diversi e gli anni trascorsi assieme alle lezioni di ballo – ma se davvero Jess è tanto ermetico dubito proprio che possa apprezzare la tendenza di Beppe a dare voce ai fattacci suoi con le prime due ragazze che incontra. Ad ogni modo, tempo poche ore dalle presentazioni e subito partono i colpi di fulmine contornati da occhi a cuoricino.
Arriva dunque il primo assaggio paranormal: Oriana prima sogna un ragazzo in pericolo sulla spiaggia, poi si sveglia, corre là, e ci trova… Jess, ovviamente. Credo sia uno dei salvataggi più imbarazzanti che mi sia mai capitato di leggere, tra dichiarazioni fuori luogo (“non lasciarmi!” No, dico… Ma chi sei? Chi ti conosceva fino a ieri?) e prestazioni di soccorso ad alta utilità (quando salvate un ragazzo che sta annegando ricordatevi sempre di accarezzargli i capelli con delicatezza, mentre quello annaspa e vomita acqua cercando di far tornare l’aria negli alveoli polmonari). E lì, dopo essere stato salvato, Jess si trasforma da ragazzo muto a rana dalla bocca larga (al pari di Beppe), spifferando i suoi segreti a quella che è praticamente una sconosciuta. Jess possiede un dono , ovvero la capacità di avvertire i pensieri e le emozioni altrui mediante il contatto fisico. Segreto che ha tenuto nascosto a Beppe, suo amico da sempre, ma che non si fa problemi a rivelare a Oriana. Lei, manco a dirlo, gli crede subito. Chi non lo farebbe, giusto? Seguono baci prematuri e uscite glicemiche che si trascineranno fino al loro successivo incontro, dove la ragazza avrà modo di constatare che tra i poteri di Jess c’è anche la psicocinesi. Ebbene sì, questo giovane animatore – che a quindici anni ha avuto una storia con una donna sposata e madre di famiglia, ma sorvoliamo che è meglio – non è solo un piccolo Sookie Stackhouse (l’eroina di Charlaine Harris costretta a sentire i pensieri degli altri), ma è pure in grado di spostare oggetti a destra e manca. Tra lui che sembra aver addosso un cartello con scritto “guardare ma non toccare” e lei che si lancia in frasi fatte davvero poco probabili (“ti rimarrò vicino finchè ne avrai bisogno”… Tralasciando che parla a un tizio quasi mai visto prima, si è scordata di essere solo in vacanza? E che Rodi e la Lombardia non sono propriamente confinanti?). E così, mentre Jess snocciola i suoi problemi e le sue difficoltà, Oriana veste i panni della salvatrice senza macchia e senza paura. Poi scopre di possedere il “Senso”, che le permette di vedere spiriti e morti.
La trama procede con questo andazzo: non sto qui a commentare ogni singolo evento, mi ci vorrebbero diverse pagine e riempirei di spoiler quei lettori che – nonostante il mio consiglio – vorranno comunque addentrarsi in questa lettura.
Anche quelli che potrebbero essere i pochi risvolti vagamente interessanti soffocano in un racconto poco articolato, per niente strutturato. La trama e lì, e sembra andare un po’ dove le pare, o dove tira il vento. Idem lo stile, di fatto una trascrizione di quella che potrebbe essere una conversazione verbale. Ma scrivere e parlare sono due cose ben diverse. Perché un racconto non risulti pesante e a tratti ridicolo ci sono tutta una serie di chiacchiere sterili e inutili che si devono evitare. Ci sono dei tempi da rispettare, perché il lettore deve poter credere a ciò che legge (e non mi riferisco alla parte paranormale).
L’ambientazione, poi, stride all’inverosimile. Dire che Jess è finito lì a fare l’animatore perché è così che voleva Blaise… Via, siamo seri, che roba è? Per non parlare del “chiacchierare” sugli SDS e poteri vari (non è solo cosa viene detto, ma anche il modo… boh, c’è un’infantile eccitazione nelle parole, manco fossero bambini che discutono sui Power Rangers).
La caratterizzazione dei personaggi è veramente pessima, sono figure piene di tante parole e aneddoti ma povere di fatti, e si smentiscono in continuazione. Maya l’avrei volentieri soppressa, e con lei diversi altri personaggi.
Fondamentalmente, quale che sia stata l’idea nella testa della autrice, nessun racconto può sopravvivere se permeato da cima a fondo dalle paranoie mentali della giovane protagonista, che si allarga su tutte le pagine al pari di un’erba infestante, con i suoi crucci e le sue indecisioni, i comportamenti poco credibili e le uscite più banali che banali non si può.
Mi spiace doverlo dire, ma è stata proprio una lettura da dimenticare e che ho fatto quasi fatica a portare a termine. Una storia acerba e immatura, che non poggia certo su solide basi. Ho letto in giro un’intervista all’autrice che mi ha fatto letteralmente rabbrividire: non si può ambientare un romanzo a Rodi solo perché si è andati lì in vacanza, e metterci Beppe ispirandosi a un animatore conosciuto sul posto solo perché era tanto simpatico da rimanere nel cuore. Non sono motivi validi, un romanzo vero e proprio richiede uno studio approfondito, non un frettoloso riarrangiamento dove tutto, in un modo o nell’altro, può fare brodo.
Non posso andare oltre la singola stellina. Ho provato a tirarne due - ma proprio a tirarle per le punte, intendo – però oggettivamente non ci stanno, se paragonate ad altri libri certo non privi di pecche (ma nemmeno tanto disastrosi) a cui ho assegnato lo stesso voto. Bocciato su tutti i fronti e ampiamente sconsigliato, poso che credo sia davvero inutile specificarlo.