RECENSIONE
Ricordavo la storia. Orfeo non avrebbe dovuto voltarsi mentre riportava la moglie nel mondo, ma naturalmente si era voltato. Era una di quelle tipiche storie del genere “… e morirono tutti felici e contenti, FINE” che tranquillizzavano sempre noi semidei.Da questo momento, però, i futuri semidei potranno contare su una nuova storia da farsi raccontare, che diverrà presumibilmente la loro preferita, perché si conclude con il lieto fine per i compagni eroi che li hanno preceduti. O quasi. Giunti all’ultimo capitolo della serie creata da Rick Riordan, alla luce del suo finale e delle scelte narrative fatte che le hanno conferito maggior spessore, è possibile fare una sorta di bilancio La Percy Jackson & the Olympians saga è assolutamente una buona e piacevole opera d’intrattenimento. Originale e interessante nei temi, dinamica, divertente, orchestrata da un capace narratore. L’idea da cui prende vita è indovinata e potenzialmente forte, perché rimette in scena gli eroi dell’antichità (qui giovani ragazzi disadattati, che scoprono di esserlo perché differenti dai “normali” compagni di vita, in quanto figli di un dio e di un essere umano), l’intero pantheon cronide (quello cioè costituito dai figli del titano Crono: Zeus, Poseidone, Ade, Ares, Atena, Era, Afrodite, Apollo…), numerosissime figure di dei minori, creature e “mostri” di ogni genere (Ciclopi, Parche, Satiri, Telchini, Centauri, la Sfinge, Circe, Naiadi e Driadi, Ecatonchiri, Dracene…) e soprattutto, come antagonisti all’Ordine e alla civiltà odierna, i Titani che, guidati da Crono, tentano di arruolare nuovi e vecchi alleati, dando vita a una seconda titanomachia (vedi nota 1).
(Percy Jackson & the Olympians, The Last Olympian)
<<Gli esseri umani non vivono sullo stesso livello degli immortali. Non possiamo nemmeno ferirli con le nostre armi. Ma tu, Percy... tu sei in parte dio e in parte umano. Tu vivi in entrambi i mondi. Puoi essere ferito da entrambi e puoi influenzare entrambi. Ecco che cosa rende gli eroi così speciali. Portare le speranze dell'umanità nel regno dell'eternità. I mostri non muoiono mai. Rinascono dal caos e dalla barbarie che ribolle sempre al di sotto della civiltà, dalla materia stessa che rende Crono più forte. Devono essere sconfitti di continuo, vanno tenuti sotto controllo. Gli eroi incarnano questa lotta. Ogni generazione voi combattete le battaglie che l'umanità deve vincere per restare umana>>. (Percy Jackson & the Olympians, The Sea of Monsters)
La mitopoiesi (intesa come la fabbricazione del mito) è la forma più immediata e “primitiva” di conoscenza e interpretazione della realtà; gli antichi esprimevano attraverso i racconti metaforici dei miti non solo la loro visione del mondo (vale a dire la risposta alle domande “da dove veniamo?”, “perché accade questo?”, “dove andremo?”), ma anche una sorta di regolamentazione morale (ad esempio la tragedia di Edipo è un’evidente condanna dell’incesto, la vicenda di Aracne è un ammonimento a coloro che intendono sfidare gli dèi). Conoscere i miti di una particolare civiltà significa dunque avanzare lungo una via privilegiata verso la comprensione della sua dimensione storica, sociale, religiosa e antropologica. Per noi figli della civiltà Occidentale, la mitologia greca (e quella romana che l’ha adottata e adattata al proprio tessuto sociale e rituale) è una finestra spalancata sul nostro passato e sulle nostre origini (vedi nota 2), “perché sin dai tempi antichi tutti i pensieri degli uomini hanno preso forma da Omero…” come diceva il presocratico Senofane. Il modo in cui Riordan ripropone i suoi personaggi e rivisita i miti che li hanno visti protagonisti è gradevolissimo perché ironico, divertente, frizzante. L’autore riesce a dare loro nuova vita, una nuova forma (assolutamente contemporanea), un ruolo attualizzato in questo mondo moderno in cui l’Olimpo ha preso casa a New York City, al livello 600 dell’Empire State Building, e in cui i Titani minacciano di risorgere portando seco il Caos e rendendo necessari l’opposizione degli dèi e il ritorno degli eroi.
(Dioniso:) Se l’Olimpo cade, non solo gli dei svaniranno, ma anche tutto quanto vi abbiamo lasciato comincerà a venire meno. Il tessuto stesso della vostra insulsa civiltà… […] La vostra civiltà sarà distrutta. Forse non subito, ma ricordati le mie parole: il caos dei Titani significherà la fine della civiltà occidentale. L’arte, il diritto, i vini, la musica, le camicie di seta, i centrotavola di pizzo… tutte le cose per cui vale la pena vivere scompariranno!Nonostante il soggetto come detto indiscutibilmente interessante, i temi toccati talvolta profondi (come il rapporto tra padri e figli, l’isolamento dei “diversi”, l’accettazione di se stessi, del proprio ruolo e del proprio destino), la presenza dei tipici elementi del romanzo di formazione e del cammino dell’eroe fantastico, lo stile scorrevole e frizzante, il ritmo piuttosto avvincente per il susseguirsi di azione e situazioni limite, la saga per i primi tre libri sembra non decollare, rimanendo vincolata ai limiti del proprio target di riferimento, quello del middle grade. Perché il testo non va mai in profondità, lasciando al lettore l’impressione di surfare sulle onde in superficie invece di immergersi nelle profondità di quell’oceano che è il romanzo. Piacevole comunque, ma limitativo.
(Percy Jackson & the Olympians, The Last Olympians)
È dal quarto libro, probabilmente anche grazie all’età raggiunta dai protagonisti, che si evidenzia un upgrade qualitativo sia nella loro caratterizzazione, sia nel “peso” dei temi affrontati, sia nella credibilità dell’intero impianto narrativo. Pur non arrivando mai a un climax epico per toni e trama, l’ultimo capitolo colpisce nel segno, conquistando una dimensione maggiormente corale, toni più incisivi e un’atmosfera più drammatica e universale. In particolar modo, è a due tra le “figure minori” della mitologia greca – importanti, ma non appartenenti, per motivi differenti, al pantheon olimpico – che vengono affidati i ruoli più significativi e profondi dell’intera saga. Perché i messaggi di Pan ed Estia sono responsabilizzanti, per Percy e i suoi compagni come per ogni singolo lettore. Una responsabilità universale quella del lascito di Pan che, morente, spiega in un brano particolarmente toccante a Percy, al resto del gruppo e soprattutto a Grover, che lo ha cercato per un’intera vita, il perché della sua invisibilità e della sua prolungata assenza:
– Gli dei non possono morire – protestò Grover.E una responsabilità più squisitamente personale quella affidata da Estia, la dea custode del focolare domestico e di quello dell’Olimpo, che ricorda a Percy il senso ultimo e vero del vivere e delle scelte che compiamo: la casa, gli affetti, la famiglia.
– Ma possono cessare di esistere – replicò Pan – quando tutto ciò che rappresentavano è svanito. Quando smettono di avere potere e i loro luoghi scompaiono. […] Devi farti portavoce del mio spirito. Non può più essere responsabilità di un dio. La causa dev’essere difesa da tutti voi. […] Lo spirito delle selve deve trasmettersi a ciascuno di voi, ormai. Dovete dirlo a chiunque incontriate: se volete trovare Pan, fate vostro il suo spirito. Ricostruite le selve, un po’ alla volta, ognuno nel vostro angolo di mondo. Non potete aspettare che qualcun altro lo faccia per voi, nemmeno un dio.
[…]
Chiuse gli occhi e si dissolse.
(Percy Jackson & the Olympians, The Battle of the Labyrinth)
Sono venuta qui perché quando tutto il resto viene meno, quando gli altri dei possenti sono lontani in guerra, io sono tutto ciò che rimane. La casa. Il focolare. Io sono l’ultima dea. Dovrai ricordarti di me quando prenderai la tua decisione finale.Riordan riesce, con questi due personaggi, a creare brani di poesia e semplice profondità in un contesto per gran parte spiritoso, movimentato, talvolta irriverente, arricchendolo in modo decisivo per il valore complessivo della saga. Un sereno eppure commuovente – e forse un poco nostalgico – tramonto, che riesce a farsi spazio per qualche istante tra fulmini e saette, rendendo gli uni e le altre assolutamente più gradevoli!
(Percy Jackson & the Olympians, The Last Olympians)
I semidei sognano da schifo. Il fatto è che non sono mai solo sogni e basta. Devono per forza essere visioni, presagi e un sacco di altra roba mistica che mi fa dare di volta il cervello.
NOTE: 1 Durante la cosiddetta Titanomachia si scontrarono appunto i Titani guidati da Crono, e i Cronidi (i futuri Olimpici) guidati da Zeus; vinsero questi ultimi, soprattutto grazie all’intervento di Gea e all’appoggio dei Ciclopi e degli Ecatonchiri (i giganti dalle cento braccia).
2 Ovviamente questa affermazione è oggettiva e valida a prescindere dalla considerazione positiva o negativa che il singolo abbia di tali origini e di tale influenza. Riordan sembra essere tra i sostenitori della loro positività, come è possibile rilevare da certi brani in cui sembra osannare alla civiltà occidentale, alcuni dei quali, se letti con malizia dall’adulto o con ingenuo trasporto dai giovani cui è indirizzata la saga, potrebbero lasciare un’impalpabile scia di inquietudine: <<Cioè… l’Occidente rappresenta un sacco delle cose migliori che l’umanità abbia mai fatto… ecco perché il fuoco brucia ancora. Ecco perché l’Olimpo è ancora in circolazione>> (Percy Jackson & the Olympians, The Sea of Monsters).
PERCY JACKSON & THE OLYMPIANS saga 1. The Lightning Thief – Il ladro di fulmini (Mondadori 2010) 2. The Sea of Monsters – Il mare dei mostri ( Mondadori 2010) 3. The Titan's Curse – La maledizione del Titano (Mondadori 2011) 4. The Battle of the Labyrinth – La battaglia del Labirinto (Mondadori 2011) 5. The Last Olympian – Lo scontro finale (Mondadori 2012)
+ The Demigod Files (supplemento contenente storie brevi, interviste ai personaggi e vari extra) + The Ultimate Guide (vera e propria guida al mondo della saga)
L’AUTORE Rick Riordan. Autore di successo per ragazzi e adulti, è stato premiato con i riconoscimenti più importanti del genere mystery. Dopo aver insegnato inglese per quindici anni, ora si dedica a tempo pieno alla scrittura e vive a San Antonio, Texas, con la moglie e i due figli. La saga "Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo" è stata un autentico caso editoriale e ha venduto oltre quindici milioni di copie nel mondo. Dal primo romanzo della serie, Il ladro di fulmini, è stato tratto un film.