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Recensione "Pietà"

Creato il 22 ottobre 2013 da Giuseppe Armellini

spoiler giganteschi
Saranno i 129 schiaffi che a turno i protagonisti si danno tra di loro ma questa è la sensazione che ho avuto
durante la visione, uno schiaffo in faccia da parte di uno di quei registi che mai mi avevano tradito e che almeno in 2 occasioni, con Ferro 3 e Primavera, Estate..., mi avevano fatto provare l'ebrezza del capolavoro.
Ora, Pietà non è un brutto film, tutt'altro. E per molti è anche un gran film, per alcuni persino un capolavoro.
Ha vinto Venezia, non scordiamocelo.
Ma io non ci ho ritrovato quasi mai la magia e la poesia dei film di Kim.
Un'ottimo soggetto diluito in quasi 2 ore di piene di pause, ripetizioni di scene come ad esempio le varie "riscossioni", tutte in luoghi identici uno all'altro (va bene l'artigiano, ma tutti in 3 metri quadri? ),tutte con dinamiche identiche una all'altra, tutte con frasi identiche una all'altra ("non voglio essere mutilato!" o al massimo "voglio essere mutilato!"),oppure le 4,5 in cui lui va a cercare sua madre, scene francamente inutili e altre incoerentemente provocatorie (perchè, alla luce del colpo di scena arrivare a quei punti tra "madre" e figlio ad esempio?).
Intendiamoci, anche in capolavori come Old Boy, Lady Vendetta e grandi film come Confessions la vendetta, se ben analizzata, aveva un'architettura così inverosimile da rischiare di far crollare il castello ma era così bella, emozionante e coinvolgente la macchina cinema che gli stava alle spalle da farci dimenticare tutto il resto.
Qui, paradossalmente, la vicenda e la vendetta raccontate sono molto più verosimili e realistiche ma è il modo di raccontare di Kim che non convince.
Non c'è pathos, non c'è ritmo, la fotografia e la regia, a tratti, avevano uno stampo televisivo. E l'attore protagonista è così insopportabile che non ho minimamente vissuto il suo "cambiamento" e il suo dramma.
Kim, un maestro della sottrazione, vuoi delle parole (Ferro 3) vuoi con le metafore (figura retorica che agisce, appunto, per sottrazione) come ad esempio in Primavera, anche qua usa tantissimi simbolismi ma in un modo che ho trovato abbastanza e inutilmente provocatorio. L'incesto, la masturbazione, la scena scatologica della cacca che Kim vorrebbe far diventare escatologica, lei che lo imbocca e lui che gioca coi palloncini, tutto mi è sembrato mera provocazione.
E pensando a Moebius forse è così, Kim ha sbroccato.
Eppure il soggetto è ottimo e aveva tutto per darci un altro grande Kim.
Si è parlato di film violentissimo ma o io avevo una versione censurata oppure non ho visto una singola violenza in campo, tutto fuori. Tra l'altro con due cadute dall'alto abbastanza fantozziane.
E anche l'autopunizione finale, specie per come viene messa in pratica, mi sembra esagerata, alla fine il ragazzo era stato ingannato e avrei visto più giustificata una sua reazione rabbiosa che un pentimento così grande.
E quella scia di sangue che copiosa viene lasciata per decine di km è davvero incredibile e inverosimile.
Non so...
Ovviamente il film è buono, la recensione tutta negativa è soltanto frutto di una discreta delusione.
Ma se non ci fosse dietro Kim e il Leone d'Oro credo che pochissimi annovererebbero Pietà tra i capolavori del cinema con gli occhi a mandorla.
La vendetta, la redenzione, il pentimento, il dolore, la cattiveria e, forse,soltanto forse, la pietà, c'è tanto.
Ma qui, nel mio cuore,è arrivato ben poco.
( voto 6,5 )

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